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Dieci notizie che non avete trovato sui giornali

Posted on 11 Dicembre 201612 Dicembre 2016 By Paolo Maninchedda 2 commenti su Dieci notizie che non avete trovato sui giornali

elefante

di Paolo Maninchedda
1) I giornali italiani non spostano più un voto e questo ha diminuito moltissimo il loro valore.
2) I talk show italiani sono ammuffiti. I dati di ascolto dicono che andare da Bruno Vespa rende meno che fare un buon video su Youtube.
3) Nessuno lo dice ma tutti lo sanno: bisogna ritornare all’intervento pubblico in economia. I leader della sinistra italiana che si sono concettualmente subordinati al tatcherismo sono usciti sconfitti dalla storia.
4) Il Qatar congelerà, a mio avviso, la sua attività in Italia. Troppi soldi in ballo in un Paese che è un disastroso pasticcio. O la Sardegna fa qualcosa in proprio o perderà anche l’investimento nel Mater Olbia e nella Costa Smeralda.
5) L’Italia si doterà di una legge elettorale a base proporzionale. Sì, alla fine, si tornerà al proporzionale, perché se la nuova legge elettorale dovrà uniformare i sistemi di elezione di Camera e Senato, guiderà il sistema del Senato, attualmente una sorta di proporzionale corretto.
6) Il ritorno al proporzionale, invocato dal Movimento 5 Stelle a settembre e rinnegato oggi, porterà l’Italia ad essere governata da un governo delle larghe intese, alla tedesca corretto alla romana, cacio e pepe. Il Pd diventerà un partito gollista stretto intorno a Renzi, Pisapia e altri rifaranno Sel, meno movimentista e più politica; Verdini, Lupi e Alfano entreranno nel partito di Renzi con tutti i centristi. Berlusconi andrà alle elezioni distinto dalla Lega di Salvini e da Fratelli d’Italia, per poi mettersi d’accordo in Parlamento con Renzi e Pisapia. In sostanza rinasceranno la Dc e il Pci, mentre l’anima riformista socialista dovrà faticare a emergere.
7) Il ritorno al proporzionale in Sardegna avrà due effetti: da un lato la resurrezione di sardi che andranno a baciare l’anello a Renzi e a Pisapia per essere loro proconsoli, possibilmente eletti, in terra sarda. Dall’altra indurrà i più attenti a costruire un Partito della Nazione Sarda che possa mandare nel Parlamento italiano una pattuglia coesa di Parlamentari impegnati a sostenere il processo di autodeterminazione dei sardi. Un gruppetto anche di una decina di parlamentari in un sistema parlamentare proporzionale ha più forza di singoli deputati proconsolari che forse alla lunga possono conquistare un ministero ma non riuscirebbero mai a difendere il processo di libertà e di liberazione della Sardegna;
8) Stanno arrivando tempi bui per i risparmiatori, perché le sette o otto banche italiane in crisi non si salvano, come si dice al mio paese, a gratis.
9) Le elezioni in Sardegna sono urgenti ma nessuno le vuole se non il popolo, da tutti amato a parole ma temuto nei fatti. Tuttavia è sempre più chiaro che le legislature di cinque anni sono troppo lunghe rispetto alla rapidità della storia attuale. È sempre più praticabile uno schieramento alla prossime regionali nel quale un’ampia coalizione non esprima simboli di partiti italiani, ma sigle civiche sarde che facciano riferimento a diverse correnti di pensiero europee e a diverse alleanze politiche italiane e europee. Pensare in questo modo avvicinerebbe la Sardegna all’America rivoluzionaria del Settecento, dove l’interesse nazionale unì ceti e persone divisi invece nella concezione del mondo. Le prossime elezioni amministrative a Oristano potrebbero essere un ottimo laboratorio di coalizioni nazionali sarde.
10) In questi mesi di disordine il sud d’Italia, privo di vere politiche di rilancio, precipiterà nelle mani di poteri non istituzionali.

Economia, Elezioni, Informazione, Politica

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Comments (2) on “Dieci notizie che non avete trovato sui giornali”

  1. Franco Sardi ha detto:
    13 Dicembre 2016 alle 15:46

    Tutto maledettamente vero

  2. Angelo ha detto:
    12 Dicembre 2016 alle 11:18

    Un testo di vera formazione politica. Una lettura della situazione attuale con le prospettive future. Dipendiamo da Qatar e dala Cina .Questa è realtà con cui dobbiamo convivere. La speranza è che la politica regionale abbia la capacità di gestione adeguata e non servile a favore della popolazione.

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