Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo dal sig. Arturo Scioppino, che si firma evidentemente con un simpatico nom de plume
Carissimo Professore,
mi chiamo Arturo Scioppino e sono un pessimista cosmico sui destini della nostra amata Sardegna, sgovernata da troppo tempo. Mi rivolgo a lei perché spero possa accogliere questa mia doglianza che prende le mosse da questa sentenza del TAR Sardegna e giunge a conseguenti riflessioni.
Si tratta dell’accoglimento, peraltro a due anni dai fatti, di un ricorso per la mancata attribuzione di un incarico dirigenziale presso l’Assessorato del Lavoro: letto così, sarebbe un fatto minore che non suscita particolari curiosità nei comuni cittadini. Dal mio personale punto di vista, invece, è di molto interesse, perché nelle 16 pagine della sentenza vengono ben descritte, e quindi svelate, usanze e costumanze che raccontano un altro pezzo della crisi complessiva della classe dirigente della Sardegna.
Giusto per inquadrare il contesto, i fatti cui si riferisce la sentenza avvengono al tramonto della legislatura Solinas, quella segnata dall’alleanza sardo-leghista, nonché da un vuoto programmatico e gestionale inimmaginabile e da una scia di scandali e forzature di leggi e regole che tutt’ora promanano effetti tossici.
La sentenza, pubblicata nel sito della Giustizia Amministrativa, espone molto chiaramente i fatti e le persone coinvolte, per cui, in questa sede, mi limito a riassumere per punti la questione.
- Nel maggio del 2023, su richiesta dell’allora Assessora del Lavoro Ada Lai (Giunta Solinas), veniva pubblicato un avviso per manifestare l’interesse a ricoprire, tra gli altri, l’incarico di Dirigente del Servizio Supporto alla predisposizione e gestione di piani e programmi cofinanziati dall’Unione Europea (in acronimo: SPGUE) [in realtà sembra un mezzo pernacchio, ma così viene chiamato…];
- l’avviso è rivolto ai soli dirigenti in servizio a tempo indeterminato presso il Sistema Regione, quindi a soggetti interni, in possesso certo dei requisiti necessari ad assumere l’incarico;
- per questo Servizio, presentano domanda tre dirigenti che, in fase istruttoria, risultano tutti in possesso dei requisiti richiesti;
- tra i tre richiedenti, l’Assessora del Lavoro, propone la nomina del Dott. Annichiarico a dirigente del Servizio SPGUE;
- il 2 agosto del 2023, sempre l’Assessora del Lavoro, rappresenta che il Dott. Annichiarico non può assumere l’incarico di cui sopra, perché, nel frattempo (vedi Delibera n.26/16 del 2023), è stato nominato Direttore generale dello stesso Assessorato del Lavoro (perdoni la nota di colore Professore, ma legga la delibera di nomina e scoprirà che, nel frattempo del frattempo, il Dott. Annichiarico era stato nominato anche DG del Centro Regionale di Programmazione: insomma un trionfo di nomine e di annullamento delle stesse!);
- dato atto di ciò, l’Assessora al Lavoro, chiede di aprire una selezione vera e propria per ricoprire il Servizio SPGUE, questa volta aperta anche a soggetti esterni, con cui stipulare un contratto a tempo determinato, senza nulla dire sui candidati della precedente manifestazione d’interesse che pure avevano i requisiti richiesti;
- uno dei dirigenti interni, che aveva partecipato alla precedente manifestazione d’interesse, presenta candidatura anche per questa selezione e supera la fase di valutazione dei titoli (quindi confermando di possedere i requisiti per ricoprire quel ruolo);
- a questo punto, lo stesso dirigente, solleva una questione: dato che è acclarato che possiede i requisiti per ricoprire quel ruolo, non è necessario fare una nuova procedura, peraltro aperta all’esterno, ma sarebbe sufficiente chiudere la precedente e assegnargli l’incarico del Servizio SPGUE (semplice e lineare);
- in ossequio alle usanze e costumanze consolidatesi negli ultimi 6/7 anni presso l’Assessorato del Personale, la questione sollevata dal dirigente non trova nessuna risposta, bensì una ferrea ostinazione nell’andare avanti nella nuova procedura (anche qui, mi consenta una breve nota di colore: nella commissione chiamata a esaminare le candidature per la nuova selezione, sono nominati il “nuovo” DG dell’Assessorato del Lavoro Dott. Annichiarico [attuale Segretario generale della Presidente Todde] e anche la dirigente che diventerà, circa 18 mesi dopo, DG dell’Assessorato del Lavoro);
- la selezione viene portata a termine il 30 gennaio 2024 (in pieno crepuscolo della Giunta Solinas) con la nomina a dirigente a tempo determinato, per tre anni, di un funzionario interno all’Assessorato del Lavoro, collocato in aspettativa e assunto come dirigente esterno, benché operi in questo Servizio da oltre 20 anni (e adesso che è divenuto dirigente a seguito di un concorso, è a capo di questo stesso Servizio, come un re, alla faccia della rotazione dei dirigenti);
- a questo punto, il dirigente escluso, vincendo le paure e le tipiche cautele diffuse tra i dipendenti regionali, presenta ricorso contro la procedura seguita e contro la nomina del funzionario.
Tralascio le questioni giuridiche e procedurali che sono doviziosamente esposte nella sentenza e mi soffermo solo sulla motivazione della sentenza che annulla tutti gli atti di nomina del funzionario, sanziona la condotta dell’Amministrazione regionale e accoglie (molto tardivamente) il ricorso del dirigente escluso.
In sostanza e in termini semplici, l’Amministrazione regionale (specificatamente nelle persone dell’Assessore del Lavoro e dell’Assessore del Personale e delle loro strutture) hanno bellamente ignorato le disposizioni normative, interpretandole a loro uso e consumo, e, senza nessuna motivazione, hanno aperto una nuova procedura verso l’esterno per reclutare un dirigente a tempo determinato a scapito di un dirigente interno in possesso dei requisiti richiesti per quella posizione.
Un esempio lampante di come possono distorcere le regole per ottenere ciò che si vuole.
Vediamo quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda che, badi bene Professore, non è unica e neanche rara all’interno dell’universo regionale, ma è tra le poche che emerge alla conoscenza pubblica, perché un dirigente interno ha avuto il coraggio e forse anche “l’azza” di sfidare il quieto vivere, ricorrendo alle vie legali per tutelare il proprio diritto e la propria professionalità. Purtroppo non è una pratica frequente in quegli ambienti, perché i “rompipalle” e quelli troppo ligi alle norme e alle leggi non sono molto amati, in quanto poco flessibili e poco propensi a chinarsi oltre i pochi gradi richiesti da un cortese saluto.
L’aspetto più grave, per quello che attiene l’interesse pubblico generale, è l’insofferenza della parte politica chiamata a governare e di parte della struttura amministrativa, verso il rispetto delle regole e delle procedure, se sono di ostacolo al soddisfacimento dei propri desiderata.
Aperta alla grande dalla Giunta Solinas (basti ricordare le numerose inchieste e conseguenti processi in essere, legate a nomine di vari personaggi a ruoli di vertice amministrativo) la stagione delle nomine “a come ca… mi pare” non si è interrotta con l’avvento della Presidente Todde, ma ha trovato terreno fertile per proseguire, magari sotto forme meno sguaiate, con la complicità di molti.
Ed è interessante, ma anche inquietante, osservare come, pur cambiando quadro politico, alcune figure rimangono sempre presenti in alcuni posti di vertice, magari con ruoli diversi, ma sempre in posizioni molto vicine al potere politico di turno, quasi a rappresentare una continuità di cui è difficile comprendere l’utilità generale e invece sarebbe molto utile approfondire le connessioni.
Infine, una ultima riflessione riguarda gli effetti di una sentenza come quella in argomento: dopo oltre due anni, ovviamente, il ricorrente non ha più nessun interesse verso quella posizione e l’annullamento degli atti rimane, di fatto, lettera morta. Ma coloro che hanno reso possibile questa violazione palese delle regole, non pagano nessun pegno?
Possibile che, per oltre un anno e mezzo, sia stato pagato un dirigente esterno (o meglio, un interno collocato in aspettativa e reclutato come esterno), con oneri che superano i 120.000 euro, illegittimamente e senza motivazione, e nessun organo di controllo muova un dito?
Mi sono dichiarato un pessimista cosmico-regionale, e qui lo confermo, ma secondo lei, di fronte a questi fatti, sono io che eccedo o forse, come cittadini della Sardegna, stiamo assistendo a un decadimento sempre più sguaiato?
La saluto con deferenza.

Se posso intromettermi, ritengo che chi ci ospita in questo spazio sia stato uno dei pochi Assessori di epoca recente a non essersi affatto fatto pilotare dalla Struttura.
Al contrario, ha guidato la struttura dove e come voleva lui. Imponendo, nel bene e nel male, la propria visione, i propri obiettivi e, soprattutto, il proprio modo per raggiungerli.
Una delle cose più frequenti che capitano agli assessori, diciamo, impreparati, è che, si, stabiliscono loro gli obiettivi, MA, non essendo sufficientemente preparati e addentro il mondo della burocrazia, nonché non avendo nessuna voglia di STUDIARE, non hanno idea sul come arrivarci.
È così che, inevitabilmente, si affidano alla “struttura” regionale. Una macchina fantastica, come una Tesla, imposti la destinazione e lei ti ci porta!
C’è un però, decide lei quale strada farti fare, quali vie prendere, quali scartare, che velocità mantenere e così via.
È evidente che tutto ciò non è gratis: nessuno fa niente per niente.
È così che la Struttura, alias Dirigenti e Funzionari, tessono la propria tela, fatta di relazioni, conoscenze, riti e formalismi perfetti quanto incomprensibili ai non addetti ai lavori.
E così i malcapitati, Assessori impreparati, abboccano all’amo di turno e firmarlo porcate di ogni genere, come quelle raccontate in questo post e censurate, una volta tanto, dal TAR!
Sandalia, letta la sua ultima, siamo d’accordo su tutto.
Niente escluso.
Cordiali saluti
Vinicio
Egregio Vinicio. Il mio è stato un intervento sintetizzato e non certo esaustivo di un discorso ampio e lungo da sviscerare.
La sintesi può certo non aiutare alla comprensione complessiva se non è coadiuvata dalla perspicacia che, comunque, mi pare lei abbia.
Io mi sforzo di comprendere il suo intervento che, in massima parte condivido. Lei faccia altrettanto col mio: non ho certo scritto che la parte politica era all’oscuro di tutto, poiché ciò non sarebbe neppure possibile, visti gli atti finali di competenza Assessoriale.
Scrivevo di meccanismi sottili per i quali la struttura, a volte, pilota ed indirizza le decisioni politiche. Lasciando intendere alcune norme piuttosto che altre. Fornendo pareri in un senso piuttosto che in un altro. Piccoli e grandi passi che, alla fine, portano ad un risultato: orientare le decisioni finali!
È tutta qui l’arte di costoro. Ed è esattamente perciò che riescono a sopravvivere ad ogni cambio di Amministrazione.
È certamente possibile che non Dirigenti facciano e vengano pagati da Dirigenti: lo dice la Legge Regionale 31/1998!
E chi l’ha scritta la L.R. 31/1998? Formalmente il Consiglio. In realtà la Struttura che, guardacaso, ha confezionato alcuni commetti strategici ad essere interpretati in un senso od in un altro. Ogni riferimento ai commi 4-bis degli articoli 28 e 29 è assolutamente voluto.
Ossequi
Sandalia, rifletto su quello che scrive.
Attribuire la responsabilità alle strutture potrebbe significare che quei fatti avvengano senza che destra e sinistra lo sappiano. Esattamente il contrario! Destra, sinistra, centro, cespugli e fiorellini vari, rispetto al caso segnalato da Scioppino (peraltro analogo ad altre decine), sono in perfetta sintonia.
La parte politica sa tutto e deve dare l’assenso.
Nessuno può pensare che uno da solo possa atteggiarsi allo Scajola di turno. La invito a vedere un CV a caso di qualcuno beneficiario “a sua insaputa”.
C’è da chiedersi come farebbe uno che non è dirigente ad esercitare funzioni dirigenziali (e ricevere lo stipendio da dirigente) grazie ad una lista infinita di incarichi fiduciari (li chiamo così per rendere l’idea, senza concorso) per anni, molti anni, con reiterati incarichi dati da Direttori Generali diversi, oggi di destra domani di sinistra per passare più volte attraverso tutto l’arco costituzionale e in un periodo che abbraccia persino lustri.
Li guardi bene questi CV. Stranamente raccontano di persone che svolgono per anni, per non dire decenni, mansioni che afferiscono alla gestione continua, ripetuta e ininterrotta di misure dove si spendono soldi, tanti soldi.
E allora, è un caso? No, non lo è. È il presidio di processi, è la certezza della destinazione delle risorse, sono i giannizzeri a guardia dei sultani per assicurare che una cosa vada in un modo piuttosto che in un altro. Sandalia, tutto questo accade all’interno di un sistema di relazioni di cui la Politica fa parte. E purtroppo è un meccanismo che impatta anche sulla scelta di chi sta sotto i dirigenti (responsabili di settore) in una logica che prevede che i testimoni debbano essere fedeli.
Poi ci sono gli esecutori delle scelte condivise, quelli buoni per tutte le stagioni. Se andasse a guardare cosa hanno fatto nella vita scoprirebbe che hanno prodotto poco o niente. E che hanno fatto carriere da fenomeni.
Mario Pudhu, il referendum del 1946 ha visto la maggioranza dei Sardi pronunciarsi a favore dei Savoia. E non si tiri fuori che furono i Sardi ignoranti a votare Monarchia! È una castroneria storica. Gente come il Rettore dell’università di Sassari Antonio Segni fece propaganda e votò Monarchia. Camillo Bellieni, uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione, votò Monarchia. E ci sono altri innumerevoli esempi che si potrebbero fare!
I miei complimenti al signor Scioppino…più chiaro e sintetico di così non sarebbe possibile.
Tra i vari casi analoghi segnaliamo un caso che il sottoscritto ha denunciato formalmente presso l’Ersu ( qualche mese fa) con esito positivo: il tentativo è stato sventato.
Poi ne abbiamo segnato un’altro, chiedendo la sospensione in autotutela, in LAORE tre settimane fa…il DG ha fatto “orecchie da mercante” così come l’Assessora agli AA.GG. P e Riforma della Regione, e nei prossimi giorni partirà un ricorso vero e proprio.
Poi…purtroppo gli esiti si vedranno ” a Babbu Mortu”..però non è vero che si fa sempre finta di niente.
Purtroppo le norme giuridiche sono complesse ed il costo non incoraggia.
Cordiali saluti
… Caprera, no, no isciemu nudha de custu “atto di bontà” de Re Umberto II di Savoia! Ma custu Savoia iat iscarésciu su chi is Savoia iant tentu comment’e “Regno di Sardegna” de su 1718/20 a glória insoru e at iscarésciu sa Sardigna o no at tentu su tempus de dha pentzai su 1946?
O est chi is Sardus “nei secoli fedeli” su 1946 no teniant nudha de dhi pregontai e nudha dhi ant pregontau (e antzis su 1847 una cambarada de Sardus de Castedhu “motu proprio” funt andaus a Torino a pregontai a su Rei de dha “uniri” (!!!) a su Principato del Piemonte, cosa chi Carlo Alberto cun «regio viglietto» su 29 de su mesi de donniasantu at fatu, bontà sua)?
Intanti su Statuto “siciliano” sa Costituente de sa Repubblica italiana dh’at convertiu in Legge costituzionale (e unu confrontu tra s’Istatutu sicilianu e cussu chi ant “otriato” a is Sardus, po comprendi calincuna diferéntzia, dhu connòsciu de su 1975/76, de unu libbru de unu docenti universitàriu chi no arregordu e mancu fut sardu).
Ma a totus, e sempri a donniunu, sa responsabbilidadi cosa sua, po su chi at fatu e fintzes po su chi no at fatu! Ca seus fuedhendi e depeus fuedhai de nosu, no de is antipassaus! Depeus fuedhai de sa libbertadi e responsabbilidadi nosta in s’ora chi seus bius!
Sa chistioni de sa Sardigna e de is Sardus po is monàrchicus fut “No problem”. Ma de su disastru monàrchicu/fascista de su segundu macellu mondiali 1939/1945 ndi est essia sa Costituente de sa Repubblica Italiana/Istadu Italianu “antifascista” “democratica” e si podit isciri de is Giornalis chi si pubblicànt in Sardigna in is annus 1945/46/47 e de totu sa discussioni chi ant fatu po o contras a s’autonomia de sa Sardigna.
Fatu istat chi, a apustis de “Otto settembre 1943, cun s’incàrrigu a su Generali (no dh’arregordu) de “guvernai sa Sardigna” e formai una “Consulta” fata cun rapresentantis de totu is partidus, de “nòmini” sardus/italianus, foras su Partito Sardo d’Azione, ndi at essiu una proposta de “Istatutu” chi no connòsciu (ma isciendi comenti dha pentzànt is “rivoluzionari sardi comunisti” contràrius a dónnia e calisiollat autonomia ca sa rivolutzioni nosi dha portànt de s’itàlia), podeus unu pagu cumprendi ita podiat èssi sa proposta mandada de sa Sardigna a sa Costituente italiana. Fatu istat ca sa Costituenti, solu is ùrtimas tres dis chi teniat de tempus at dedicau a sa Sardigna e at semplicementi FULIAU a su “cestino” de s’àliga (ha cestinato) su chi dhi ant pediu de sa Sardigna e at aprovau cussu chi Lussu at classificau “felino gatto morto”: legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, sa gàbbia costitutzionale democràtica de is Sardos, e cun is ‘sardus’ etotu amministrada A FULIADURA de intzandus a immoi a minomaggioranza a campo larghista, ca totu is ‘politici’ a su postu de fai balli is pagus poderis chi puru dhui funt ant amministrau po fai carriera cun s’iscalita “RAS” («Regione Autonoma della Sardegna», e no «Regione Sardegna» a imbrógliu, mandronia e cunfusioni “otriata”, e ancora prus pagu est «regioni» geogràfica ca no seus sa dexennoésima regioni de s’Istivali-Itàlia, ca seus atesu 180 chilómitrus de mari in is dus puntus prus acanta cun Istivali!).
Ma nosu, is bius chi ancora arrennesceus a èssi bius e istaus in Sardigna, logu chi innanti de èssi totu su mundu est però su mundu ca assinuncas nosu no seus in perunu logu, is bius teneus sa responsabbilidadi/libbertadi/diritu/doveri de su chi feus nosu, si no seus buratinus o birillus o aprofitadoris fintzes de is prus bisongiosus, cun totu su chi cumportat su èssiri genti e no bestiàmini o carne da macello de sa ‘polìtica’.
E aici fintzes is àterus, fintzes is Italianus de s’Itàlia chi nosi portat in buciaca (e no “continentalis”, chi continentalis funt fintzes is Francesus e is àterus europeus chi no funt citadinus italianus) e depeus circai contus a chini guvernat sa Sardigna: s’Italia/Istadu italianu/Repubblica italiana, democràtica, monàrchica o fascista o it’àteru at a bolli.
E in Sardigna tocat chi fatzaus totu is contus cun is politicantis imbusticaus in í partius italianus o italianistas chi faint una ‘politica’ miseràbbili ca funt callellus de is partius italianus po aprofitamentu prus personali o de cambarada, partius iscallaus chi su chi si cumprendit est chi bolint VINCERE e VINCEREMO de fascìstica memória e prus de totu de idea gherrista ma no de ideali e bisóngiu minimamente umanu, in custa ‘civiltadi de gherra’.
Mario Pudhu sembra non sapere o non ricordare che la Sardegna nel 1946-47 ebbe la possibilità di avere lo Statuto speciale siciliano, che avrebbe dato molta più autonomia rispetto a quella ottenuta con lo Statuto del 1948! Lo Statuto siciliano del maggio 1946 porta la firma del Re Umberto II di Savoia. Emilio Lussu voleva che fosse adottato anche per la nostra Isola, ma una Consulta composta da politici ed intellettuali SARDI respinse la proposta. Caro Pudhu, se lo Stato ti offre di più e tu respingi l’offerta, la colpa sarebbe forse del “rapporto istituzionale tra Sardegna e Stato italiano”?? Ma po prexeri!!
E bi torras, tue, o Gianluigi Caprera, cun custa chistione chi su problema «non sono i continentali»!
Ma a lu cumprendhes chi sa dipendhéntzia no la faghent “i continentali” e mancu “gli isolani”, ca lu faghet su raportu istitutzionale/políticu tra sa Sardigna e s’Istadu Italianu? (si tue connosches e as cumpresu carchi cosighedha de custa chistione e de cust’istória!)
Segundhu tue tiat èssere chi su problema «sono da sempre i sardi quando occupano gli uffici in cui si prendono le decisioni»? E cales «uffici»?
E tandho ite faghimus, a su postu de nos leare e tènnere libbertade/responsabbilidade de nos guvernare, imparare e ischire guvernare, nos batimus o faghimus mandhare «i continentali» pro guvernare sa Sardigna e «occupare gli uffici»?
Ma cumpresu l’as chi de custa cambarada (e de sas àteras puru!) de “politici” sardignolos chi lis faghet fintzas ischifu a si pàrrere sardos no si ndhe tiat campare manc’unu chentza s’azudu de sos “locomotores” italianos faghindhe afariedhos de segamigasu e cretinadas? Ca inue, candho e comente ant imparadu a guvernare? A guvernare ițe? Sos afariedhos issoro personales?
Su “problema” za est própriu nostru, de nois Sardos totugantos (e no solu de cudhos «degli uffici» chi pares faedhendhe de impiegados), ma tocat a ischire proite e comente est nostru su problema de sa dipendhéntzia.
E menzus meda de nois l’ischit s’Itàlia chi allevat una cambarada de politicantes pedidores manorbas/maniales de totu sos colores de chircadores de votos pro andhare a “continente” (miga in Itàlia!!!) a nos batire azudu!!…
E qualcuno vorrebbe la Sardegna indipendente! Il problema non sono i “continentali”, ma sono da sempre i sardi quando occupano gli uffici in cui si prendono le decisioni. Se non si capisce questo, si continuerà a capire ben poco. La Sardegna è già nelle peste da Regione Autonoma. Figurarsi con l’indipendenza! Lassai perdi!
Signore e signori, applausi!
Perché qui non parliamo di normali dirigenti regionali… no, no: qui siamo davanti a degli **atleti del potere**, dei veri decatleti della carriera pubblica. Gente che in dieci anni ha fatto più cambi di ruolo di una cabina telefonica della Sip.
Io ho provato a fare una ricerca per contare le nomine, le selezioni, le promozioni… e a un certo punto mi è comparso un messaggio su Google: *“Attenzione, la memoria del server è esaurita”*.
Questi passano da un incarico all’altro con la leggerezza di una ballerina classica… peccato che la scena non sia il Bolshoi, ma la Regione Sardegna. E non importa se la Giunta sia di sinistra, di destra o di traverso: loro restano lì. Anzi, sono come il prezzemolo: li trovi ovunque, pure quando non li hai invitati.
insomma, curriculum infinito. C’è chi fa yoga per rilassarsi, loro invece accumulano incarichi: più che una carriera, sembra una collezione di figurine Panini. “Ce l’ho, ce l’ho, mi manca… oh, no, ce l’ho anche quello!”.
Ma il numero da circo vero è questo: in una sola selezione, il nostro eroe riesce a essere prima candidato, poi direttore generale della struttura che aveva bandito la selezione… e poi, plot twist, pure commissario della stessa selezione. Capite?
E mentre fa tutto questo, dirige anche un’altra struttura. Ma certo! Perché se Superman vola, lui firma. Non ha la S sul petto, ma una penna biro sempre pronta.
Porca paletta, questi sì che sono numeri! Mi sorprende che non lo abbiano già nominato Commissario europeo… o Segretario della NATO. Con la sua esperienza, potrebbe fare entrambe le cose contemporaneamente… e nel tempo libero, magari, pure arbitrare la Champions League.
E alla fine, la morale è una sola: se la Regione avesse cinque dirigenti così… basterebbero cinque persone per governarla tutta. Sempre le stesse cinque, naturalmente..
L’articolo dello Scioppino lega i fatti al contesto politico: era Solinas, era Todde.
Occorre esser realisti: questi non son fatti determinati squisitamente dal pilota della vettura, cioè la Politica.
Qui è la vettura, cioè la struttura burocratica, cioè funzionari/dirigenti interni alla Regione, ad aver inserito l’autopilot e aver guidato, a vista, da soli!
Questi sono fatti che si ripetono identici (!!!) da decenni!
Questa è una guerra “civile” all’interno della Regione, dove regna l’anarchia ed i ruoli, tra struttura ed amministratori, arrivano pure a invertirsi, al punto che è la macchina a condurre la corsa ed il pilota, fesso, a sorridere all’interno in balia di essa!
Egr. Prof..
Il dscorso è chiarissimo ed utilissimo per la stragrande maggioranza di coloro che, come me, mai ne ne verrebbero a conoscenza! Solo una brevissima osservazione sul titolo: poco chiaro,:per la omissione di alcune lettere.! Che male ci sarebbe stato a concludere il termine ca….. con le lettere mancanti….volo?
Io avrei preferito citare l’organo maschile depauperatore della verginità una volta solo femminile ora , in forte aumento, anche di quella maschile di cui, cazzo, non ricordo il nome!
Eppure viviamo nel paese delle grandi ca….volate e dovremmo essere abituati a simili sopprusi che, stavolta , tanto è macroscopico, mi auguro come ultima spes, non rimanga impunito.
INGENUO, quante volte te l’ho detto!! ho sentito urlare. la voce della mia coscienza !
,Cordiali saluti
Mi ricorda una storia simile, verificatasi in altro ambito, ma riguardante comunque la nomina di dirigenti a seguito di manifestazione di interesse, di cui aveva scritto tra la fine 2024 e l’inizio del 25 (se non ricordo male si trattava della Dott.ssa “ci stai sul razzo”). Se non fosse nato molti anni fa avrei pensato che Tomasi di Lampedusa si fosse ispirato a queste vicende per scrivere il suo Gattopardo.
A volte un raggio di SOLE squarcia l’ombra nelle dorate STANZE di Palazzo.
Nessun problema: una sistemata ai TENDAGGI e via di corsa a riprendere ad affidare incarichi Dirigenziali alla membro di segugio (ove il membro ha un’ottima VISTA ed il segugio un sublime OLFATTO).
E nessuno della struttura amministrativa della regione viene chiamato a rispondere per questi fatti, tanto in Procura e in Corte dei Conti si dorme un sonno profondo. O no?!?
Tutte le più incredibili nefandezze vengono fatte per un motivo
Signor Arturo Scioppino era e sarà sempre cosi, chi ha votato la Todde convinto che sarebbe cambiato qualcosa chissà se si è pentito
Sembra un racconto dalla trama piuttosto complessa. Tento di semplificare. Abbiamo: 1) un funzionario che da tempo (svariati lustri) svolgeva funzioni dirigenziali, sempre nello stesso assessorato e sempre gli stessi compiti, in virtù di nomine “fiduciarie” o, per farla ancora più semplice, senza concorsi; 2) un dirigente che, nel corso degli anni, è stato prima il capo del funzionario/dirigente fiduciario di cui sopra, poi suo concorrente per il posto oggetto del ricorso e poi ancora il componente della commissione che lo giudicherà nella selezione e che gli attribuirà l’incarico (sempre oggetto del ricorso); 3) in ultimo, l’altra componente della commissione, che ha illegittimamente dato l’incarico, oggi è capa del funzionario in questione che, nel frattempo che perdeva il ricorso, ha vinto il concorso per dirigenti; 4) oggi il funzionario, oramai dirigente a tutti gli effetti (ma ha fatto valere i titoli per i quali è stato randellato dal TAR?) svolge le stesse funzioni che svolgeva come funzionario/dirigente fiduciario da lustri. E’ così? Ah, dimenticavo. Oggi il protagonista di cui al punto 2 ha fatto ulteriormente carriera e cosa fa? Verifica, tra le altre cose, la correttezza delle procedure di nomina dei dirigenti della Regione. O, per dirla meglio: “svolge funzioni di coordinamento e supervisione riferite all’attività generale dell’Assemblea, con particolare e specifico riguardo alla legittimità degli atti e dei procedimenti nonché all’organizzazione, alle politiche del personale ed al controllo gestionale”.
Caro Arturo Scioppino, il suo pessimismo cosmico-regionale è fin troppo ottimista. Quello che descrive non è decadimento, ma un sistema che funziona perfettamente… per chi lo ha progettato così.
In altri tempi Edoardo De Filippo ci avrebbe fatto una commedia comica,,, ma ai tempi di oggi è una cruda vera realtà. Questa è la regione Sardegna ( amministrativa)