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Verso Tramatza 23/9: sanità: valdostani sì, sardi no. Subordinati no, liberi sì

Posted on 13 Settembre 201814 Settembre 2018 By Paolo Maninchedda

A leggere le polemiche sul pronunciamento del Ministero della Salute sulla Rete Ospedaliera approvata dal Consiglio regionale della Sardegna si impara quanto sia giusto e importante educare e educarci alla difesa degli interessi nazionali della Sardegna (sempre che ci si sia esercitati a riconoscerli e a rispettarli)  e al riguardo dovuto alla verità delle cose. I quotidiani sardi oggi sono intossicati dai comunicati stampa emessi ieri a tarda sera; non tengono invece conto dei fatti già accaduti e per giunta già raccontati, i quali svelano molto chiaramente che cosa è accaduto in sanità e che cosa sta accadendo.
Primo punto: quale rete ospedaliera sta attuando Moirano? Il Partito dei Sardi lo ha più volte denunciato in Aula: non sta attuando la Rete Ospedaliera approvata dal Consiglio, ma sta attuando, perché la Giunta glielo permette, il suo piano triennale. Noi abbiamo ripetutamente denunciato questa espropriazione di competenze e questo esercizio esorbitante delle funzioni, ma la Giunta ha fatto, come sempre, spallucce.
Secondo punto: perché la Giunta e Moirano non hanno dato corso alla rete ospedaliera votata dal Consiglio? La risposta è nota da tempo: sapevano del lenzuolo di obiezioni  fatte dal Ministero e hanno ritenuto affermare da un lato la vigenza formale della Rete dall’altro agire sostanzialmente come se non ci fosse per paura del Ministero.
Terzo punto: se c’è qualcuno che ha riconosciuto dunque il Ministero come arbitro della sanità in Sardegna, ben oltre i compiti stabiliti dalla legge, questi è l’Assessore e l’Assessorato. Tale e tanta è stata in questi anni la subordinazione al Ministero da un lato e dall’altro ad alcune strutture sanitarie lombarde e romane, che al momento di nominare il direttore generale dell’Ats la scelta è caduta sul ministerialissimo Moirano.
Quarto punto: in Consiglio regionale Augusto Cherchi ha ripetuto fino alla nausea che il Ministero non aveva titolo per agire in Sardegna se non sui Lea, cioè proprio su ciò che in Sardegna non viene monitorato da più di un decennio. La Sardegna ha le competenze e paga interamente la sanità. Il Ministero ha veramente poco da dire sull’organizzazione sanitaria. Il DM 70 in Sardegna deve e può essere superato, perché immagina standard organizzativi assolutamente incompatibili con la distribuzione della popolazione sul territorio e perché la Sardegna paga interamente il costo del servizio sanitario, ma questo può ricordarlo Cherchi che lo ha sempre ripetuto, inascoltato, in Aula, non l’Assessorato che è sempre stato assolutamente devoto alle interferenze e ai diktat ministeriali. È sempre possibile svegliarsi se non indipendentisti, almeno federalisti o fortemente autonomisti, ma almeno non si deve dare agli altri la colpa della propria pluriennale subordinazione ministeriale; non si deve dare agli altri la colpa della propria scelta pilatesca di non attuare la rete ospedaliera del Consiglio, di rendere Moirano un dominus, e di consentirgli di realizzare la propria rete ospedaliera (anche questo denunciato più volte in Aula, ma inascoltato da tutti).
Quinto punto: la cosa più bella in questa vicenda è il silenzio sulla sentenza della Corte Costituzionale 125 del 2015, più volte indicata da Augusto Cherchi alla Giunta, alla maggioranza, al Consiglio regionale, come un pronunciamento importantissimo, giacché stabilisce che per la Val d’Aosta, la quale si paga interamente la sanità come la Sardegna, lo Stato non è legittimato ad imporle disposizioni di contenimento della spesa o di riduzione e organizzazione dei posti letto. Insomma, per le regioni che si pagano interamente la sanità lo Stato non ha titolo di intervenire: “non sono articolati enunciati generali” di competenza statale dice la sentenza. Da tre anni la Sardegna può far valere i suoi diritti e ci ha rinunciato per l’abitudine alla subordinazione dei suoi vertici. La sentenza è del 2015 e noi siamo tre anni che chiediamo di rompere questo rapporto di subordinazione acritica, dannosa e umiliante verso il Ministero.
Siamo rimasti inascoltati e adesso, dopo tutto questo, dopo le superbissime spallucce, il dileggio nelle aule consiliari e anche nei ricevimenti della borghesia parassitaria sarda che ci onoriamo di non frequentare, dopo tre anni di muro di gomma e di potere esasperato che ha portato una lobby medico-politica a occupare ogni spazio, dopo aver subito aggressioni politiche, tecniche sofisticate di delegittimazione e inafferrabili venti calunniosi, veniamo chiamati alla resistenza pseudo-autonomistica contro il Ministero? Ridicolo.
Noi siamo già resistenti. La Giunta dimostri di esserlo diventata cominciando ad ammettere qualche errore e assumendo decisioni conseguenti.

Evidenza, Politica, Sanità

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