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Fine delle chiacchiere: a dicembre si vota per la Nazione e per il Presidente

Posted on 7 Novembre 20187 Novembre 2018 By Paolo Maninchedda

Ieri il tesoriere del Partito ha pagato il bonifico per l’utilizzo della piattaforma di voto on line.
Abbiamo trovato i soldi per farle con donazioni degli iscritti e dei sostenitori, tutte attraverso bonifico e tutte iscritte nel bilancio del Partito.
A dicembre i Sardi, per la prima volta nella storia, che si trovino in Sardegna o nel mondo, potranno votare e dire che si sentono una Nazione.
Per la prima volta sarà possibile constatare materialmente che a differenza di ciò che afferma la Costituzione italiana non c’è solo la Nazione italiana che è un’invenzione recente), ma anche una Nazione Sarda (che è una realtà millenaria).
Sempre ieri Matteo Murgia ha ufficializzato la partecipazione sua e della sua area alle Primarias – Primarie Nazionali della Sardegna.
Fino al 15 novembre sarà possibile presentare altre candidature. Sappiamo di un’iniziativa che riguarda un sindaco donna e un’altra che vedrebbe candidato un noto imprenditore della sinistra sarda.
Un dato è dunque certo: si vota.
Oggi registriamo una offensiva mediatica del Pd, al quale diciamo in maniera chiara due o tre cose.
Noi non siamo disponibili ad alleanze fatte a tavolino. Per noi le alleanze si costruiscono con processi democratici, con dibattiti seri sulle cose fatte e da fare, chiamando al voto gli elettori sulle proposte.
Siamo stati l’unica forza politica che ha aperto un débat public sulle regole delle Primarias, dibattito aperto a tutti e trasparente. È singolare che a dieci giorni dalla scadenza della presentazione delle candidature, senza aver mai assunto un’iniziativa sulle regole pubblicate, si chieda di condividere data e regole. Peraltro le regole sono semplici: segretezza del voto, libertà di voto, una testa – un voto. Non sono primarie partitocratiche: non sono primarie per i grandi elettori che mobilitano i clienti; sono primarie per i cittadini che dal proprio telefono, dal proprio computer, da dove vogliono, scelgono di votare. Libertà e trasparenza.
Siamo l’unica forza politica al lavoro nella Repubblica italiana che non impone una propria leadership, ma propone una gara aperta a tutti gli elettori.
Se si vuole parlare con noi, si deve accettare il rischio della competizione sulle cose e sui candidati, non foss’altro perché col Pd abbiamo punti di vista differenti su diverse cose che devono e possono essere mediati solo attraverso un dibattito e una competizione pubblici.
Noi, per esempio, pensiamo di azzerare la riforma sanitaria, di rompere la cappa di dominio politico e di conseguente disservizio che si è affermata in Sardegna.
Il Pd che dice?
Noi pensiamo che il rapporto di qualsiasi governo sardo con lo Stato e i Governi italiani debba essere competitivo.
Il Pd che pensa?
Noi pensiamo che la Sardegna sia una Nazione.
Il Pd che pensa?
Noi pensiamo che la Sardegna sia stata trasformata dai grandi gruppi commerciali in un aggregato anonimo di consumatori che hanno perso la memoria di come si produce qualcosa.
Il Pd che pensa?
Noi pensiamo che l’agricoltura sarda sia priva di strategia politica e non riesca a valorizzare i suoi punti di forza.
Il Pd che pensa?
Noi pensiamo tutto il male possibile della Buona Scuola di Renzi e delle riforme istituzionali del governo Renzi.
Il Pd ha cambiato idea oppure no?
Noi pensiamo che con Forza Italia e le forze moderate del Centrodestra italiano sia necessario tenere aperto un dialogo nazionale sardo, per salvare la Nazione sarda dall’egemonia delle regioni forti dell’Italia oggi al potere.
Il Pd che pensa?
Su questo e su altro, serve competizione regolata, non certo giochetti egemonici che con noi non hanno mai funzionato.
Ai giornali chiediamo rispetto. Noi produciamo fatti, non indiscrezioni inverificabili. Ogni tanto vorremmo che si parlasse anche dei fatti.
Su questi temi si riuniranno stasera l’Esecutivo Nazionale del Partito dei Sardi e domenica il Direttivo Nazionale.

Elezioni, Politica

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