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Mucche malate e alleati politici (dei batteri e dei virus)

Posted on 26 Giugno 202526 Giugno 2025 By Alberto Laddomada 9 commenti su Mucche malate e alleati politici (dei batteri e dei virus)

L’arrivo in Sardegna di una nuova malattia animale, la dermatite nodulare contagiosa dei bovini o lumpy skin disease, sta causando comprensibilmente molte preoccupazioni e una conseguente elevata attenzione mediatica, basti pensare che il Direttore de L’Unione sarda gli ha dedicato un articolo in prima pagina, domandandosi come mai tutto questo stia succedendo.

La risposta a questa domanda non è semplice e non può essere sottratta ad una analisi che rischia di essere anche molto complessa.

I batteri ed i virus evolvono rapidamente a seguito ai cambiamenti degli ecosistemi causati dal genere umano da un paio di secoli a oggi: industrializzazione, urbanizzazione, deforestazione, evoluzione molto rapida e radicale delle modalità di allevamento degli animali da reddito e più in generale del rapporto uomo-animale, movimenti sempre più intensi di persone, animali, e merci su scala globale, cambiamenti climatici epocali.

La pandemia da Covid della quale l’intera umanità è stata vittima (ma di cui ci siamo già dimenticati) è stata causata da un virus di origine animale che, in Cina, si è diffuso all’uomo. E non è stata che la parte più evidente di un iceberg di dimensioni enormi: quello che ribolle all’interno del mondo della microbiologia e della virologia deve (dovrebbe) essere causa di grandi preoccupazioni per tutti e non motivo per sterili e vuote polemiche politiche.

L’antibiotico-resistenza sta già causando in tutto il mondo enormi problemi alla salute umana (si pensi alle infezioni ospedaliere) e ne causerà di ancora maggiori nei prossimi anni. Nel mondo degli animali e degli allevamenti zootecnici questo tipo di problemi è ancor più evidente. Lo sappiamo bene in Sardegna, terra di frontiera con l’Africa, dove dall’inizio di questo secolo abbiamo osservato l’arrivo di virus come quello della Bluetongue (meglio conosciuta come lingua blu), malattia che ha causato danni enormi agli allevamenti ovini, caprini e bovini e più in generale all’economia isolana, e della malattia emorragica epizootica del cervo.

La ricerca scientifica ha dimostrato che, entrambi questi virus, sono arrivati in Sardegna, diffusi da insetti arrivati con il vento dal Nord-Africa, dopo avere attraversato il breve braccio di mare che ci separa, rendendo vani i confini disegnati, non dall’uomo, ma dalla natura. Ed è molto probabile, la certezza si avrà dalle analisi in corso, che anche per la dermatite dei bovini le cose siano andate allo stesso modo, dato che è nota la presenza di un focolaio nella vicina Tunisia.

Ma anche fuori dalla Sardegna, in tutta Europa e in tutto il mondo, malattie animali come la peste suina africana (che noi sardi conosciamo bene, ma di cui siamo riusciti a liberarci) stanno causando enormi preoccupazioni e danni economici notevolissimi. La PSA ora rischia di mandare all’aria il comparto suinicolo del Nord Italia, che è alla base di uno dei fiori all’occhiello della produzione agroalimentare nazionale, basti pensare al Prosciutto di Parma e a quello di San Daniele. L’influenza aviare sta causando enormi danni economici in molti paesi in Europa, in Asia, in America (in molti si ricorderanno che è alla base dell’aumento del prezzo delle uova negli USA) e potrebbe causare una nuova pandemia umana. Il vaiolo ovicaprino e la peste dei piccoli ruminanti (non presenti in Sardegna), si sono diffusi in molti paesi asiatici e persino nei Balcani.

In questo contesto così articolato e problematico, indicare la “gelida burocrazia europea” quale (co)responsabile di problemi sanitari di queste dimensioni, come ha fatto L’Unione Sarda, è quanto meno fuorviante e semplicistico.

Quando si parla dell’emergere di nuove malattie animali e al loro potenziale impatto, in alcuni casi, anche sulla salute umana, si deve considerare che si è di fronte a fenomeni globali, che vanno affrontati a livello locale, ma con uno sguardo ampio ed una visione complessiva. Anche solo adombrare che la soluzione a questi problemi sia addossare le colpe a una entità esterna, per giustificare la propria inerzia nell’affrontare l’emergenza per poi magari reclamare a gran voce indennizzi, non è certamente utile.

Esiste una ricetta magica per affrontare questi problemi? Sicuramente no, ma certamente bisogna partire dalle esperienze positive che fortunatamente abbiamo maturato anche in Sardegna. Mi riferisco alla eradicazione della PSA che dieci anni fa sembrava impossibile da realizzare e che, invece, è una realtà acquisita e riconosciuta che pone la Sardegna, tra le poche realtà virtuose nel contrasto a questa malattia.

Cosa ho personalmente imparato dall’esperienza dell’Unità di progetto, alla quale ho partecipato assieme a molti altri e che ritengo possa essere di aiuto anche in questa circostanza?

Innanzitutto, occorre una forte sinergia tra i decision-makers (i decisori politici, in primis) e gli esperti, e più in generale tra tutti gli attori, pubblici e privati, interessati al fenomeno. Questo si ottiene solo quando c’è una forte volontà politica di raggiungere l’obiettivo, si ha il coraggio di esporlo pubblicamente e si determinano le condizioni affinché si crei la necessaria sinergia tra legislazione, amministrazione attiva e scienza: in pratica quello che è avvenuto nel 2014 grazie alla Giunta Pigliaru e all’Unità di progetto per l’eradicazione della PSA.

Rispetto ad allora, il quadro normativo europeo, è stato recentemente rivisto ed aggiornato con il Regolamento 2016/429 sulla sanità animale, di cui rivendico orgogliosamente di essere stato uno dei promotori durante i molti anni trascorsi a Bruxelles presso la Commissione Europea. Questo regolamento offre un’ottima base sulla quale si devono poi innestare le norme nazionali e regionali, per affrontare con i giusti strumenti le epidemie locali.

Da un punto di vista tecnico-scientifico, in Sardegna si dispone di validissimi tecnici, nell’Istituto Zooprofilattico, nei Servizi veterinari e nelle Agenzie regionali, che anche nelle attuali circostanze emergenziali causate dalla dermatite bovina, si sono subito mobilitati, forti anche delle esperienze maturate negli ultimi decenni con le altre malattie che ho già menzionato.

L’Unità di progetto per la eradicazione della PSA, nella sua versione originaria e non nell’attuale simulacro privo di risorse e competenze, rappresenta un precedente importante al quale ispirarsi quale modello organizzativo, che andrebbe utilizzato anche per la dermatite bovina. Un modello innovativo, quello stabilito con Legge Regionale del dicembre 2014, che rifletteva una visione ampia del problema e che ha riunito ottimi esperti, con un mandato preciso da parte dei decisori politici.

La lungimiranza delle autorità politiche e la competenza degli esperti sono dunque prerequisiti per venire a capo di problemi complessi come le malattie animali ed il loro grande impatto sociale, economico e politico, specie in un territorio come la Sardegna.

Al contrario, il migliore alleato delle malattie animali è la politica di piccolo cabotaggio, fatta di assenza di visione, demagogia e deresponsabilizzazione, che cerca di spacciare ai cittadini-elettori soluzioni facili a problemi complessi. Se questo non viene compreso e non si addiviene a una condivisione dell’obiettivo e del metodo con cui affrontare questa emergenza di sanità animale, la Sardegna, con tutto il suo comparto zootecnico e le relative filiere produttive, rischia di ripiombare nell’isolamento e nella marginalità.

 

Agricoltura, Allevamento, Politica, Vetrina

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Comments (9) on “Mucche malate e alleati politici (dei batteri e dei virus)”

  1. Antonio ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 18:58

    rimettere i controlli sanitari nei porti arriva bestiame da ogni parte senza controllo prof ma quando mai i politici regionali copieranno Pigliaru con la presunzione che hanno

  2. Ginick ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 15:50

    Egr. Prof.
    Faccio il bis per due sole questioni: la prima onde evitare il panico di coloro. non avvezzi alla terminologia medica: la PSA, la BT e la LSD (Dermatite Pustolosa contagiosa dei bovini) NON SONO ZOONOSI (come afferma il gentile e attento osservatore sig. Rocchitta) cioè, per fortuna di tutti, non sono malattie che dagli animali si trasmettono all’uomo o viceversa !
    Il secondo aspetto ,molto più preoccupante, è stato il focolaio accertato nel mantovano, dove secondo i primi dati anamnestici raccolti nell’ azienda sono stati introdotti capi bovini di provenienza dalla Sardegna ed è basilare conoscere, anche ai non addetti ai lavori, l’ esatta provenienza comunale degli animali Se a ciò aggiungiamo un secondo focolaio a Ollolai, distante da Orune circa 10km, possiamo prevedere che, a breve , potremmo avere altri focolai nel circondario.
    Ma il problema si sposta alla esatta definizione della provenienza del virus. Come è giunto da noi? Bovini vivi, materiale organico o anche in pelli bovine sottoposte a semplice essiccazione e non a trattamenti disinfettanti necessari per escludere il veicolare virale? Occorre fare in fretta,onde evitare il possibile diffondersi della malattia a zone sempre più vaste, auspicando che ciò non sia già accaduto E solo, ripeto, il metodo Pigliaru può darci le risposte più attendibili. Occorre la collaborazione di tutti. Allevatori, autorità locali, forze dell’ordine a supporto dei servizi veterinari pubblici ai quali come prima disposizione regionale sarebbe opportuno compattare, provvisoriamente, in unica unità operativa per perseguire obiettivi prioritari comuni e non restare divisi nei tre attuali settori che ne minano alla base l’ efficienza e l’efficacia in momenti emergenziali come questo che stiamo vivendo!
    Chiedo venia a lei e a tutti i lettori per l’ insistenza dello scrivere.
    Saluti a tutti.

  3. Mario Pudhu ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 15:36

    … Isperamus chi no ndhe apet collidu carchi “virus” de apesta mala totu su “Campo Largo” e fetat impresse su netzessàriu prima chi si che morzat “decaduta” (cioè, da caduta, per caduta), sinono ndhe amus a tènnere sas rutas e àteros tzurumbones (prus de sos chi zughimus, in conca!!!).

  4. Pierpaolo ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 11:38

    Giusto riconoscere i meriti di quanti hanno organizzato la battaglia alla P.S.A.,ma occorre ricordare ogni tanto quanti l’ hanno combattuta sul campo. Gli attori non secondari che con convinzione si schierarono furono anche i sindaci che subirono ritorsioni e pesanti minacce, a seguire con sempre maggior convinzione i cacciatori quando videro man mano ridursi le zone rosse a seguito dei campionamenti da loro forniti. Occorre dare atto del sacrificio e abnegazione degli operai di Forestas che offrirono l’ assistenza con mezzi e uomini in ogni blitz si questa parola per indicare le operazioni quasi militari condotte con l ausilio del corpo forestale della Sardegna che con la loro presenza capillare ottenevano e scovavano nei monti le informazioni per individuare gli allevamenti clandestini da eliminare e successivamente accompagnare e vigilare sulla sicurezza degli operatori . Continuando con perseveranza al convincimento delle compagnie di caccia e degli operatori agricoli sino alla completa eradicazione. Tutto e andato bene allora, però ora si sta assistendo ad un completo decadimento per senescenza di strutture come Forestas e la Forestale a tutto vantaggio della struttura della protezione civile che nei capienti magazzini accumula mezzi e derrate che alla scadenza vengono avviati allo smaltimento senza mai averli utilizzati ad esempio nel ristoro di quanti sono impegnati in prima linea sul fronte degli incendi . Per di più ora c è la notizia che circola con insistenza che la giunta vorrebbe spostare tutti i concorsi pronti e necessari alla sostituzione degli ultra sessantenni (magari pensa di sistemare la baracca richiamando in servizio pure i pensionati come per i dottori in sanità) il tutto a beneficio delle assunzioni definitive dei loro staff provvisori in Consiglio regionale prima dello scioglimento anticipato della consigliatura.

  5. mereu.maurizio55@gmail ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 11:21

    Il dott.Laddomada, con pochi ma importantissimi concetti ha dato il via affinché anche questa emergenza possa e debba essere affrontata con competenza e responsabilità, infatti in questi giorni si sono solo sentite le voci dei media senza competenza e altrettanta superficialità da.parte di responsabili di organizzazioni agricole…non ho sentito, ad eccezione del commento del Dott
    .Laddomada, opinioni di esperti del settore…che molto probabilmente nn sono stati neppure interpellati…..

  6. Stefano Locci ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 11:11

    Egregio, complimenti per la Sua impeccabile disamina anche sotto gli aspetti più tecnici. Concordo che il nostro IZS sia di alto livello e di enorme esperienza.
    Unico neo nella esposizione, mi si consenta, il riferimento al covid: è arcinoto che sia stato frutto di manipolazioni poi sfuggite di mano.. Tuttavia le conseguenze di ciò sul piano geopolitico continuano a bollare come complottiste tesi che sono state suffragate da prove evidenti (citofonare USA ). Saluti.

  7. Ginick ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 11:03

    Egr. Prof.
    corretta disanima che approvo in toto! Mi sia consentito fare una banale osservazione: per 35 anni i servizi veterinari pubblici sono stati lasciati soli sia da governi regionali di sx che di centro dx. a combattere contro la Peste Suina Africana ! Onore e merito alla giunta Pigliaru per aver capito che solo un concorso di forze avrebbe risolto il problema.E così è stato!
    Più complesso e lungo il discorso sulla Blue Tongue. 27 sierotipi differenti di virus rendono complessa la lotta alla malattia,benché per questa infezione,trasmessa da moscerini, siano stati sperimentate con successo diversi vaccini ,si badi, diversi per i vari tipi virali.
    In merito alla Dermatite nodulare contagiosa, new entry nello scenario zootecnico sardo, dico subito che non condivido l’ ipotesi prospettata da Bartolazzi, famoso per aver ptoposto l’uso dell’ azoto liquido per combattere la battaglia larvale contro la B.T., che l’ arrivò della malattia sia dovuta al trasporto del virus da moscerini africani infetti( come avvenne per la B.T.),perché se fosse vera tale ipotesi il focolaio di Orani, (che si trova al centro dell’ isola) vorrebbe dire una sola malaugurata evenienza: il virus si sarebbe già diffuso su tutto il territorio nel sud della regione. I primi focolaio di B.T. si ebbero a Pula e S.Anna Arresi, preceduti da una violenta sciroccata 20 gg prima dei focolai, a riprova che i moscerini infetti vennero trasportati dal vento , dato che l’ incubazione della patologia avviene nelle tre settimane successive alla inoculazione.
    Ora dobbiamo fare in fretta e bene. Prima si opera e prima si può giungere all’ eradicazione. In primis applicare rigidamente il Regolamento di Polizia Veterinaria senza le solite inquinanti mediazioni politiche. ( il medico pietoso fa la piaga verminosa) che prevedono blocco della movimentazione di animali fino alla estinzione del / dei focolaio /i infettivi; abbattimento immediato delle mandrie con capi infetti e visto che si ha la possibilità di avere un vaccino già in commercio, avviare al più presto una profilassi vaccinale per ALMENO UN BIENNIO,su tutta la popolazione animale sensibile all’azione virale!
    Riuscirà la Todde e il Bartolazzi(autodefinirsi rombo di tuono non sarà sufficiente, occorre essere più veloci del fulmine) ad affrontare con il dovuto vigore la nuova situazione? La strada l’ha tracciata Pigliaru,è sufficiente seguirne le orme!
    Vedremo…..
    Cordialmente

  8. Renato ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 10:00

    Casualmente, proprio in questi giorni, ho ripreso in mano il libro di Francesco Manconi “Castigo de Dios – la grande peste barocca nella Sardegna di Filippo IV”
    Professore quando Lei parla di “politica di piccolo cabotaggio,fatta di assenza di visione, demagogia e deresponsabilizzazione” sembra di essere tornati nell’Alghero del 1652

  9. Massimo Rocchitta ha detto:
    26 Giugno 2025 alle 09:56

    Buona parte delle zoonosi di cui trattasi, veicolate da insetti vettori (ma pure, giusto per fare un esempio, la lotta alle cavallette), possono essere efficacemente contrastate ripristinando un organismo regionale che si occupi di lotta agli insetti (sull’esempio dell’ex CRAI e, prima ancora ERLAS).
    La storia è nota: anteponendo logiche ideologiche per la gestione della “cosa pubblica” rispetto al servizio da rendere, alla metà degli anni ’80, si pretese di spezzattare la competenza alla lotta agli insetti tra le 4 provincie, con il risultato che, per alcuni anni, questa lotta è stata compiuta in alcune Provincie ed in altre gli addetti sono stati trasferiti ad altre attività “più cogenti”, per poi abbandonare la prassi quasi dappertutto (prevalentemente sul terrirorio).
    Bisogna quindi ripristinare un organismo di questo genere (approfittando dell’insularità che facilita questa lotta e la centralizazzione dell’attività) per il monitoraggio costante (in collaborazione con gli enti intermedi) e per i trattamenti quando necessari: esistono oggi prodotti che consentirebbero un uso mirato, senza adottare procedure di controllo “massali” che colpirebbero i vettori ma anche i loro avversari e altri insetti utili,
    Al riguardo ci sono diversi disegni di legge che riposano nei cassetti della Giunta e del Consiglio Regionale.
    Il sistema è certamente più economico rispetto a quello (giusto per fare un esempio) di inseguire vaccini (molto costosi e con la difficoltà di azzeccare il virus target) o altre ipotesi di cui si favoleggia (tipo repellenti ed altro…certamente utili, da utilizzare a complemento dell’attività, ma insufficienti a contrastare i fenomeni).
    Si tenga anche conto che il bestiame che oggi popola il nostro territorio è più “ingentilito” rispetto a quello di un tempo (selezionato da millenni di eventi analoghi e scarsità di alimento), quindi più produttivo ma anche più suscettibile di subire gravi conseguenze da questi attacchi.
    Il cambio climatico c’entra ma fino ad un certo punto..
    Cordiali saluti,
    Massimo Rocchitta

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