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Dalle Zone Economiche Speciali alle Zone Escluse Sarde

Posted on 25 Novembre 202125 Novembre 2021 By Paolo Maninchedda 5 commenti su Dalle Zone Economiche Speciali alle Zone Escluse Sarde

Ieri Il Sole 24 Ore ha dato un’importante notizia, ignorata dai media sardi.
Entro il 2 dicembre arriverà sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni il riparto di 630 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinato alle Zone Economiche Speciali del Sud.

Prima di proseguire, qualche dato.
Quante sono le Zes previste nel Sud?
Otto, di cui una in Sardegna (Decreto Legge 91/2017).
Quante sono quelle istituite?
Sette.
Quale manca?
Ovviamente quella sarda.
Perché?
Non si sa, ma voci insistenti dicono che tutto si sarebbe arenato nell’Ufficio del Capo di Gabinetto del presidente, perché ci sarebbe un problema di perimetrazione in Ogliastra, dove un privato vorrebbe alcune sue aree dentro la Zes e i dirigenti della Regione non sono certi della legittimità della pretesa.
Grazie a queste miserie da piratini torrentizi e neanche fluviali, la Zes non è stata ancora formalmente istituita.
E meno male che un pavoneggiante Solinas con aura chaneliana a marzo aveva vestito panni e toni catoniani e aveva sollecitato i parlamentari sardi a intervenire presso la Carfagna per accelerare l’iter istitutivo. Don Ignacio de la Stampa y Muron y Rai aveva anche predisposto il solito compitino paratecnico per esibire competenza con la stampa, che si bevve la tesina ignaciana con assoluta assenza di spirito critico. Risulta che la Carfagna abbia fatto un’elegantissima risata in faccia ai parlamentari, dimostrando che la pratica è ferma da sempre a Cagliari e non al Ministero. Coda parlamentare inchiappata e a domo.

Mentre i sardi bisticciavano per una rendita di posizione in Ogliastra e si ingessavano in queste stupidissime pretese di rendita e pensione, gli italiani del Sud lavoravano e andavano avanti.
Le diverse Zes del Sud presentavano diversi progetti da finanziare col Pnrr mentre la Sardegna ne presentava uno solo, preparato, peraltro, dall’Autorità portuale per le strade di collegamento al porto di Cagliari, del valore di 10 milioni. Il risultato è quello che segue, un riparto di 630 milioni che destina alla Sardegna poco più del 2,7% delle risorse. Vergognosissimo e tristissimo perché è il frutto di ignoranza, prepotenza, superficialità e pressapochismo.
Campania 136 milioni
Calabria 111,7 milioni
Ionica 108, 1 milioni
Adriatica 90,3 milioni
Abruzzo 62,9 milioni
Sicilia occidentale 56,8 milioni
Sicilia orientale 54,2 milioni
Sardegna 10 milioni

Economia, Politica

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Comments (5) on “Dalle Zone Economiche Speciali alle Zone Escluse Sarde”

  1. Giuseppe Aresu ha detto:
    25 Novembre 2021 alle 10:02

    Siamo alle solite… la responsabilità?
    Nostra!
    Eletti democraticamente, quindi gli amministratori in carica…hanno la libertà di amministrare, come riesce loro.
    Noi cittadini cosa possiamo/dobbiamo fare?
    Pongo domande, le risposte ai cittadini.

    Cortesemente, le risposte, non le lagnanze.
    Giuseppe Aresu.

  2. angelo ha detto:
    25 Novembre 2021 alle 09:47

    quello che mi fa storcere la bocca di questo post è l’immagine associata.
    chi ha allevato asinelli sa benissimo che essi sono animali davvero intelligenti

  3. Mario ha detto:
    25 Novembre 2021 alle 08:52

    Coment’ e «Parco di asini» (o agatade un’àtera categoria prus zusta) in Sardigna tenimus:
    àinos, molentes, burricos, burràglios, burriolus, cocinedhus, cocitus, cotzis, poledhos, uncónchinos (totu de allevamentu, pesados che fizos de famíllia o de “impresa” pro profit, comente in d-unas cantu bidhas pesant sos ainedhos pro atirare turistas curiosos, sa ‘richesa’ de su turismu, o de su ainismu).
    E fossis sos ‘campiones’ sunt fintzas totu colludus, totu mascrina, mascrina molentina de ‘guvernu’ (e s’iscít ca is féminas podint portai pantalonis, ma no callonis, ca serbit callonis po guvernai!!!)
    Donzi àtera categoria pro pretzisare sa “classe” mi paret solu peus. E nos munteninus sa menzus!
    E za andhat bene pro sighire a fàghere, e a fagher fàghere a sa Sardigna e a sos Sardos totu, su caminu de s’àinu (chi inue est coladu sa prima borta sighit a colare totu sas àteras chentza cambiare mai fintzas a mòrrere, chentza chircare si bi at un’àteru caminu, su zustu o nessi menzus) e no pro sa frimmesa de sa resone o sa gravidade de su bisonzu, ma pro su tostorrímine apredadu o de s’ignoràntzia, o de sa presuntzione o de s’aprofitamentu (e mancari pro totas tres ‘virtudes’ cojadas paris e indissolubili).
    O bazi e buscade pro cale àteru machine indissolubile.
    De bonu si iat a pòdere nàrrere ca in Sardigna dónnia molente docet.

  4. Bruno ha detto:
    25 Novembre 2021 alle 08:15

    Si continua a dare retta alla sig.a Randaccio, e questo è il risultato

  5. Mar ha detto:
    25 Novembre 2021 alle 07:17

    Anche del poco si può far molto…

Comments are closed.

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