Sono iniziati i riti esequiali della giunta Todde, quell’insieme di irrigidimenti, baruffe verbalmente contenute, scazzi undertable, agguati consiliari e ripicche di Giunta, che in genere precedono l’epilogo. Tuttavia, la liturgia del tempo ordinario di una coalizione prevede solo per gli ultimi mesi della legislatura il colore viola e la relativa contrizione per l’eccesso d’odio accumulato, non certo per il secondo anno.
Quali sono stati i fattori tossici?
Direi essenzialmente tre.
In primo luogo ha inciso l’assenza di visione.
La Todde è arrivata molto impreparata al ruolo, nel senso che non aveva e non ha una visione della Sardegna che la guidi e la disciplini. L’esperienza da viceministro l’ha traviata perché l’ha orientata ad un’attività di governo che procede per dossier non per pianificazione, programmazione e realizzazione. In qualche modo per la Todde è il presente che fa l’agenda e questo è l’errore che le impedisce di prevedere, di guardare lontano, di scansare l’inutile e di tenere il timone sull’essenziale.
La seconda tossicità deriva dal più grande errore che una persona di potere possa fare: essere sempre e in ogni momento una persona di parte. La Todde è così: prima e sempre i Cinquetasche.
Quando si gestisce un potere ampio, istituzionale, che riguarda tutti, e ci si ingaglioffisce in ogni briga da taverna per spirito di parte, si perde prestigio, si intossica l’efficienza, si consuma la fiducia degli apparati.
La Todde oggi è a questo punto.
Il suo odio verso il Pd è eccessivo e ingiustificato. Teme di essere eterodiretta e fraintende l’equilibrio delle forze con i condizionamenti indebiti. Il suo staff fa dossier su ogni personaggio pubblico usando il metro della prossimità o distanza dalla presidente. È ovvio che la stragrande maggioranza risulta essere distante da un presidente paracadutato da un accordo di potere. Ma lo staff del presidente, alimentato più dall’invidia sociale che dall’intelligenza, azzoppa tutto e tutti, costringendo così la Todde a scegliere tra le quinte e le seste file o tra i compagnetti e gli amichetti dei consiglieri regionali e dei suoi fedelissimi (c’è un giretto a Cagliari che sembra un circo con i leoni spelacchiati e le scimmie prossime alla pensione…). Il risultato è la mediocrità al potere con outlook che tende all’incapacità.
La terza tossicità è il rapporto con Cagliari, un rapporto politicamente equivoco.
Altro che novità rispetto alla Giunta Solinas!
I consulenti della Todde sono gli stessi del primo biennio Solinas.
Il direttore dell’Ente Foreste, il potentissimo fratello Casula, è lo stesso della gestione Solinas; due dei commissari Asl sono gli stessi della gestione Solinas ecc. ecc. Ma questo sarebbe niente.
Quanto sta accadendo con lo Stadio e con la magistratura, impegnatissima, come se non avesse altro da fare, a indebolire la difesa dell’ordinanza di decadenza della Todde annichilendone l’avvocato (anche facendo circolare bozze incomplete di verbali), a non cercare i colpevoli dell’unica effrazione della storia dell’ufficio elettorale regionale, ha dell’incredibile.
C’è un sistema impegnato a silenziare la situazione penale della presidente, a deponteziare ogni rischio, a sopire ogni discussione, in una parola a proteggere la Giunta attraverso un cordone sanitario fatto di avvocati, giornalisti e magistrati, che svela che se la Todde non ha radicamento politico, ha invece un fortissimo radicamento borghese e professionale, un invisibile innervamento nei luoghi dove si discute di pene e di condanne, di cubature e di grandi investimenti, di accusa e di difesa. È un mondo di mezzo inquietante che non depone per uno svolgimento ordinato della legislatura.
E dunque, ben vengano turibolo e incenso purificatore, la puzza è tanta, l’intelligenza poca e la vita difficile.
Egr. Signor Francesco Porcu, a mio avviso in Sardegna non abbiamo una mancanza di Leader, ma bensì una grande capacità di adattamento. Lo dimostrano le coalizioni, il campo largo una barca aperta a diverse personalità politiche che per anni si sono scontrati e accusati a vicenda, a destra (basti osservare ad esempio Nuoro) diversi partiti che rinunciano anche ai simboli importante non passare la palla all’ avversario. E qui si nota la poca differenza tra destra sinistra che pur di non perdere le elezioni si calano braghe. Esempio pratico, una giunta Regionale nata per il cambiamento, contro gli sprechi, contro i grandi staff del presidente della scorsa legislatura e ora lo troviamo con lo staff ampliato, con un numero consulenti maggiori, con nomine di commissari al fine di accontentare tutto e tutti e non vorrei dilungarmi perchè potrei stare per ore a scrivere. Forse è sparita la classe politica di un tempo, o forse è arrivato il tempo di resuscitarla se ancora esiste.
Ci si può stare tranquilli che a mio avviso non accadrà un bel niente. Un PD che ha già calato le braghe, che cerca di fare opposizione alla Todde ma con la paura di perdere le poltrone ci si adagia, e Comandini e company tengono poltrone e incarichi. Situazione irreale e giustamente la destra ci naviga, con richieste di emendamenti e favori….
Ma in un paese normale, come mai la magistratura non avrebbe voluto vederci chiaro? Si cercano cavilli, rinvii, vecchie sentenze, l’importante prolungare e cercare di rinviare almeno il tutto, ormai la faccia è già stata persa da ambe le parti. A discapito di quei pochi che magari ci credono ancora in politica.
In Sardegna come in Italia siamo condannati ad avere governi destroidi…c’è una spaventosa mancanza di veri Leader di sinistra abbiamo troppi politicanti che non fanno alcuna differenza e in questo triste scenario le destra ci sguazza
@benedetto sechi
Condivido pienamente il post di Benedetto Sechi, con cognizione di causa e con una profonda amarezza per una vicenda che, purtroppo, è nota solo agli addetti ai lavori – e colpevolmente ignorata (per ignoranza o convenienza) da chi invece dovrebbe esserne il garante e promotore.
La questione dei GAL e dei FLAG rappresenta uno degli esempi più lampanti di come, in Sardegna, lo sviluppo locale venga sistematicamente snobbato, se non sabotato, da una classe dirigente incapace di coglierne il valore strategico. I GAL, infatti, lavorano con una visione di territorio vera, profonda, identitaria: operano costruendo sviluppo dal basso, a partire dalle risorse umane, culturali, ambientali e produttive delle comunità locali. Fanno rete, sistema, programmano con prospettiva. E per questo danno fastidio: perché mettono in crisi il modello centralista, autoreferenziale e clientelare che ancora domina.
Invece di essere sostenuti e valorizzati, sono bullizzati, come giustamente dice Sechi, da assessorati sclerotizzati e agenzie regionali ormai svuotate di competenza e missione – Argea e Laore in primis, ormai ridotte a strumenti di controllo più che di supporto. Il risultato? Un danno incalcolabile per le aree interne, le zone rurali, per tutto ciò che non rientra nel perimetro “urbano” della politica regionale, dove contano solo i numeri da campagna elettorale e non la qualità dei processi.
Sarebbe auspicabile – anzi, necessario – che il nostro Maninchedda, con la lucidità e la penna affilata che gli riconosciamo, dedicasse un approfondimento serio e articolato a questo tema. Sono certo che vi troverebbe materia per divertirsi (si fa per dire…) e denunciare un altro spaccato desolante del nostro apparato pubblico: un mondo dove la cultura dello sviluppo territoriale è totalmente assente, e in cui chi ha le leve del comando sembra impegnato più a garantire rendite e feudi che a costruire futuro.
E forse, se a dare voce a questa battaglia fossero figure autorevoli e ascoltate, si restituirebbe dignità a chi – nei GAL e nei territori – lavora davvero per una Sardegna diversa, concreta, inclusiva e finalmente moderna.
vediamo cosa faranno gli iscritti e simpatizzanti del PD di Nuoro alle elezioni comunali quello secondo me è un test sia per il PD Regionale e per la Todde sempre sconfitta nella sua Città
A farne le spese di questa mancanza di visione e deficit della buona politica è la destrutturazione degli interventi per lo Sviluppo Locale. GAL, FLAG, sottoposti al bullismo politico proprio dell’assessorato all’agricoltura e di agenzie devote e decotte come Argea e Laore, sono solo la cartina di tornasole di una politica che snobba il territorio. Il pasticcio sull’assetto degli enti locali: province e improbabili aeree metropolitane, fanno il resto.
Caro Professore,
la sua analisi è – come sempre – chirurgica, ma questa volta somiglia più a un’autopsia. E non poteva essere altrimenti: la Giunta Todde è già cadavere politico, si muove solo per riflesso nervoso, con quella miscela tragica di improvvisazione, arroganza e incompetenza che ormai è la sua unica cifra stilistica.
La Todde, diciamolo chiaramente, non è solo priva di visione: è priva di statura. Paracadutata da accordi di potere e tenuta su da uno staff più adatto a un casting di reality che a un’istituzione regionale, si barcamena come una turista spaesata in mezzo a dossier che non capisce e scelte che non guida. Il suo governo procede a tentoni, come chi cerca l’interruttore al buio ma finisce a testa in giù nel bidet.
Lei giustamente parla di “odio verso il PD”. Ma forse è solo una sincera insofferenza verso l’intelligenza altrui, un fastidio viscerale per chi le ricorda ogni giorno la propria inadeguatezza. Intorno a lei si è creato un piccolo impero di mediocrità: una corte dei miracoli dove il merito è una colpa, la fedeltà un requisito, e il pensiero critico un atto sovversivo.
Quanto al PD… qui è impossibile non darle ragione: mai vista una tale abnegazione nel fare da zerbino, mai osservata una simile devozione nell’auto-annullarsi pur di non mollare la maniglia del potere. Altro che partito di popolo: ormai è un partito di portaborse, che accetta l’umiliazione quotidiana come fosse il prezzo dell’abbonamento al governo, pur sapendo benissimo di contare meno di niente.
Condivido ogni punto della sua diagnosi, e temo che sarà proprio la somma delle tossicità da lei elencate – visione zero, clientelismo molesto, grillismo da discount, gestione farsesca della res publica e dei rapporti con la magistratura – a decretare la condanna definitiva della Todde da parte del popolo sardo. Non politica: umana. Perché questa non è solo una giunta fallita, è una caricatura di governo, un disonore per chi ancora crede che la Sardegna meriti serietà, non questa fiera del dilettantismo vestita da riformismo.
Purtroppo, come dice lei, non ci sarà epilogo immediato. Il PD non molla. Perché sa che, una volta usciti da quella stanza dei bottoni, rientrarci sarà come scalare il K2 in ciabatte. E allora restano lì, muti, umiliati, complici.
Ma tranquilli: il giudizio arriverà. E sarà ben più severo di qualsiasi commento editoriale.
Ma… non succederà niente.