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Ottana è Sardegna

Posted on 2 Aprile 20182 Aprile 2018 By Paolo Maninchedda

Non lasceremo mai solo il sindaco di Ottana che ha deciso di dimettersi perché non può più rappresentare da solo il bisogno del suo paese.
Diciamo da almeno un decennio che i sindaci dei paesi amministrano la miseria senza soldi, rappresentano loro malgrado lo Stato italiano che si è voltato da un’altra parte, che impedisce loro di utilizzare gli avanzi di amministrazione, che impone loro il bilancio armonizzato ma non lo applica a se stesso, sono costantemente subordinati dalla Regione al privilegio burocratico ed economico delle città isolane (grande ingiustizia che devasta la Sardegna fino a farla annichilire).
Non lasceremo mai solo il sindaco di Ottana. Serve una rivoluzione civile; serve una rivolta istituzionale contro tutti i centralismi che da secoli stanno svuotando i 370 paesi della Sardegna.
Il Partito dei Sardi, col suo piccolo 2,7%, ha varato la legge della perequazione delle aree rurali rispetto alle aree urbane (applicata fino ad oggi solo dal sottoscritto nel Piano asfalti); ha contestato, contesta e contesterà fino in fondo la filosofia, l’ispirazione e la realizzazione dell’Azienda unica sanitaria regionale, che ha peggiorato i servizi e il quadro finanziario della sanità sarda; si era opposto con tutte le forze al gossip ministeriale secondo cui a Ottana non esisteva un’industria chimica ed energetica, ma solo una speculazione energetica (siamo rimasti soli, e infatti a Ottana non è rimasto nulla): siamo stati ignorati e vilipesi dai bulli da tastiera e oggi Ottana è un deserto, con l’Inps che ha sottratto quattro mesi di cassa integrazione già pattuiti con sindacati e impresa; ha inventato e difeso i cantieri verdi per le aree di crisi e ci hanno detto che erano misure assitenziali, ma non sono andati a Ottana a vedere quanto e come i cantieri verdi hanno trasformato l’ambiente del paese e soccorso il suo bisogno di reddito; ha detto e sta dicendo che gli effetti di lunga durata della crisi del tessile nell’area Ottana – Macomer non è adeguatamente affrontata dalle politiche del lavoro, per non dire che è abbandonata; ha detto e lottato e continuerà a farlo fino alle estreme conseguenze che il Piano LavoRas così com’è è sbagliato perché non tiene conto della gravità della crisi del Nuorese (si vada a vedere la recente indagine divulgata dal Sole 24 ore sul peggioramento/miglioramento dei sitemi economici provinciali rispetto alla coppia crisi/ripresa dal 2008 a oggi).
Il Partito dei Sardi convocherà il suo Direttivo Nazionale a Ottana nei prossimi giorni, chiederà la partecipazione dei sindaci che hanno piacere e voglia di dire “Basta” e inizierà un percorso di competizione politica e istituzionale di forte intensità, costi quel che costi. Mai più un sindaco da solo. Mai più i Sardi divisi.

Lavoro, Politica

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