Cosa siamo e cosa non siamo
di Paolo Maninchedda
Se c’è una poesia che rende bene il crollo di ogni certezza che il Novecento derivò dall’aver assistito a guerre, stragi, tirannidi e odi inestinguibili, è “Non chiederci la parola” di Montale. Gli ultimi versi sono i più celebri: «Codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Sembrano parole arrendevoli, ma sono semplicemente realistiche. A volte è già molto sapere ciò che non si vuole e non si vuole essere.
Tra le cose che qualsiasi europeo con un po’ di memoria non può volere vi sono i nazionalismi con i loro parenti stretti: isolazionismo, razzismo, totalitarismo, dogmatismo e bellicismo.
Ieri il presidente americano ha portato al potere la vecchia destra euro-americana, forse un po’ più caciarona di quella inglese o francese, ma pur sempre quella maledetta destra che ha sempre portato l’Occidente alla guerra.
Noi sardi siamo dentro un secolare scenario bellico. Noi siamo una vecchia terra di mezzo mediterranea, un luogo di contatto e di transito che si trasforma in confine nei momenti di tensione tra l’Europa e l’Africa.
Noi dobbiamo stare molto attenti a ogni minima variazione degli scenari internazionali.