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Auguri e notizie

Posted on 31 Marzo 201831 Marzo 2018 By Paolo Maninchedda

Ieri ho parlato con alcuni analisti (uno dei quali pensa realmente come Jack Ryan, il personaggio dei romanzi di Tom Clancy) sui possibili governi italiani.
Primo scenario: stessa maggioranza Centrodestra – Cinquestelle che ha egemonizzato le elezioni dei vertici delle due Camere del Parlamento. La criticità di questo scenario è il premier: entrambi gli schieramenti lo rivendicano per il proprio leader. Le distanze programmatiche vengono minimizzate, ma sono notevoli. In un clima quale quello attuale, da campagna elettorale infinita, caratterizzato da slogan e manipolazioni, da fattori simbolici considerati strategici e irrinunciabili per la credibilità di fronte agli elettori, non è uno scenario semplicissimo.
Secondo scenario: il Movimento Cinquestelle fa pressing sulla convinzione di alcuni settori del Pd della necessità di stare la Governo per sopravvivere, ma gli ultimi sondaggi, fatti dopo la scelta del Pd di stare all’opposizione, dicono chiaramente che il Pd tiene nella società anche con questa posizione antagonistica. Il premier, in questo scenario, sarebbe certamente Di Maio e il Movimento si sposterebbe nell’area socialdemocratica europea e democratica americana. Questo è l’auspicio del mondo bancario e finanziario, europeo e americano, che è annoverabile tra le relazioni privilegiate della Casaleggio Associati. Il problema è dato dal fatto che la linea dell’alleanza con i Cinquestelle da parte della Sinistra italiana è stata bocciata dagli elettori con la severa censura data a Liberi e Uguali che l’avevano vagheggiata, ma anche dal fatto che i Cinquestelle per governare avrebbero bisogno di tutti i voti del Pd, non di una parte, e la stragrande maggioranza del Pd non vuole l’accordo perché lo reputa fatale.
Terzo scenario: il Centrodestra fa di conto e si accorge che se il Pd si astenesse alla Camera e uscisse dall’aula al Senato, il suo Governo avrebbe la fiducia anche senza i Cinquestelle. Salvini farebbe il premier, lo Stato avrebbe un governo e il Pd respingerebbe l’accusa, che il mondo finanziario europeo gli sta imputando (non parliamo poi degli americani), di bloccare l’Italia con la sua posizione definita aventiniana. In qualche modo il Pd sarebbe un arbitro dell’assetto istituzionale senza avere la responsabilità di governo, ma il Centrodestra avrebbe in mano il Pd con la minaccia del ritorno alle urne.
Questa è l’Italia.
E la Sardegna? Ecco, questa domanda semplice semplice, bandita dalla campagna elettorale e dall’ordine del giorno della Repubblica italiana, è per molti solo un problema elettorale. Molti oggi studiano o come togliere ai Cinquestelle la possibilità di vincere alle regionali con incredibili riforme elettorali dell’ultima ora di cui si è sentito parlare, o come accomodarsi con i Cinquestelle per andare al Governo con loro. Questo è il più profondo dei dolori per me: vedere nuovamente molti uomini politici rifare l’errore del passato, cioè cercare la compiacenza del partito italiano più forte (prima la Dc, poi il PCI, poi Forza Italia, poi il PD, oggi i Cinquestelle) per integrarsi nelle élite politiche italiane piuttosto che assumersi la responsabilità di cambiare in forma epocale la struttura subordinata e subordinante, perché ci condanna ad essere un popolo di soli consumatori di ogni cosa (dalla cultura al cibo) della politica e dello Stato in Sardegna. Se non ci si convince che la politica sarda deve difendere gli interessi nazionali dei Sardi e che per questa ragione deve essere competitiva con quella italiana (dal fisco alla Giustizia, dai trasporti al latte, dai beni archeologici alle infrastrutture, dall’energia alla sostenibilità ambientale), non si riuscirà a produrre una svolta profonda e significativa della Sardegna. Servono partiti sardi, serve pensiero politico che unisca i sardi, serve recuperare anche temporaneamente prospettive federaliste e/o confederaliste di cui il pensiero politico sardo non è certo privo e che consentono di spostare verso la difesa degli interessi dei sardi quanti, e non sono pochi, oggi si sentono cittadini di due patrie (la Sardegna e l’Italia) e non riescono ad esserlo in modo tale da  recare vantaggio in primo luogo ai Sardi.
Auguri di Buona Pasqua.

Elezioni, Politica

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