Skip to content
  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Cookie policy
  • Login
Sardegna e Libertà

Sardegna e Libertà

  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Lavoro e impresa
  • Cronaca
  • Salute
  • Ambiente
  • Stato sardo
  • Toggle search form

Porto Canale: da quando si sa che avrebbe chiuso?

Posted on 30 Settembre 201930 Settembre 2019 By Irene Chessa

Aprile 2003. Le prime sei navi portacontainer fanno il loro ingresso maestoso nel Porto Canale di Cagliari, passato, appena due mesi prima, sotto il controllo del gruppo tedesco Eurokai-Eurogate, dopo la conclusione di una lunga trattativa con gli azionisti di maggioranza della CICT.

Thomas Eckelmann, Presidente del Gruppo Eurokai-Eurogate e sua moglie, Cecilia Battistello, Presidente del Gruppo Contship Italia e della CICT, hanno un obiettivo ambizioso: portare a Cagliari, entro il 2008, almeno un milione di container. Il Porto Canale di Cagliari avrà presto il suo posto al sole nello scenario del transhipment del Mediterraneo. L’entusiasmo è alle stelle. Anche per gli effetti positivi che tutto questo avrà sull’occupazione.

I rappresentanti sindacali del territorio sono impegnati da anni nel portare avanti la difficile vertenza del Porto Canale. CGIL, CISL e UIL con Giorgio Asuni, Angelo Vargiu e Rinaldo Mereu non si fermano, però, al recente importante traguardo e premono affinchè sia presentato al più presto il piano operativo che formalizzi quanto pattuito con la Contship. Insomma, sembra proprio che, finalmente, lo scalo cagliaritano abbia trovato il vento giusto e chi pensava fosse già tutto scritto, deve ricredersi.

Settembre 2019. Nel frattempo, qualcosa è cambiato. Quello stesso vento che, solo qualche anno prima, aveva condotto il Gruppo verso il Porto di Cagliari, spinge la Contship ad investire, già dal 2007, in terra africana, nel porto di Tangeri. Con l’individuazione di un nuovo hub come base logistica per le operazioni di transhipment nel Mediterraneo ha inizio il disimpegno del Gruppo Contship nel garantire a Cagliari una posizione di rilievo nel settore, che si manifesta anche attraverso i mancati investimenti in nuove infrastrutture. In posizione privilegiata per intercettare i traffici mondiali alle porte di Gibilterra, il terminal Contship movimenta oggi a Tangeri circa 1,4 milioni di contenitori all’anno ed ha recentemente acquisito ulteriori quote nel secondo terminal che potrà movimentare, dalla prima metà del 2020, ulteriori 1,5 milioni di contenitori all’anno.

La crisi dello scalo cagliaritano, come si evince, è tutto fuorchè un fenomeno improvviso.   

Intanto la vecchia guardia del sindacato non c’è più e le importanti battaglie di un tempo sono ormai uno sbiadito ricordo. Di fronte alla situazione di crisi del Porto Canale i dirigenti sindacali danno oggi l’impressione di essere burocrati che gestiscono lavoratori unicamente per amministrare tessere.

Diamo per acquisito e scontato il fatto che le organizzazioni sindacali si preoccupino di salvaguardare il livello occupazionale, tutelando i lavoratori che, da soli, non avrebbero la necessaria forza contrattuale. Tanto che CGIL, CISL e UIL hanno recentemente sottoscritto un accordo con la Regione Sardegna, poi ratificato al Ministero del Lavoro, che prevede, per dodici mesi, la cassa integrazione per cessata attività della CICT per 210 lavoratori. Tutto questo, però, non basta.

Dovrebbe, infatti, essere altrettanto ovvio, per un sindacato moderno ed efficiente, di fronte ad una crisi di tale portata, possedere la capacità di intercettare i bisogni e di trasformarli in proposte d’azione a medio e lungo termine per la rinascita del Porto Canale. O dobbiamo pensare che il sindacato sia strumento utile solo per chi vi opera, cioè i sindacalisti?

Sta di fatto che il Porto Canale chiude e avrebbe meritato più attenzione e impegno da parte di tutti.

Politica, Trasporti

Navigazione articoli

Previous Post: I giganti di Mont’e Prama: la storia e la vergogna
Next Post: A proposito di fisco: governare con la giustizia vera o con le minacce?

Ti prometto che crescerai

Cagliari, 27-30 aprile 2025

Racconta una storia sarda

Racconta una storia sarda

Vent’anni di Sardegna e Libertà, Nuoro, 21 luglio, ore 18:30

Racconta una storia sarda

Ultimi commenti

  • Rosa Maria su Il curriculum che non c’è: avanti un altro
  • Mike su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • Antonio su Il curriculum che non c’è: avanti un altro
  • Arminio su Violante, e l’onore?
  • Raimondo/Mundicu su Il curriculum che non c’è: avanti un altro
  • Vinicio su Il curriculum che non c’è: avanti un altro
  • A su Il curriculum che non c’è: avanti un altro
  • Ginick su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • Antonio su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • Antonio su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • Giampiero su Desirè, ma tu cosa sai e da che parte stai?
  • mauro canu su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • Carlo su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • A su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”
  • Pietro su Corte dei conti: “Rispettate le competenze e dite meno balle”

Nuove province per nuovi disoccupati eccellenti

Nuove province per nuovi disoccupati

Sardegna e Libertà si ispira culturalmente ai valori di libertà, giustizia, sostenibilità, solidarietà e non violenza, così come essi sono maturati nella migliore tradizione politica europea.

Sardegna e Libertà – Quotidiano indipendente di informazione online

Registrato il 7 novembre 2011 presso il Tribunale di Cagliari. Num. R.G. 2320/2011 – Num. Reg Stampa 8
Direttore responsabile Paolo Maninchedda

Copyright © 2022 || Sardegna e Libertà ||

Powered by PressBook Blog WordPress theme

AUTORIZZAZIONE ALL'USO DEI COOKIE. La legislazione europea in materia di privacy e protezione dei dati personali richiede il tuo consenso per l'uso dei cookie. Acconsenti? Per ulteriori informazioni visualizza la Cookie Policy.AcconsentoNoCookie policy