La gloriosa Nuova Sardegna, il giornale che si vanta di essere a Sinistra (in realtà è il giornale dei pochi capitalisti sardi sopravvissuti, non ha più una propria rotativa, è molto legata ai suoi clienti pubblicitari), il giornale che tratta le vicende giudiziarie sempre dall’alto dell’accusa e solo occasionalmente e con fastidio da quello della difesa, ha fatto nei giorni scorsi una figura di m…. da manuale.
Tutti abbiamo ancora in mente l’ottimo risultato delle indagini della Procura di Livorno che hanno portato all’arresto dei presunti colpevoli della clamorosa rapina del marzo scorso.
Il 21 maggio, avantieri, il giornale turritano ha aperto la prima pagina con un titolo sparato e valorizzato in rosso: L’assalto. La pista cinese per ripulire i 3 milioni. A seguire l’annuncio: “Il commando ha affidato i soldi del colpo al portavalori sull’Aurelia, a San Vincenzo, a un’organizzazione con basi solidissime nella Chinatown toscana e forti ramificazioni a Cagliari e Olbia”. Dopo di che, addirittura un virgolettato attribuito al Procuratore della Repubblica di Livorno:
“Potrebbero essere finiti nelle mani dei cinesi, sotto indagine della nostra Procura per il sistema di riciclaggio di denaro in Sardegna”.
La giornalista che ha firmato l’articolo, non contenta dello ‘scoop’, ha pubblicato su Facebook una foto dell’apertura della Nuova e di una vecchia prima pagina dell’Unione, ridicolizzando quest’ultima.
Passano i giorni, passano le ore e i cinesi, il riciclaggio e il Procuratore puff! svaniscono, quasi.
Il giorno dopo, infatti, mentre il lettore comune si aspetta legittimamente gli sviluppi cinesi, ecco che la prima pagina della Nuova apre, invece, con il combattente sardo deceduto al fronte in Ucraina e annuncia ai suoi lettori la ‘scena muta’ degli arrestati.
Poi La Nuova fa un magheggio giornalistico per nascondere la solennissima brutta figura fatta il giorno prima. Nelle pagine dedicate alla rapina, la stessa giornalista che aveva dato per certa la pista cinese e l’aveva messa in bocca al Procuratore di Livorno fa il geco sul vetro bagnato e insiste: “[Si segue] la pista che dovrebbe portare alla talpa che ha portato il gruppo di fuoco sull’Aurelia (…) con una finestra che si apre verso un’altra pista, quella cinese, che potrebbe riservare molte sorprese”.
Peccato che nella pagina accanto, la numero 5 della foliazione del giornale, in basso, in piccolo, compare la clamorosa smentita del Procuratore di Livorno sia sui cinesi che sulla talpa: ”
“Il relazione agli articoli pubblicati ho l’obbligo di precisare che nel corso del colloquio telefonico non ho mai affermato che il bottino della rapina di San Vincenzo sarebbe stato probabilmente riciclato dalla criminalità cinese, ma solo che da altre indagini erano emersi link fra attività delittuose tra Sardegna e Toscana, verosimilmente agevolati dai collegamenti tramite traghetti di linea. Aggiungo di non aver mai espresso certezze sulla presenza di una talpa nella ditta rapinata, ma solo che sono in corso indagini atte ad appurare le modalità con cui gli indagati abbiano acquisito notizie riservate” Maurizio Agnello, Procuratore della Repubblica di Livorno.
Non è una smentita, è una tranvata su un modo di fare giornalismo che non è giornalismo, è protagonismo.
Per noi non è una novità. Durante il gennaio 2019 La Nuova fece un sondaggio elettorale sui sette candidati alla presidenza della Regione, intervistando gli elettori solo su quattro candidati e poi spalmando su sette la percentuale residua. Capito il giochino? Chiedo l’intenzione di voto su quattro candidati, e sui tre residui spalmo i decimali che non alterano il risultato dei precedenti.
Non era informazione, era militanza e offensiva contro il voto non indirizzato ai candidati dei due poli. Io ero candidato. La Nuova mi diede uno scarno 1%; presi il 3,6, cioè tre volte e passa il previsto. Quel sondaggio fu per noi, nel Nord Sardegna, una Caporetto. Quel sondaggio fa il paio con i cinesi inventati.
Non è giornalismo, è altro ed è molto, ma molto più grave.
Io ricorsi al Co.re.com, depositando le testimonianze degli intervistati che attestavano di essere stati sondati su quattro candidati e non su sette, ma il Co.re.com si dichiarò incompetente, La Nuova pubblicò una correzione sul metodo utilizzato e tutto finì lì, perché io non ero un Procuratore della Repubblica, come non lo sono i tanti cittadini massacrati da un giornalismo che non lo è più, è storytelling, è suggestione, è propaganda.
Vista la gravità dell’affermazione con attribuzione del virgolettato (mai pronunciato) al Procuratore della Repubblica, sarebbe stato opportuno imporre, al giornale in argomento, la pubblicazione della “PRECISAZIONE” in prima pagina e a caratteri cubitali!
signor Bruno in provincia di Sassari e Nuoro era la più venduta da qualche anno è stata superata di molto dall’Unione Sarda nel mio paese unione 10 La nuova 1
Senza i morti, muore “LA NUOVA”…e pure “L’UNIONE”.
Viene oramai usato molto (“LA NUOVA”) per far “innalzare” la fiamma durante gli spuntini ed anche, pare, per ripulire la griglia dai residui.
Quando fu di Rovelli (Nino) occultava degli incidenti gravissimi agli impianti; quando poi arrivò de Benedetti (Carlo) raccontò d’un Italia “fantastica” di buoni e cattivi (ed il buoni erano sempre Carlo, Romano e tutti gli ex boiardi).
Il comunicatore, per mestiere, pettina la realtà con il rastrello. Riesce a togliere il grosso ma qualcosa resta,
…. ed anche quest’anno il giornale che non leggiamo al bar ” a sfroso ” lo leggiamo l’anno prossimo…. (autocit.)
Io proporrei un sondaggio: in quanti leggono ancora la Nuova Sardegna? Il risultato dirà tutto. Un vecchio detto Sardo recitava: d’onniunu di su saccu n’di bogada su chi c’esti aintru. Questa è la qualità della Nuova Sardegna
Giornalismo militante, propaganda? Nuova Sardegna?
https://www.ilroma.net/news/costume/849806/paolo-ruffini-e-jacopo-gasparetti-comunicatori-dellanno.html
Nella giuria che ha tributato il riconoscimento Luciano Tancredi, direttore editoriale gruppo SAE. E sottolineo direttore EDITORIALE.