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Sardegna: posti letto non CdA. La nuova mensa

Posted on 6 Novembre 20207 Novembre 2020 By Paolo Maninchedda 2 commenti su Sardegna: posti letto non CdA. La nuova mensa

Il 4 novembre ultimo scorso, la Regione ha pubblicato la revoca dell’avviso pubblico per l’amministratore unico di Sardegna It.

Un atto minimo, marginale, ma indicativo della gerarchia dei valori della Giunta regionale. Mentre la Sardegna è attraversata da un brivido di terrore e di abbandono per il Covid, la Giunta è concentrata sui reclutamenti inutili, sull’istituzione di nuovi Consigli di Amministrazione (adesso è la volta di Sardegna IT), sulle piccole rendite e sulla competizione vassallatica per espugnarle.

Sì, perché è da novembre dell’anno scorso che la Giunta ha deciso di passare dall’amministratore unico di sardegna IT al Consiglio di amministrazione per guidare una società che non ha mai funzionato come avrebbe dovuto, che è egemonizzata dalle società di cui si serve (e qui bisognerebbe aprire una lunga digressione sulla struttura feudalizzata dei grandi appalti IT in Sardegna) e che di tutto ha bisogno fuorché di un Consiglio di amministrazione. Ciò che serve a Sardegna It è un bravo amministratore che venga dalla pubblica amministrazione e sappia gestire il complesso mondo delle forniture di servizi IT. Punto, non serve altro.

Invece, anche per una realtà strettamente strumentale e funzionale si vuole tornare ai Consigli di Amministrazione, cioè alla moltiplicazione degli incarichi prebendati.

La trasformazione della Pubblica amministrazione in una mensa per pensionati (la categoria più rappresentata nelle nomine della Giunta Solinas), per militanti e per accoliti è l’aspetto più evidente del primo anno e mezzo di governo Solinas (già, ne mancano solo tre e mezzo per votare di nuovo) ed è lo specchio dei tempi: l’annichilimento dell’economia sarda sotto i colpi dei fallimenti delle continuità territoriali, degli accordi al minimo sulle Entrate, dell’assenza totale di uno straccio di politica agricola che non sia il consegnarsi mani e piedi alle rendite di posizione dei sindacati agricoli (di uno in particolare), il bluff del tubone del gas e l’arrendevolezza della Regione verso Enel e Terna, la subordinazione politica della classe dirigente cagliaritana alla forza economica del Forte Village, la trasformazione subita in ginocchio e col cappellino in mano della Saras in una fabbrica automatizzata con l’impiego di un terzo della forza lavoro attuale, la sostituzione di una politica del turismo con un folklore istituzionale commovente per la sua povertà, la devastazione delle norme del settore idrico in atto in Abbanoa, sono tutte chiare prove della convinzione del governo regionale che in Sardegna l’unica realtà da aggredire è data dagli incarichi pubblici. Ne è una riprova il ripristino delle 11 Asl, ne è una riprova l’ossessione della moltiplicazione dei Consigli di amministrazione fino ad arrivare ad immaginarne uno microscopico per Sardegna IT.

Come contrastare tutto questo? Con un insieme di cose che non vanno più di moda: indipendenza, moralità dello spirito e delle azioni (non il moralismo giudiziario dei carnefici), appassionata solidarietà (bisogna educarsi ad amare), informazione, resistenza civica, costruzione di una vasta rete politica che si prepari a governare.

Ecco, se c’è una cosa certa è che Solinas è quello che è ma anche che di fronte a lui ancora non è stata costruita un’alternativa credibile, strutturata, radicata socialmente, matura e consapevole. C’è da lavorare, c’è da faticare.

Amministrazione, Politica, Sanità

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Comments (2) on “Sardegna: posti letto non CdA. La nuova mensa”

  1. Mario ha detto:
    6 Novembre 2020 alle 12:00

    Innòi seus a iscallatóriu, avatu de totu is siglas tricoloris “per la Sardegna” a política miseràbbile, a dipèndiri pediri aprofitai abetai e prangi, cioè, fai prangi apicaus a su corru mannu de sa furca.
    Candu est chi cumentzaus a fai is contus cun is responsabbilidadis nostas cun d-unu mínimu de dignidadi de genti chi portat ciorbedhu e sentidu e dh’acabbaus de alimusinai “un passaggio” a ‘locomotivas’, carretas e carretonis de is partidus italianus de totu is divisionis tra nosu etotu?!
    O teneus “cuadhus” mannus (no nau macus ca est tropu) coment’e cosa de iscallatóriu?
    Is pipius iant a èssiri prus genti séria.

  2. Mar ha detto:
    6 Novembre 2020 alle 08:24

    A livello nazionale come regionale questo è il frutto della mancanza di istruzione, del riconoscimento dello studio, in ogni campo.
    Ci fosse stata un’alternativa, sarebbe stata riconosciuta dai votanti? Sarebbe stata spiegata senza ricorrere a vuote parole e fumo?

Comments are closed.

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