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L’assurda domanda sul perché dell’onestà

Posted on 11 Gennaio 201411 Gennaio 2014 By Paolo Maninchedda 3 commenti su L’assurda domanda sul perché dell’onestà

simbolo-pdsdi Paolo Maninchedda
Sono stato ascoltato alcune volte dalla Polizia Giudiziaria e dai magistrati sulla vicenda dei fondi dei gruppi. Come pure, anche ieri, diverse persone mi hanno chiesto informazioni su questa brutta storia.
Tutti, magistrati, poliziotti e amici, mi fanno la stessa domanda: “Perché tu non sei coinvolto?”.
E io mi sono rotto solennemente i coglioni.
Sono una persona normale e come molte persone normali cerco di comportarmi bene, di avere valori, di rispettare regole, di combattere le mie debolezze e i miei difetti, di migliorare e diventare ogni giorno un uomo meno complicato del giorno precedente. Sto a distanza dai soldi e a molta distanza da quelli pubblici.
Però faccio politica e di conseguenza l’onestà, la pulizia, l’impegno, la disciplina interiore, se ne vanno tutte al diavolo, perché nella considerazione della gente e dei media un politico è un farabutto per definizione, al punto che se ce n’è qualcuno che smentisce questa opinione generale c’è qualcosa che non va.
Qual è la conseguenza? Che l’onestà non è più una virtù, ma un problema.
Mi sono stancato di stare zitto. Questo ‘problema’ che sarei io, in campagna elettorale diventerà un problema politico, lo faremo diventare un problema politico. Costringeremo all’inversione dell’ordine dei fattori: l’onestà deve essere normale in politica. Chi crede il contrario, deve giustificarsi e non può chiedere giustificazioni a nessuno.

Editoriale, Politica

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Comments (3) on “L’assurda domanda sul perché dell’onestà”

  1. Angelo ha detto:
    11 Gennaio 2014 alle 13:58

    Però “mi sono rotto solennemente i coglioni” è concetto che ben più elegantemente potrebbe esprimersi sotto metafora, professore!
    Si potrebbe dire “ho visto palesemente infranta l’integrità delle mie sottosfere!” oppure “nel buio delle mie gonadi, si sappia, è oramai sfracello!” ovvero “prender di mira la mia sacca scrotale non vi alletti: ahimè! già compiuta è la devastazione!”
    Chi chiede ragione ad un altro della sua onestà evidentemente non è propenso a ragionare sulla propria, a prescindere dal mestiere, oppure è abituato a far dei proverbi popolari una filosofia di vita (chie manizat mele si ‘nde linghe sos poddighes).
    Tutto sommato credo che a star a debita distanza dai denari non si sbagli…
    Quanto alle virtù (l’onestà, la pulizia, l’impegno, la disciplina interiore) sai bene che riconoscerle negli altri è tanto più difficile quanto meno le si conosce nella propria vita.
    La politica cambia anche grazie al tuo impegno ed al tuo esempio.

  2. Alfio ha detto:
    11 Gennaio 2014 alle 09:54

    Di cosa ti stupisci Paole’? Da sempre chi si tira fuori dal coro e non segue branco è additato come pericoloso, strano, pazzo o rompicoglioni.
    E questa classe politica di manigoldi e profittatori ci ha abituato a vedere solo privilegi e ruberie.
    menomale che ancora qualcuno è rimasto coerente e onesto!

  3. Gianni Maestrale ha detto:
    11 Gennaio 2014 alle 09:08

    Basta con la cultura dello “sgambetto” sia dentro che fuori dalla politica!
    L’ONESTA’ dev’essere un OBBLIGO per il Politico eletto dal POPOLO SARDO.

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