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La Lega di Salvini contro le cooperative dei pastori: la sinistra italiana distratta dallo spritz

Posted on 15 Aprile 20192 Maggio 2019 By Paolo Maninchedda

La Lega venerdì scorso ha ripresentato in Commissione agricoltura due emendamenti al Decreto emergenza, cioè al decreto che deve ritirare le forme di Pecorino romano in eccesso e combattere in Puglia la Xylella.
Eccoli qua: 1 e 2.
Che cosa prevedono?
Il primo è un provvedimento esplicitamente pensato contro il sistema della cooperazione, in particolare quello sardo.
Il testo dice che i produttori (cioè i pastori) che non conferiscono il latte alle cooperative e a prescindere dalla quantità di latte e/o di formaggio che producono (quindi l’unico requisito è non conferire alle cooperative), devono avere il 25% dei membri del Consiglio di amministrazione dei Consorzi di tutela (in Sardegna l’obiettivo è ovviamente il Consorzio del Pecorino Romano).
E dunque, dopo secoli passati a chiedere ai pastori di associarsi nel sistema cooperativistico per rappresentare un modo diverso di stare sul mercato e contare di più; dopo decenni passati a selezionare animali di migliore capacità produttiva, a garantire la qualità del latte, il latte e il formaggio non contano più: conta non far parte delle cooperative; e siccome il mondo è piccolo, se non si è soci di una cooperativa o si è trasformatori in proprio o si è conferitori di un industriale privato.
Gli assalti alle cisterne e ai caseifici realizzati durante la campagna elettorale, sotto lo sguardo bonario, tollerante e paternalistico del Ministro degli Interni della Repubblica italiana, oggi trovano in Parlamento una rappresentazione ideologica: non importa più produrre bene, produrre meglio, associarsi, rispettare le regole; no. Oggi conta di più non far parte del sistema cooperativistico, poi se sei un allevatore di due pecore e sei maiali poco importa, l’importante è che sei qualificabile come allevatore. Con questa condizione frammentata e non legata ad alcuna produzione e capacità, conquisti il 25% dell’organo di governo della principale Dop della Sardegna. Gioco fatto: conquisterà il potere di dire che cosa fare chi nei fatti o non sa fare o non ha voglia di fare.
La Lega delle cooperative di rossa memoria, che recentemente ha vestito di saliva ossequiante il ministro Centinaio, dov’è?
La Sinistra italiana – che ha il privilegio accordatogli dall’elettorato di sedere in Parlamento – che mentre Salvini parla all’intestino  sceglie di rivolgersi all’ipofisi, avverte la portata delle cose che stanno accadendo o è troppo impegnata a conquistare consensi con l’estetica delle bevande alla moda, Spritz o Prosecco?
Il secondo è più sottile e coperto. Dice nel comma 1 che le rappresentanze nei Consorzi di tutela devono essere garantite in modo equo e proporzionato, per poi delegare (comma 4) al Ministro dell’Agricoltura, la definizione delle regole di questa rappresentanza. In sostanza il primo emendamento svela ciò che il secondo tiene coperto e rinvia all’iniziativa del Minsitro. Tuttavia, fissa un principio (comma 2) sulle modalità di assunzione delle decisioni più importanti da parte dei Consigli di amministrazione dei Consorzi secondo il quale esse devono essere varate non solo con la maggioranza dei componenti ma anche con il voto favorevole di almeno un rappresentante per ogni categoria. Il che significa che se il Ministro desse con il decreto che determinerà le rappresentanze anche solo un rappresentante a una categoria, il peso del rappresentante di quella categoria (mettiamo che essa sia quella dei pastori che non conferiscono alle cooperative, o un rappresentante dei sindacati di categoria) varrebbe tanto da bloccare qualsiasi decisione strategica. In sostanza, il secondo emendamento è la maschera presentabile del primo. Ma questo non è visibile a chi beve le bollicine nei sui divanetti stile Impero.

Agricoltura, Evidenza, Politica

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