Il 7 ottobre scorso, il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza storica per i soldati sardi che hanno partecipato e partecipano a missioni di pace internazionali e, in generale, per i m
La sentenza del Consiglio di Stato afferma che: «nell’accertamento della dipendenza da causa di servizio di patologie tumorali insorte in capo a militari esposti ad uranio impoverito o a nanoparticelle di metalli pesanti, in occasione del servizio prestato all’estero o presso i poligoni di tiro sul territorio nazionale, non è necessario un riscontro effettivo del nesso eziologico: la legge ha considerato il
rapporto di causalità come insito nel tipico rischio professionale, sicché grava sull’Amministrazione l’onere di dare la prova di una
specifica genesi extra-lavorativa della patologia».
A parlarne oggi sembra anche assurdo che per decenni le vittime, i tanti soldati sardi morti per linfomi vari, siano state costrette dallo Stato a dover dimostrare che la loro malattia era legata all’esposizione a agenti patogeni, trasformando le aule giudiziarie in laboratori di anatomia patologica nei quali l’amministrazione militare si trincerava dietro l’impossibilità di dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che quel tumore era insorto per quel contatto, per esempio con l’uranio impoverito, e non per altre ragioni. Adesso l’onere della prova è stato invertito: adesso è l’amministrazione militare che deve dimostrare che la malattia è insorta per ragioni esterne alla missione.
Questo è un grandissimo risultato ottenuto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio impoverito, istituita nel 2015, presieduta da Gian Piero Scanu, che concluse i suoi lavori nel 2018 con questa Relazione magistrale, fondante il nuovo corso della giurisdizione italiana. Ovviamente Scanu venne messo nel mirino dall’aggregato dell’industria militare dello Stato e dalle sue fortissime relazioni politiche, per cui Renzi non lo ricandidò, nonostante fosse stato uno dei pochissimi presidenti di Commissione di inchiesta che avesse ottenuto concreti risultati (invero, a mio modesto avviso, Scanu non venne ricandidato perché si oppose a un mutuo della Difesa di 3 miliardi di euro con interessi pari a 1,5 miliardi – state leggendo bene – che poi fu ritirato dai proponenti proprio in ragione delle spiegazioni chieste da Scanu. Il mutuo non fu contratto, ma Scanu non fu ricandidato).
Consulente della Commissione era il magistrato Raffaele Guariniello, che ieri ho avuto il piacere di sentire al telefono per chiedergli un commento alla sentenza: «Ovviamente l’ascendenza del dispositivo della sentenza va ritrovata nella Relazione finale della Commissione d’inchiesta, a dimostrazione che si possono raggiungere importanti risultati anche su battaglie politiche che sulla carta possono apparire difficili e impervie.
La Relazione, peraltro, è ricca di altre indicazioni che il Parlamento non ha ancora inteso sviluppare. Mi riferisco, per esempio, all’abolizione della giurisdizione domestica in materia di sicurezza sul lavoro. Attualmente gli ispettori appartengono alla stessa amministrazione militare, e lei capisce bene che non garantiscono in alcun modo quella imparzialità nel rilevamento che è indispensabile per l’accertamento dei fatti.
Se però resta molto ancora da fare, non si può che apprezzare il radicarsi nella prassi giudiziaria di principi affermati per la prima volta nella Relazione della Commissione».
I giornali sardi non hanno scritto una sola parola. Sembra che i tanti morti non siano i nostri. Sembra che ormai la censura (non parliamo delle inchieste giudiziarie di cui danno conto i quotidiani nazionali italiani che vengono dolosamente taciute dai quotidiani sardi, ormai ridotti a giornali di pubblicità politica e imprenditoriale) sia un costume, un’abitudine e non un terribile vizio.

onore ai poveri militari sardi vittime dell’incuria e solidarietà alle famiglie
grazie ancora a Gian Piero Scanu per la sua coerenza
A proposito di Mauro Pili, non lavora più per l’Unione Sarda? Ricordo molte sue inchieste sul quotidiano. E poi… puff! Sparito dai radar. Ne sapete qualcosa? Ha criticato qualche intoccabile ed è stato tolto di mezzo?
Francesco Ignazio Mannu nel suo “Su patriota sardu a sos feudatarios” diceva :
…gherra gherra a s’egoismu e gherra a sos oppressores, custos tirannos minores est pretzisu umiliare…
Il peggior nemico del sardo è e rimane il sardo stesso, sordo allora e sordo adesso (rima non voluta).
Ergo l’affrancamento totale anche dalle servitù militari continuerà a restare una chimera, soprattutto a fronte dell’ultima commessa da 200 milioni di euro prevista per la RWM di Domusnovas che andrà a incentivare e rimpinguare tutto questo truce sistema della guerra.
A Milano dicono : “chie gai si cheret, gai s’abbarret!”
mi sa che siete in due ad aver dato la notizia lei Prof e Mauro Pili sul suo profilo Facebook , i giorni sardi oramai si sono adeguati al potere devo dire di più la Nuova l’unione che compro ogni giorno qualcosa pubblica
de sos duos giornales , unu no lu còmporo mai, s’àteru una borta in sa chida e mi paret fintzas tropu.
Ormai i quotidiani regionali, salvo casi rarissimi, hanno la stessa funzione dei volantini dei supermercati.
Mi riferiscono, perché non leggo La Nuova da anni, che la stessa è da tempo impegnata a informare su ogni piccola sagra del perimetro cittadino di Sassari. Mi dicono, sull’ultima di una fantomatica Arrostita che niente ha da condividere della “arrostita” agli organi interni dei nostri Militari.
Apprendere la notizia da Sardegna e Libertà, fa piacere, e per il portato di Giustizia finalmente reso ai nostri Soldati e perché è divenuto privilegio poter leggere in santa pace senza interessare lo stomaco con nausea e compagnia bella.