Skip to content
  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Cookie policy
  • Login
Sardegna e Libertà

Sardegna e Libertà

  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Lavoro e impresa
  • Cronaca
  • Salute
  • Ambiente
  • Stato sardo
  • Toggle search form

Sardegna: porti morti e provincialismo politico

Posted on 21 Giugno 201921 Giugno 2019 By Paolo Maninchedda

I giornali italiani hanno messo bene in evidenza che gli americani hanno detto chiaro e tondo a Salvini che se vuole coperture politiche da parte dell’Amministrazione americana, prima di tutto deve fare il gasdotto noto come Tap. Tutti sappiamo che è una infrastruttura che dovrebbe portare, attraverso i Balcani, l’Adriatico e quindi l’Italia, il gas dell’Azerbaigian in Europa.
Il motivo di tanto interesse americano non è economico, ma politico, strategico e militare. Aprire il mercato europeo del gas a un concorrente della Russia, significa continuare nella politica americana dell’impoverimento progressivo del rivale siberiano. Non diversamente da ciò che fece Kissinger nel 1974 quando, in un pranzo ufficiale a Roma, volendo comunicare con chiarezza agli italiani e agli europei che non tollerava che gli uni e gli altri trattassero direttamente col mondo arabo (era il periodo della grande crisi petrolifera), disse che si era sempre augurato che non fosse necessario mandare in Italia, come ambasciatore, un generale degli USA. E Kissinger è passato alla storia per i suoi mezzi spicci, specie in America latina.
La stessa strategia guida la pressione americana su Salvini: se sei con noi, sembrano dire gli americani, e non con i Russi, come ci sembrava fino a ieri, allora dacci un segnale chiaro e netto di atlantismo energetico.
La Sardegna è una sorta di zona franca dell’energia. Non ha infrastrutture del gas, ha un fabbisogno energetico che potrebbe riuscire ad alimentare prevalentemente con solare e eolico (per gli usi domestici) e con un rigassificatore (per gli usi industriali), ha un problema enorme di tariffa energetica legato alla bassa densità demografica (pagano di più coloro che risiedono nei luoghi meno popolati) e non ha una politica delle connessioni. Forse per queste sue condizioni di condanna all’isolamento, nei piani di Gladio, la struttura segreta della Nato che si sarebbe messa in moto nel dopoguerra in caso di invasione russa, la Sardegna era considerata come il luogo ideale per resistere all’invasione e ripartire. Era la solita idea della Sardegna come base militare, come avamposto o come portaerei che dir si voglia.
Un primo dato da memorizzare è che nel pensiero politico sardo non c’è la politica estera della Sardegna, cioè esattamente ciò che di più le è essenziale. L’Italia sta continuando, con il Tap e la Tav, la sua secolare opera di introiettazione delle infrastrutture europee ed euroasiatiche, attraverso il Brennero e attraverso il Frejus; la Sardegna, a differenza del Mezzogiorno d’Italia che usa la continuità del territorio per essere luogo europeo (si pensi alla portualità campana), ha bisogno come il pane di una politica mediterranea, e invece si ha, per volontà popolare, un governo sardo con cervello, cervelletto, epifisi e ipofisi trasferiti in un quartiere periferico di Milano. Sto dicendo che la Sardegna non può non pensare ai propri porti e aeroporti in modo strategico, non può non pensare al suo approvvigionamento energetico sostenibile senza avere una politica delle connessioni; non può pensare a porti, aeroporti e energia senza porsi il problema dei poteri per governare questi processi. Nel Golfo Persico è in atto una mezza guerra per il controllo e il condizionamento dei traffici che dall’Oriente portano merci in Europa. Questi flussi non ci riguardano perché noi non abbiamo mai pensato ai porti e agli aeroporti e all’energia dentro un disegno di presenza della Sardegna nel mondo globale. Se ne ha la prova nella crisi del Porto Canale, ridotta alla pur gravissima emergenza licenziamenti. Invece il problema del Porto Canale è legatissimo alla questione dell’arretramento tecnologico della Sardegna rispetto al rinforzamento realizzato dal Governo italiano dei porti siculi e campani, come pure è legato alla grande questione dei vantaggi fiscali, a ciò che si chiama comunemente Zona Franca. Ebbene, proprio l’assenza di visione strategica mediterranea, che affligge tutti i partiti italiani organizzati in Sardegna, impedisce di vedere che il Porto Canale, se rinascerà, non lo farà prima di un quinquennio e a patto del varo rapido di politiche fiscali e di grandi investimenti infrastrutturali. Può sembrare strano nel mondo della battute e della massificazione semplificatrice della politica, ma oggi come ieri il bene più prezioso, in pace e in guerra, è la visione strategica, che ovviamente non può accettare i limiti dell’autonomismo, ma questo è un altro discorso. Ebbene, la maggioranza di governo sarda a trazione leghista, è dipendente, oggi, da una strategia italiana e leghista di assoluto disinteresse per ciò che la Sardegna è fisicamente, geograficamente, geopoliticamente. Ovviamente non dà alcun valore a queste considerazione perché le sa elitarie, ma noi sappiamo altrettanto bene che il sapere si afferma lentamente, ma si afferma.

Energia, Politica, Trasporti, Zona franca

Navigazione articoli

Previous Post: Magistratura: il rischio delle pulizie di comodo
Next Post: Un litro di latte vale sempre 0,74 euro. Piace più la politica della rivoluzione?

Cagliari, 27-30 aprile 2025

Racconta una storia sarda

Racconta una storia sarda

Vent’anni di Sardegna e Libertà, Nuoro, 21 luglio, ore 18:30

Racconta una storia sarda

Ultimi commenti

  • Tatanu su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Antonio su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Tomaso Cocco su Abbattuto il soldato Fercia
  • Francesco su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Arminio su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Mario Pudhu su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Paolo Maninchedda su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • angelo su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Marco Casu su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Silvana su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Bruno su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Arturo su Il buco nero della magistratura cagliaritana
  • Maurizio Muscas su Caso Becciu: il documento Parolin
  • Mike su Caso Becciu: il documento Parolin
  • Marco Casu su Caso Becciu: il documento Parolin

Nuove province per nuovi disoccupati eccellenti

Nuove province per nuovi disoccupati

Sardegna e Libertà si ispira culturalmente ai valori di libertà, giustizia, sostenibilità, solidarietà e non violenza, così come essi sono maturati nella migliore tradizione politica europea.

Sardegna e Libertà – Quotidiano indipendente di informazione online

Registrato il 7 novembre 2011 presso il Tribunale di Cagliari. Num. R.G. 2320/2011 – Num. Reg Stampa 8
Direttore responsabile Paolo Maninchedda

Copyright © 2022 || Sardegna e Libertà ||

Powered by PressBook Blog WordPress theme