Mi ha stupito, francamente, la velocità con la quale la presidente Todde ha dato il suo assenso alla nomina dell’ing. Bagalà quale Autorità portuale della Sardegna, non fosse altro perché sui porti Salvini non è che abbia dimostrato competenza, lucidità e lungimiranza. Forse era d’obbligo un po’ di prudenza.
Per prima cosa occorre ricordare che la legge 84 del 1994 prevede che il presidente dell’Autorità portuale sia scelto ” fra cittadini dei Paesi membri dell’Unione europea aventi comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”.
Su come intendere la norma si è pronunciato il Consiglio di Stato con una sentenza che ha fatto dottrina, la quale fa comprendere che le previsioni della legge sulla competenza in materia di economia dei trasporti e dei porti non sono da intendersi in modo vago, ma strettamente pertinenti.
Salvini non sembra essersi preoccupato troppo del possesso dei titoli dei nominati, ma neanche dei loro potenziali conflitto di interessi.
Faccio alcuni esempi. Autorità portuale del mar Ionio. Il Commissario nominato non ha un curriculum che riveli esperienze e competenze nel campo dei porti. Durante l’audizione dinanzi alla commissione trasporti della Camera il neo nominato adduce a testimonianza della sua conoscenza del settore, il possesso della patente nautica (minuto 21.15 del video)
A Trieste Salvini ha nominato il dott. Antonio Gurrieri che, appena nominato, saputo di essere indagato per l’attività di una sua società in Austria, si è dimesso.
A Napoli viene nominato il dott. Eliseo Cuccaro. Il partito della Todde solleva il caso presso l’Anac perché Cuccaro sarebbe in conflitto di interessi avendo ricoperto fino al luglio 2025 le funzioni di amministratore delegato di Alilauro Spa e di amministratore della Navauro Srl, entrambe società operanti nel settore e con rapporti contrattuali in essere con l’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno Centrale. In sostanza, il Movimento Cinquestelle vede a Napoli almeno un livello di inopportunità nella nomina al ruolo dell’Autorità Portuale di chi provenga dal mondo delle società private con rapporti attivi con l’Autorità. E in Sardegna? Ne riparleremo. Continuiamo.
A La Spezia è stato nominato il leader degli spedizionieri, che non risulta avere esperienze di economia dei trasporti.
A Palermo, il presidente della Regione Sicilia Schifani ha impugnato dinanzi al Tar la nomina dell’ex europarlamentare leghista Annalisa Tardino proprio perché la ritiene priva di titoli. Insomma, la Todde aveva mille ragioni per prestare molta attenzione alla nomina, date le cantonate prese dal governo per le altre sedi.
In Sardegna è stato nominato l’ing. Domenico Bagalà.
Non conosco il dott. Bagalà e ho atteso la pubblicazione del suo curriculum vitae per verificare chi egli sia, ovviamente sotto il profilo professionale.
Il primo aspetto che mi stupisce è che mentre a Napoli la provenienza dal mondo del privato del nominato all’Autorità è stato motivo per sollevare dinanzi all’Anac la questione del conflitto di interessi, qui a Cagliari il fatto che il nominato sia stato un dirigente di lungo corso di una controllata (fino al 2016) della società, la Contship, che è la stessa che ha gestito il CICT di Cagliari (Cagliari International Container Terminal ) per 16 anni, fino al 2019, quando lo lasciò a favore proprio di Gioia Tauro, non sia stato motivo neanche per un’alzata di sopracciglio.
Ho poi proceduto a digitare nei principali motori di ricerca i nomi della società per cui ha principalmente lavorato (Medcenter Container ) il dott. Bagalà e il porto nel quale ha lavorato di più, Gioia Tauro. Il risultato mi ha lasciato di stucco: uno dei primi link proposti rinvia agli atti della Commissione parlamentare antimafia e, in particolare, al caso Gioia Tauro.
A questo punto bisogna fermarsi un attimo: non ho il minimo dubbio sull’onestà, la rettitudine e la buona fama del dott. Bagalà. Non vi è nulla che lo colleghi ad alcuna attività illegale o illegittima. Ciò di cui voglio parlare d’ora in poi è, però, il sistema Gioia Tauro, nel quale il dott. Bagalà ha lavorato, per poi rivolgere qualche domanda alla presidente Todde, che è la prediletta destinataria delle mie analisi, perché la principale responsabile della china verso il degrado che la Sardegna sta continuando a percorrere per difetto di cultura politica e di capacità di governo.
Il sistema Gioia Tauro vede, secondo la Commissione parlamentare, la società Medcenter, di cui Bagalà era un dipendente (e che fece carriera fino, a detta sua, a divenire Amministratore delegato) negli anni cui fanno riferimento gli atti parlamentari (lo ribadisco, nessun atto lo vede coinvolto nelle attività che sto per descrivere) in un rapporto equivoco con le cosche ‘ndranghetiste della zona.
Il rapporto è equivoco, perché certamente la Medcenter è vittima di una sofisticata pratica estorsiva, ma agli atti della Commissione risulta, da diversi testimoni, che prima dell’inizio dell’attività aziendale nel porto (siamo nel 1993) il titolare dell’azienda avrebbe raggiunto delle non precisate intese con la malavita locale, al punto che diversi eventi successivi si sarebbero configurati come “finalizzati ad aggiornare precedenti accordi e intese”. Questa relazione equivoca spiega perché l’azienda oscilli nel tempo tra inchieste interne e segnalazioni esterne per difendersi dalla malavita e contratti con le società malavitose ripetutamente confermati.
Come funzionava il sistema Gioia Tauro?
Diciamo che neanche la Commissione parlamentare riesce a descriverlo perfettamente, se non attribuendo al clan Piromalli il ruolo criminale principale, solo in parte confermato dalle inchieste giudiziarie giunte a un livello adeguato di definizione.
In principio pare vi sia stato un accordo per il riconoscimento alle ‘ndrine di euro 1,50 a container trattato nel porto.
Definito l’ammontare, il problema sembra essere diventato come fare uscire i soldi legalmente.
La soluzione fu trovata nell’affidamento di appalti di servizi a società controllate dalla ‘ndrangheta, le quali sovraffaturavano rispetto ai servizi realmente svolti fino all’ammontare a suo tempo concordato.
Qui sta il primo punto: in termini generali, o le aziende che lavorano nei porti sono scelte secondi criteri ‘pubblici’ o si apre un sistema che è facilmente penetrabile se non dalla malavita, certamente dall’interesse illegittimo.
L’aggiramento della regola sta nell’ampiezza della gestione affidata a privati. Bisogna pensarci.
Continuiamo il racconto del sistema Gioia Tauro.
Le società costituite dalla ‘ndrangheta si occuparono di pubblicità, promozione e consulenza, nonché di trasporto delle maestranze, di fornitura dei combustibili, e, soprattutto, di operazioni di carico e scarico merci e movimentazione di container.
Si sovrafatturò su tutto.
Man mano che l’autorità giudiziaria cominciò a occuparsi della vicenda, la Medcenter mise sotto pressione i suoi fornitori, ma alla fine la fornitura tornò sempre dove doveva tornare, fino a che l’autorità giudiziaria arrestò tutto il sistema ‘ndranghetista, liberando il porto (forse).
Ora le domande sono semplici. la prima: 1) non è che la presidente Todde, trovandosi di fronte alla nomina di un manager a lungo dipendente della società che ha poi abbandonato il porto di Cagliari, avrebbe dovuto, prima di dare l’intesa, capire il modello di porto che il manager vuole realizzare? Anche perché il dott. Bagalà, dinanzi alla Commissione parlamentare dei Trasporti ha definito ‘entusiasmanti‘ i suoi anni a Gioia Tauro (min 1.26 e 15.19), gli stessi che la Commissione parlamentare antimafia descrive come terribili. Una richiesta di chiarimento sarebbe stata obbligata;
2) la presidente Todde è consapevole che il dott. Bagalà ha dichiarato di fronte alla Commissione Parlamentare dei trasporti della Camera che intende procedere a elaborare un nuovo Piano di Pianificazione Strategica e di Sistema, come se quello varato dalla precedente Autorità Portuale e discusso, come prevede la legge, con gli operatori economici e con gli enti locali, non esista? La presidente Todde sa di aver dato l’intesa a un’Autorità che intende gettare nel cestino la pianificazione già approvata? Non sarebbe stato il caso di chiedere prima se intendesse oppure no confermare la pianificazione approvata? 3) Non ritiene la presidente Todde che sia un campanello d’allarme che chi dichiara di aver trovato entusiasmanti gli anni di Gioia Tauro, gli stessi tratteggiati invece dalla la Commissione antimafia con toni allarmatissimi, dichiari di voler ripianificare i piani di sviluppo dei porti sardi?
Insomma, fa specie che l’unico, dico l’unico, che ha alzato la voce contro una nomina per lo meno discutibile sia stato il presidente del Psd’az. Fa specie. Ma personalmente trovo che ciò sia dovuto al fatto che essa si inserisca nella repentina scalata del potere del mondo del Forte Village e del suo AD, calabrese di origine come Bagalà e che oggi conta moltissimo proprio perché si rende invisibilissimo, anche alla Todde, evidentemente, ma non a noi.

Io credo che alla Todde e Five Stars di tutto questo interessi poco perché troppo impegnati a fare campagna acquisti e nel farlo non disdegnano nessuno. Basta vedere l’ imbarcata fatta nella nomina dei commissari ASL. 😟
Oltre al fatto che il porto di Gioia Tauro è una delle basi consolidate del traffico di droga nel Mediterraneo, come documentato da anni da numerose inchieste e sequestri.
Egregio, “Todde, la principale responsabile della china verso il degrado che la Sardegna sta continuando a percorrere per difetto di cultura politica e di capacità di governo”. Lei ha anticipato la risposta a tutte le domande successivamente formulate. La Nostra, probabilmente, si starà lambiccando il cervello anche solo per capire di cosa si parla . Non è minimamente all’altezza. Saluti.
Prof. io credo che il Prof. Deiana abbia lavorato egregiamente e migliorato tutti i porti di su competenza pero in un altro sito c’è un ex politico che lo critica alla grande certo se il Dottor Bagalà vuole cambiare il Piano di Pianificazione Strategica e di Sistema non è un buon avvio
Paolo fai troppe domande. Sono state concordate con il ragazzino che regola la comunicazione di questa che ci governa?