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Caso Becciu: il documento Parolin

Posted on 7 Maggio 20257 Maggio 2025 By Paolo Maninchedda 9 commenti su Caso Becciu: il documento Parolin

Leggo i giornali spagnoli per tenere la mente esercitata sul castigliano letterario e, soprattutto, per non perdere lo spirito ispanico, che è un causticissimo spirito imperiale, cioè è la lingua che porta, più di ogni altra, i segni di un realismo cinico dolente memore della grandezza di un impero decaduto. La mistica soggiacente al castigliano è quella di chi è passato dalle stelle alle stalle e che, anziché continuare a pavoneggiarsi da imperiale, come fanno gli inglesi sulle spalle degli americani, guarda il mondo col disincanto di chi sa che tutto ciò che è grande diverrà piccolo, che tutto ciò che è giusto, ha dentro il verme dell’ingiustizia. Gli spagnoli pasteggiano col demonio guardandolo in faccia e sputando per terra, gli inglesi lo hanno portato dalla loro, i tedeschi lo hanno rimosso e infatti lui, il caudato, se li fotte mattina e sera.

Oggi El Mundo  riporta, in taglio basso, un bellissimo titolo: Púrpura eres y a la púrpura volverás, ‘sei porpora e alla porpora tornerai’. L’eco del pulvis eris et in pulverem reverteris è così evidente che è troppo scolastico esplicitarla. Il fascino del titolo è tutto linguistico, non semantico, è una caustica beffa ispanica, irraggiungibile dall’ipocrisia della favella italica che ha coniato “Chi entra papa, esce cardinale”. La prima è una beffa, la seconda un’astuzia.

Sono cattolico con convinzione, e quindi nemico dei merletti vescovili e cardinalizi e di tutte le tracce del tardo impero romano e del sacro romano impero che si sono accumulate sui ‘principi’ della chiesa e sui loro riti. Penso che Lutero abbia preso due grandissime cantonate: sulla lettura della Bibbia e sull’eucarestia. Ma penso anche che la chiesa cattolica abbia più un’ideologia di potere sulla confessione, che una limpidezza di dottrina solidamente fondata sulla Scrittura e sulla tradizione. Non mi piace, né tra i luterani né tra i cattolici, il diffuso sessismo di origine monastica, la paura del piacere, l’antisemitismo strisciante o esplicito, l’equivoco rapporto col potere.
Ed è dei riti del potere che voglio parlare.
Personalmente penso che il metodo di elezione dei papi sia apprezzabile: di fatto il conclave è una forma di democrazia indiretta e trovo che la democrazia indiretta difenda la libertà individuale meglio e più della democrazia diretta. Non oso pensare chi verrebbe eletto se a votare fossero tutti i cattolici del mondo. Ne verrebbe fuori uno scontro elettorale dai toni accesamente populisti, con esiti davvero drammatici. Quindi, ben venga il conclave, ben venga l’aristocrazia dei grandi elettori: nessun problema.
Il problema è, però, sempre lo stesso: verità o menzogna?

Qualche giorno fa, il quotidiano romano   Il tempo ha dimostrato, con annessa trascrizione, che non solo l’acquisto, ma anche la gestione del palazzo di Londra (su cui L’Espresso gridò allo scandalo, inducendo papa Bergoglio a un esecuzione pubblica istantanea, quella di Becciu, che non c’entrava un beneamato fico secco, così da salvare la faccia al Vaticano) sono stati interamente nella responsabilità di tre persone: il Segretario di Stato Parolin, mons. Perlasca e il dott. Tirabassi. Nel mondo fu colpa di Becciu: Papa e Segreteria di Stato furono salvi.
Il documento trascritto, però, dice esattamente il contrario. Nella nota autografa di Parolin si legge:
“Dopo aver letto questo memorandum, alla luce anche delle spiegazioni fornite ieri sera da mons. Perlasca e dal dott. Tirabassi, avute assicurazioni sulla solidità dell’operazione (che porterebbe vantaggi alla Santa Sede), la sua trasparenza e l’assenza di rischi reputazionali, (che, anzi, verrebbero superati quelli legati alla gestione del Fondo Gof), sono favorevole alla stipulazione dei contratti».
Perché Parolin scrive questo appunto?
Perché gli viene richiesto il consenso per poter procedere esattamente all’operazione che poi portò a una perdita secca, per il Vaticano e per la Chiesa, di circa 90 milioni di euro.
È evidente che Parolin agisce da alto dirigente di Stato, cioè che il pasticcio non è opera sua, ma è altrettanto chiaro che lui, in buona fede, lo avvalla e ne dispone l’esecuzione.
Becciu non c’entra nulla.
Becciu è fuori dal conclave, Parolin e il suo sostituto Peña Barra dentro.
Perché Becciu è fuori? Perché, nel frattempo, non potendolo impiccare per il palazzo di Londra, lo si è impiccato per peculato, nonostante neanche un euro sia entrato nelle sue tasche, nonostante risulti che abbia prestato di tasca 50.000 euro alla diocesi di Ozieri, nonostante anche nei conti dei fratelli non siano stati trovati i tesori annunciati, nonostante i 100.000 euro stanziati alla diocesi di Ozieri dalla Segreteria di Stato siano ancora nei conti della Diocesi di Ozieri.
L’accusa di peculato è una vertiginosa montatura.
Ciò che si è voluto condannare è la ‘mondanità’ di Becciu, o meglio, la mondanità di Becciu è servita per farne un mostro.
Ma allora, mondano per mondano, buona parte dei cardinali non sarebbero dovuti ben di più entrare in conclave.
Come ben scrive El Mundo oggi, usando il tema della porpora per non toccare quello della merda, cioè dello sterco del diavolo: “La púrpura es un pigmiento precioso que se obtenía de las mucosas segregadas por las glándulas que ciertos moluscos marinos esconden en el recto. (…) El caso es que la altísima dignidad colorada de la que emperadores y cardenales ansiaban revestirse salía literalmente de la baba del culo del caracol“.
Ecco, questo è il tema, la baba del culo della Curia romana.
Papa Bergoglio è stato un gran pasticcione sulle questioni di curia, ha drogato il processo Becciu con quattro interventi normativi a processo aperto per chiudere in un angolo l’imputato e proteggere la Curia; ha devastato i delicati equilibri tra controllori e controllati presenti dentro le mura leonine senza istituirne di nuovi, più efficienti e più trasparenti. E ora, che sarebbe l’ora che i cardinali discutessero della forme di governo della Chiesa e del Vaticano, trovando il modo di distinguerle e migliorarle, il metodo scelto è la censura, il silenzio e l’imbavagliamento del capro espiatorio, addirittura confermato con autografi di un papa degente in ospedale.
Per questo oggi pubblico la foto dell’originale del Memorandum controfirmato da Parolin.
Per spirito di verità.
Se Becciu è colpevole per mondanità, lo sono più di lui tutti i cardinali e bisognerebbe davvero dire loro: extra omnes. Ma se Becciu è tenuto fuori dal conclave per imbavagliarlo sul potere, allora, prima, dopo e oltre Becciu, bisogna combattere e non è roba da preti.

Chiesa, Politica, Vetrina

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Comments (9) on “Caso Becciu: il documento Parolin”

  1. Tatanu ha detto:
    9 Maggio 2025 alle 17:52

    Una curiosità: a osservare l’immagine, si nota che il terzo cardinale è rivolto verso destra, ma i suoi piedi sono rivolti in direzione opposta. In quella posizione dovrebbe essere riuscito a ritorcere il busto di 180 gradi.
    “Mysterium tremendum et fascinans”

  2. Maurizio Muscas ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 21:03

    Optime locuta es Aequitas

  3. Mike ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 18:56

    La nebbia regna sovrana; nutro da sempre grosse perplessità sulla condanna di monsignor Angelino Becciu! (Come è possibile condannare una persona senza alcun corpo del reato? Mah!!!) La tempestività delle lettere siglate “F” da Papa Bergoglio che, nonostante le patologie gravissime, aveva il tempo di pensare a bastonare il Cardinale Becciu???? Detto questo: Becciu expulsum est, caos numquam! Cui prodest? Da credente mi dispiace non poco. Ad maiora.

  4. Marco Casu ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 14:10

    Al Signor Carlo.
    dopo la pubblicazione del contenuto delle chat si dice che la Giustizia Vaticana riaprira’ le indagini.

    Le sentenze sono il risultato di una “verita’” processuale che, tuttavia, non e’ mai definibile alla stregua di un DOGMA. Pazienti e si legga le chat a tempo debito.

  5. Paolo Maninchedda ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 10:16

    Ecco, lei cita la condanna per peculato senza far cenno alle prove addotte, che io conosco e che sono manipolate, in primis là testimonianza di Perlasca che prima o poi pubblicherò unitamente ai 136 SMS scambiati tra gli amici di Perlasca. Quanto al resto, lei cita come condanne atti di accusa. Contento lei. Infine, è tempo che lei si assuma le sue responsabilità firmandosi con nome e cognome.

  6. MARIO FARINA ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 10:15

    Quello che dici è ben noto dal 2021, cioè, dopo la sentenza emessa dal giudice Londinese Tony Baumgartner-Southwark Crown Court.
    Nel merito sulla mia pagina Facebook a nome Fari Pad, ho dato esaustiva risposta e documentazione..
    Non posso allegare il link…… non mi è consentito. Grazie.

  7. Mario Corongiu ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 09:16

    Sembra quasi, come dice “qualcuno” che Mons. Becciu sia stato “condannato per essere tenuto fuori dal conclave”, Hanno malamente costruito un castello di menzogne, tenendo anche presente che, mentre Parolin appone la firma sull’operazione, Mons. Becciu era stato promosso ad altro incarico.

  8. Carlo ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 08:46

    No guardi, c’è molto altro!

    Il 16 dicembre 2023, il Tribunale vaticano condannò Becciu in primo grado a cinque anni e mezzo di reclusione per peculato e truffa, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a una multa di 8.000 euro. La sentenza dispose anche la confisca per equivalente di oltre 166 milioni di euro.

    Con decreto in data 3 luglio 2021, il presidente del Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano dispose la citazione a giudizio degli imputati nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, tra i quali il cardinale Becciu, accusati di truffa, peculato, abuso d’ufficio, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio, corruzione, estorsione, pubblicazione di documenti coperti dal segreto, falso materiale di atto pubblico e falso in scrittura privata.[17]

    Il processo ha avuto inizio all’udienza del 27 luglio 2021[18][19][20]; in un procedimento parallelo Becciu è stato anche imputato per associazione a delinquere[21].

    Nel frattempo, il 10 novembre 2022 il tribunale di Como ha condannato in primo grado Becciu a risarcire monsignor Perlasca e la sua amica Genoveffa Ciferri, rilevando nei confronti del porporato un “abuso dello strumento processuale” nella causa intentata contro i due per danno non patrimoniale da reato (atti persecutori). Becciu è stato condannato a rifondere le spese processuali a Perlasca e alla Ciferri e a risarcire Perlasca per il danno subito.

    Processo del cardinale Pell

    Nell’ottobre 2020, l’avvocato del cardinale George Pell ha chiesto un’indagine internazionale dopo le indiscrezioni, apparse sulla stampa, secondo le quali il cardinale Becciu avrebbe disposto bonifici per 700 000 euro, inviati in Australia per “comprare” gli accusatori di Pell in un processo per pedofilia nel quale l’australiano è stato poi assolto[13].

  9. Aequitas ha detto:
    7 Maggio 2025 alle 08:44

    Gentile Professore,

    Mi permetta di segnalarle il caso ormai da “Telenovela de Palacio”, che sta scuotendo (si fa per dire) la serenissima amministrazione regionale guidata dalla Presidente Todde. Mi riferisco naturalmente alla vicenda “decadenza & affini”, che oggi L’Unione Sarda riprende con nuovo slancio e dettagli da fiction sudamericana, che a questo punto meriterebbe più un set di Netflix che un’aula istituzionale.

    L’ultima perla è la revoca dell’incarico all’avvocato Riccardo Fercia da parte del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale. Fino a qui, nulla di straordinario: accade, in democrazia, che si cambi avvocato. Ma il colpo di scena da soap arriva nel momento in cui scopriamo che il neo presidente facente funzioni del Collegio, colui che ha firmato la revoca, è casualmente sentimentalmente legato al Segretario Generale della Presidenza della Regione, ovvero uno dei fedelissimi (anche affettivamente?) della Todde.

    Siamo ormai oltre gli “incroci istituzionali”: qui siamo nel pieno del triangolo amoroso istituzionale–burocratico. Sotto la facciata del garantismo grillino, si muove un sottobosco di liaison, amicizie strategiche e, ça va sans dire, rimozioni chirurgiche di chi potrebbe disturbare l’equilibrio affettivo-politico della corte. Fercia, a quanto pare, non era nel mood giusto per l’ambiente.

    Nel frattempo, tutto il contorno giudiziario, politico e amministrativo continua a girare in tondo, come nei balletti di governo che tanto piacciono ai grillini: trasparenza opaca, meritocrazia da casting, e l’immancabile sottotrama con protagoniste le toghe in quota “apparato rosa”.

    Professore, con una materia così succosa mi aspetto da lei un editoriale di quelli che non fanno prigionieri. Perché va bene tutto, ma qui siamo oltre il ridicolo: in un Paese serio sarebbe uno scandalo, da noi è martedì.

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