L’Università è uno degli ambienti dove, più che altrove in natura, si pratica la mimetizzazione. Il metodo è stato appreso osservando la natura. Come sappiamo, quelli più scaltri adattano la pelle ai luoghi, fino a rendersi invisibili. Gli uomini scaltri, e talvolta colti, adattano il racconto delle proprie attività ai criteri di valutazione previsti dalla legge per quelle stesse azioni. Travestito esattamente con i panni voluti dai valutatori, ogni Ateneo appare adeguato alle attese. Amen.
Tuttavia, accade poi che le “narrazioni” (parola così sdrucita ormai ne andrebbe rimosso l’uso per qualche tempo) controllate e cerchiobottiste, vengano esposte al giudizio di lettori incontrollabili.
L’Università di Sassari ha presentato, qualche giorno fa, i primi risultati del progetto Prisma (acronimo di Promuovere Risorse Individuali e Sociali nel Mondo Accademico).
La Nuova Sardegna legge il testo e titola: Studenti universitari, a Sassari uno su due è depresso o ha l’ansia e pubblica tutti i dati.
L’Unione Sarda invece, sull’onda dell’Ufficio stampa del Rettorato turritano, offre una lettura opposta e titola: Benessere della popolazione studentesca: l’Università di Sassari sul podio per la miglior qualità di vita.
È verissimo che viviamo in tempi nei quali la verità è un’ipotesi, ma l’eccesso di relativismo non produce un miglioramento della percezione e dell’intendimento del reale, piuttosto lo disgrega affermando la coesistenza degli opposti, cioè facendo vivere ciò che la logica annichilisce (non si può affermare ciò che si nega).
Ho fatto un piccolo esperimento: ho fatto leggere i due articoli a due giovani diversi.
Nessuno dei due ha avuto niente da dire, nessuno ha dubitato o che uno dei due giornalisti abbia preso un granchio o che la velina diffusa dall’Ufficio stampa dell’Università di Sassari sia stata ambigua o che lo studio attenui eccessivamente i risultati. Entrambi hanno rivelato la propria assuefazione all’affermazione che si nega. E poi c’è chi ancora considera la schizofrenia una malattia rara!

Come è possibile una lettura diametralmente opposta degli esiti di questo progetto dai due quotidiani dell’isola? Qualcuno suggerisce perché la verità non è più importante e che i giovani (la futura classe dirigente) è bene che non sappiano. Visione perversa, ma difficile una secca smentita!
Ma proprio perché questi progetti (per me sconcertanti, tanto più perché finanziati dal MUR) non producono uno straccio di indicazione utile, andrei a riesaminare l’attrattività di UniSS nei confronti degli studenti, ricorrendo ai numeri conseguiti negli ultimi cinque anni (fonte USTAT).
Ridotti all’essenziale, propongo di esaminare, accanto alla successione degli anni accademici, due colonne: la prima per il numero di matricole, la seconda per il numero degli studenti effettivi, cosi detti attivi, cioè che non si sono persi per strada
A.A. Immatricolati Studenti attivi
2019/20 2270; (N. D.)
2020/21 2365; 10302
2021/22 1966; 9617
2022/23 1968; 9228
2023/2024 1945. 8687
Il numero degli immatricolati di UniSS crolla repentinamente passando dall’A.A. 2020/21 al successivo 2021/22, con un disastroso -17%, che poi si mantiene costante nei due anni successivi. Qui non trova riscontro la bufala della denatalità, spesso invocata dai vertici come una forza ineluttabile che preme come un macigno inarrestabile sulla sostenibilità dell’Ateneo a lungo termine. Niente di tutto questo, sembrerebbe, in quanto quell’1.6% annuale di decrescita nella natalità di 20 anni fa, è compensato da un aumento della percentuale di studenti che arrivano a diplomarsi e quindi ad ambire a studi di alta educazione. L’andamento registrato invece è una chiara rottura, quasi una transizione del primo ordine. Parallelamente, il numero di studenti attivi, all’indomani dell’A.A. 2020/21 è in caduta libera e tale rimane fino alla fine del 2023. Presumibilmente per l’anno a venire (tra poco riceveremo le valutazioni numeriche aggiornate al 31 dicembre 2024) non saremo più un medio Ateneo, ma entreremo a far parte del rango dei “piccoli”, meno importanti, con meno “appeal” complessivo (e meno FFO). Nel frattempo il costo standard per studente si è inerpicato a 9650 €/anno. Peggio di noi solo altri tre Atenei Statali. Tutti questi effetti non sono imputabili al Covid, fanno parte di una peculiarità di UniSS che trova la maggiore responsabilità nell’attuale dirigenza espressa sotto il mandato Mariotti. Questi progetti reclamizzati (non ultimo anche la telemedicina foraggiata con 10 ML https://www.lanuovasardegna.it/video/sardegna/2025/10/09/video/uniss-10-milioni-per-la-telemedicina-il-rettore-gavino-mariotti-avviciniamo-la-sanita-ai-cittadini-1.100773063) avranno sicuramente il merito di avvicinare la sanità ai cittadini (di quanto?) A me pare poca cosa, il risultato netto che si registra è un allontanamento dell’Ateneo dal ruolo naturale sulla sostenibilità dell’alta conoscenza per la futura classe dirigente. Il gioco ne è valso la candela? Non direi, soprattutto considerando che sono state sprecate opportunità uniche. A fronte di un consistente rilascio di studenti, in parte fagocitati da UniCA (+1200 lo scorso anno), UniSS ha risposto con un aumento di docenti e soprattutto con un aumento contro logica dei professori ordinari. Il che spiega il numero magico del costo della docenza al 99.3% dell’FFO. Alla lunga semplicemente insostenibile. Tutti questi giovani RTDA intruppati con i Progetti Straordinari sulla Docenza sono destinati ad andare a casa non appena concluso il loro bonus. Un investimento vanaglorioso. Fin troppo chiaro il disegno di collocarli ad Olbia con la scusa di un Dipartimento di Innovazione per poi darli in pasto alla Regione. Chissà se abbocca anche stavolta.
La qualità di certo giornalismo è enormemente scaduta. I Lettori vanno in edicola e vorrebbero acquistare un quotidiano che sia corretto e completo nel fornire le notizie, e il più possibile imparziale. Ahinoi, questa ormai è una chimera!
I giornalisti sembrano avere un malcelato disprezzo per i Lettori. Ma se non ci fossero, gli operatori dell’informazione farebbero un altro mestiere! O, come disse Maurizio Costanzo, darebbero le notizie suonando ai citofoni! Poi si lamentano magari se le vendite calano. Chi è causa del suo mal…
oramai l’Unione Sarda e La Nuova Sardegna stanno diventando giornali illeggibili com’è possibile che il comunicato Stampa venga interpretato in maniera totalmente diversa cosa deve pensare chi legge
Probabilmente, ma questo mi permetta è solo un minimo e particolarissimo esempio di ciò che succede, e non solo nella nostra società, ha ragione il presidente polacco Tusk quando qualche giorno fa affermava che “siamo in guerra”. Certo con una guerra convenzionale, non una guerra termonucleare, neanche una guerra con lance e bastoni, ma di sicuro una guerra. E si sa come in tutte le guerre la prima vittima è la verità e la seconda, ahi noi sono i nostri giovani.
Meravìgia!!!…
Ma si giaeus atentzione a is “record” de is Sardos in chistione de ‘maladias’, sa “depressione” puru dha portaus a “record”, clinicamente «conclamata», in cura. Sa “depressione” giaet s’idea de orrodas irgónfias (pentzae cantu podet caminare una màchina deasi) e in manera prus fàcile si podet nàrrere chi, ponendho de pòdere cambiare una cosighedha chi andhat male e serbit chi andhet bene inveces a depressione dha lassaus comente e inue est ca tanti… no serbit a nudha. E pentzae, tandho, ite faeus po cosas prus mannas!
Faeus comente faent in Bosa chi candho proet lassant pròere ca noso no teneus su podere de cumandhare is nues e paret chi no podeus cumandhare mancu a noso etotu!
Tocat a bìere ite e comente ant cricau de ischire in s’Universidade de Sàssari. Ma si a depressione est sa gioventude chi est naturalmente unu ‘vulcanu’ in atividade “eruttiva”, nosi depeus pregontare poite e a dha cunsiderare maladia est a nàrrere chi no dipendhet de noso etotu (chie e comente) e, comente faent in Bosa… si proet lassaus pròere e po no nos’isciùndhere no pigaus mancu unu paracu, tanti… no serbit a nudha e méngius… isciustos colagola!
E sa “schizofrenia galoppante” puru est una “maladia” che a s’abba chi proet? Giai est abberu chi is Sardos seus totu “poetas”, unu mare de “poetas” e fintzes si sa bonànima de Nereide Rudas, psichiatra, in s’istùdiu chi iat fatu de is Sardos iat nau ca in proportzione teneus una percentuale manna meda de artistas, però is cosas no si faent a machiore. Si faeus totu a fantasia inoghe acabbat ca is “Bator Moros” funt is mamutzones, is merdules, s’urtzu e… fortzis Zorzi Canneta chi a carrasegare imbriagànt a binu e apustis abbruxànt e como nos’imbriagaus e lassaus abbruxare cun àteru.
S’istória e sa realtade no funt fantasia, comente no seus fantasia noso, fintzes si est bonu a tènnere fantasia. Ma su machine est machine e fintzes ingiustìtzia e ingiustìtzia assurda e infame, dannu, a iscoragire, “deprimere”.
Cun cale ànimu, coràgiu e bona volontade podeus èssere oe cun duos séculos de domìniu chi at disfrutau logu e gente e mandhau sa méngius gioventude fintzes a mòrrere in totu is gherras e at istudiau/coltivau sèmpere a ignoràntzia de noso etotu, ignoràntzia dotta, crassa, presumia e premiada ma “buco nero” de is fatos e cosas nostas?
Nosi at fatu a istrégiu buidu, bidones de imprènere de totu su chi che ant bófiu betare de angenu, chentza nudha de noso, noso solu istrégiu! Comente si podet èssere animosos, màchina chentza mancu orrodas?!
Cun cale “entusiasmu” podet èssere fintzes sa gioventude si no ischeus mancu chie e inue seus cun cale prospetiva de vida e trebballu si no cussa de nosi sighire a ispèrdere emigraos peri su mundhu ca no ischeus ite fàere in logu nostu e pagu e nudha decideus chi potzat ca depet dipèndhere de noso etotu?
Ite podeus isperare cun ‘guvernos’ “RASsista” de baeinnoromala a pistamentu de abba cun ‘politici’ inghìriagrastos giai totus a tragu de is locomotores tricolores chi apróviant in Sardigna a nosi fàere crèdere interessamentu… a ite?
Ormai i giornali hanno una funzione stagionale: d’inverno per avvolgere i carciofi e d’estate per i ventagli degli anziani al parco
Cosa stiamo facendo ai nostri bambini e giovani? Ieri ho sentito un servizio in cui definivano l’orrore del 7 ottobre resistenza!
Riguardo alle tattiche mimetiche all’univ. abbiamo esempi nei governi : non ha più importanza la verità, la si teme.