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L’arte italiana del silenzio della coscienza

Posted on 16 Marzo 201916 Marzo 2019 By Paolo Maninchedda

L’Italia fa ottimi affari con l’Iran, e con l’Italia tutta l’Unione europea. È uno dei maggiori terreni di scontro con gli Stati Uniti, che invece, rompendo gli accordi firmati da Obama, vorrebbero isolare economicamente e politicamente l’Iran.
Fatto è che l’Iran ha condannato l’avvocato Nasrin Sotoudeh, premio Sakarov, la donna di 55 anni più impegnata al mondo sul versante dei diritti umani, a 38 anni e a 148 frustrate. È stata condannata, tra gli altri reati, per incitazione alla prostituzione perché ha difeso alcune donne che rifiutavano di portare il velo.
L’Italia se ne frega. In nome degli affari. L’Italia della gogna giustizialista di questi anni, l’Italia dello stato etico che in nome della lotta alla corruzione sta creando un sistema abominevole di controllo delle cose e delle persone da parte dello Stato, l’Italia dell’odio e delle pene sempre più severe, delle carceri sempre più inumane, l’Italia violenta e ipocrita se ne frega di Nasrin Sotoudeh. Noi la teniamo in mente, come esempio e come strazio dell’anima.
Questa Italia avviata alla competizione dell’odio, ovviamente ciclicamente ritrova la strada per moralizzare il male della storia. Tajani ha chiesto scusa per aver detto che Mussolini prima delle leggi razziali ha ben operato in Italia, ma ciò non toglie che questa tentazione di riconciliazione con l’operato del fascismo è molto diffusa nella destra moderata italiana e in qualche modo ha la stessa funzione del negazionismo per la destra tedesca: l’assenza di una colpa e di un profondo rimorso rinvigorisce le radici e connette il passato col presente.
Allora, proprio per ricordare ciò che si vuole dimenticare, è bene riproporre l’elenco dei misfatti fascisti riepilogati recentemnte da Sansonetti:
– abolire la democrazia politica;
– manganellare e uccidere centinaia di militanti e dirigenti antifascisti (non c’è solo Matteotti; per citare solo i nomi più famosi ci sono, ad esempio, Carlo e Nello Rosselli, Piero Gobetti e Giovanni Amendola);
– mettere fuorilegge i partiti antifascisti e i sindacati operai;
– abolire la libertà di stampa;
– cacciare dalle cattedre universitarie i professori che non giuravano fedeltà al Duce;
– istituire un tribunale speciale per i delitti contro il fascismo;
– imprigionare – o costringere a rifugiarsi all’estero – i principali dirigenti dei partiti liberali, socialisti, cattolici e comunisti e anche la maggior parte degli intellettuali. Per fare solo qualche nome di intellettuale, ricordiamo Antonio Gramsci, Ernesto Rossi, Vittorio Foa, Luigi Sturzo, Gaetano Salvemini.
Dopo tutto questo giungono le leggi razziali e la guerra. Guai a dimenticare, come diceva Primo Levi.

Diritti, Politica

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