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Sanità: ultimi in Italia, primi per ritardo di innovazione organizzativa

Posted on 22 Luglio 201925 Luglio 2019 By Paolo Maninchedda

Ho sempre sostenuto con l’ex presidente della Regione Pigliaru (non saprei con chi parlarne adesso dati gli inesistenti presupposti culturali di molti uomini delle istituzioni) che il problema in Sardegna non è concentrare le decisioni e il potere, ma migliorare e innovare l’esercizio del potere.
La scelta della Asl unica e del principe Moirano fu una scelta arcaica; significò scegliere un podestà (immediatamente circondatosi da una corte rosa, cioè una corte in apparenza socialisteggiante, ma sostanzialmente egoisteggiante, cioè animata dall’arcaico principio “Adesso ci sono io e comandicchio io”) per comandare non per cambiare il modello organizzativo della sanità. I risultati si vedono: un sistema largamente inefficiente con in mezzo il Mater Olbia, la più sofisticata operazione di accomodamento delle norme all’interesse anziché il contrario.
È stato pubblicato il Rapporto Crea sulla performance dei Sistemi Sanitari Regionali.
In buona sostanza è un’indagine che svela l’efficienza percepita del sistema sanitario nelle diverse regioni d’Italia.
Più esattamente il rapporto mira a fornire una valutazione delle opportunità di tutela della salute di cui i cittadini dispongono in funzione della loro residenza.
La classifica è il frutto di una metodologia di valutazione multi-dimensionale e multi-prospettiva, che “media” le indicazioni di diversi stakeholder del sistema, appartenenti alle categorie ‘Utenti’, ‘Istituzioni’, ‘Professioni sanitarie’, ‘Management aziendale’ e ‘Industria medicale’, su 5 dimensioni: appropriatezza dell’assistenza, esiti delle cure, equità di accesso, innovazione e situazione finanziaria.
Nel Rapporto del 2019 si indica un range compreso tra un massimo del 70% (del risultato massimo ottenibile) ottenuto nella P.A. di Trento, e un minimo del 31% della Sardegna.
Le 6 regioni in area critica per quello che riguarda le performance dei servizi sanitari regionali sono tutte del Sud: Puglia, Sicilia, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna.
Come dire: un altro indicatore attesta che esistono due Italie e che una, il Nord, egemonizza l’altra e la tratta come area estesa della propria utenza. Questo è la Lega: mentre il divario cresce, la Lega pretende l’Autonomia differenziata per farlo crescere ancora di più, dopo aver garantito il successo del Nord egemonizzando lo Stato (se si conta il numero dei Presidenti del Consiglio e si sommano i tempi dei loro mandati, si scopre che il 70% del tempo della breve (e per noi, dolorosa) storia del Regno d’Italia e della Repubblica italiana è stato egemonizzato da personale politico del Nord. Facile diventare ricchi quando si amministra a proprio vantaggio la borsa di tutti.
Conclusioni in Sanità: occorre recuperare il significato del termine efficienza, inteso come ottimizzazione del rapporto fra esiti e risorse impegnate. Per superare il divario bisogna puntare sull’innovazione organizzativa, non sul fascino e la perversione del comando concentrato.

Evidenza, Politica, Sanità

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