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La natura e le firme

Posted on 17 Marzo 2014 By Paolo Maninchedda 4 commenti su La natura e le firme

alluvioneIeri i vigili urbani di Olbia hanno individuato un tappo di detriti in un canale del quartiere Bandinu. Si tratta di uno di quei tappi che, dinanzi a un’alluvione, possono scatenare un finimondo.
Ieri un consigliere regionale mi ha aggiornato sulla drammatica situazione di Seulo, Esterzili e Gadoni, senz’acqua da mesi.
Dinanzi a tutto questo, io ancora non posso firmare alcun atto, perché non ho giurato.
È un piccolo esempio di sfasamento temporale tra l’urgenza delle cose e i tempi burocratici. Qualsiasi decisione in molti Stati, europei e no, è una procedura, non una decisione; necessita infatti del concorso di più soggetti. Questa ragnatela di micropoteri chiamati a formalizzare una scelta, nata per rendere democratico e  partecipato uno Stato, sta in realtà consumando la fiducia negli stati. In fin dei conti, il decisionismo verbale di Renzi, che scopo comunicativo ha se non quello di supplire verbalmente – tentando così di suscitare fiducia e consenso – alla lentezza dell’azione dell’Amminsitrazione pubblica?
D’altra parte, qualsiasi iniziativa rapida, che volesse saltare qualche passaggio, si esporrebbe a interventi certi della magistratura contabile o penale.
Provo anche a immaginare uno dei tanti ostacoli prossimi venturi. Ieri il Presidente della Cassa Depositi e Prestiti, ha annunciato per luglio il pagamento di una tranche consistente dei debiti della Pubblica Amministrazione. Non è dato ancora capire come, ma è evidente che comunque il pagamento inciderà in qualche modo sul patto di stabilità. Se il Patto della Regione Sardegna non verrà adeguato al volume delle entrate derivante dall’art. 8, l’efficacia dell’intervento della Cassa Depositi e Prestiti sarà inferiore rispetto a quello che potrebbe invece essere.
Questa matassa non si dipana col solo esercizio della volontà. Serve una motivazione che attraversi le persone che formano, loro malgrado, il nodo dove tutto si perde. Serve una burocrazia e un ceto politico che si sentano parte della costruzione dello Stato, che vogliano provare la soddisfazione della trasformazione profonda della realtà, piuttosto che la frustrazione della distanza tra i desideri e la concretezza dei problemi. Insomma, il problema è l’anima della squadra, prima di ogni strategia agonistica. Una squadra dove i giocatori dicono che esistono problemi anziché risolverli o proporre soluzioni praticabili è una squadra da cambiare. Una squadra dove i tempi delle decisioni sono in ritardo di mesi rispetto ai tempi dei problemi è destinata a trovarsi di fronte alle rivolte sociali in men che non si dica.

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Comments (4) on “La natura e le firme”

  1. Antonio Basolu ha detto:
    29 Marzo 2014 alle 15:34

    Negli stati che funzionano esistono le leggi quadro che i funzionari applicano sulla base di indirizzi di programmazione politica. In Sardegna la Regione, invece di produrre leggi di settore (energia, acqua, formazione, commercio, protezione civile, province, università…) e definire un quadro di regole certe e durature, si occupa della gestione diretta delle aziende e degli enti, delle autorizzazioni in deroga, delle capitalizzazioni postume. Poi non ci si stupisca se davanti all’arbitrio si nasconde l’abuso e la magistratura interviene. L’ultimo esempio di decisionismo senza regole è stata la gestione del G8 e ancora ne paghiamo le paghiamo le conseguenze. Fare lo stato significa definire le sue regole di funzionamento, non decidere di volta in volta sui singoli problemi.

  2. Craru ha detto:
    17 Marzo 2014 alle 21:04

    Ecco la madre di tutti i nodi, occorre con urgenza una riforma del sistema, delle regole, una legislazione semplice ed efficace, sopratutto comprensibile. Provateci

  3. Antonello G. ha detto:
    17 Marzo 2014 alle 09:24

    ancora…
    Quand’anche il sistema burocratico funzionasse resterebbero una serie di nodi fondamentali da risolvere.
    Il primo fra tutti questi è la necessità di rendere efficiente il sistema di spesa perché possa essere garantito il miglior rendimento possibile dell’investimento fatto.
    Nel settore privato questo tipo di analisi è la regola, viceversa nel pubblico spesso è carente.
    Nei paesi anglosassoni e anche nel sistema europeo, ma in parte anche in quello italiano, si sopperisce a ciò attraverso l’integrazione dei due sistemi.
    La materia viene definita PPP Partenariato Pubblico Privato.
    Già quando studiammo un programma di sviluppo per Cagliari, come civici, ponemmo al centro delle iniziative questi procedimenti.
    Sono fermamente convinto che la medicina potrebbe funzionare anche per la grande madre.
    Qualcuno sin qui vi ha provato, in ambito portuale e balneare, tuttavia i risultati sono stati disastrosi perché chi progettò le opere ma soprattutto le procedure e il piano economico Finanziario badò principalmente all’immagine e all’interesse, non economico evidentemente: si perse in chiacchiere anziché badare al risultato o semplicemente al fatto che la macchina progettata potesse camminare.
    Ci si potrebbe scrivere molto, ma non voglio annoiare.

  4. Antonello G. ha detto:
    17 Marzo 2014 alle 09:11

    L’idea collettiva che un popolo ha di se stesso ne determina l”identificazione.
    Legami, ricordi, storie e Storia, usi e tradizioni, le percezioni comuni del paesaggio, formano la nascita di un senso di appartenenza, capace di suscitare emozioni forti in cui la passione prevale sulla mera logica utilitarista.
    Questo sentimento appartiene alla sfera ancestrale e si lega al mito della Terra come Dea Madre.
    Tutto ciò che vi appartiene, o a essa rimanda, plasma l’anima di un popolo e ne fa un unicum distinto.
    Solo questo senso profondo di appartenenza consente di centrare una comunità su un progetto e di realizzarne gli obiettivi, a prescindere dalle utilità e i benefici per i singoli.

    Tutto ciò per dire che alla base di ciò che prospetti vi deve essere un titanico lavoro culturale.

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