Nei giorni scorsi Cinquecaschili ha fatto visita alla Sfirs, la finanziaria regionale sarda. Oggetto dell’ispezione imperiale una semplice notifica: il controllo sulla finanziaria regionale passerà dall’Assessorato al Bilancio alla Presidenza.
Motivo?
C’è stata molta tensione tra la presidente Todde e l’Assessore al Bilancio Meloni per la nomina di Carpinelli, ex rettore dell’Università di Sassari, come manager del CRS4. La presidente aveva un altro candidato/a, ma il Pd ha puntato i piedi, facendosi forza del fatto che Sardegna Ricerche, proprietaria del CRS4, sta sotto il controllo dell’Assessorato del Bilancio e che, dunque, l’onere della proposta spettava all’assessore.
La nomina di Carpinelli va oltre Carpinelli.
In realtà si tratta di un posizionamento tattico intorno all’Einstein Telescope, al cui governo ambisce, come sine cura post incarico, l’attuale rettore di Sassari, ma alla cui ambizione si oppone compatto il Pd sassarese (e quindi, Mariotti dovrà farsene una ragione).
Solo i nuoresi possono pensare, con la violenza occulta dei loro ‘deddé’ e ‘doddò’, che l’Einstein Telescope graviterà sul Centro Sardegna. Infatti, i vantaggi saranno tutti su Olbia, che già oggi è l’area urbana su cui gravita Nuoro, perché ha l’aeroporto e i servizi (al netto di quelli sanitari che sono intermittenti), ha denaro, comodità, svago, insomma, tutto ciò che piace ai nuovi ricercatori, più goderecci e globetrotters degli studiosi musoni e trappisti, al netto della copula, di un tempo. L’unico difetto del capoluogo gallurese? Non bisogna andarci quando piove troppo.
A Olbia, l’Università di Sassari ha intelligentemente messo radici da tempo, con una sorta di translatio studii che darà i suoi frutti, ma che già oggi fa sì che l’indotto dell’Einstein Telescope si decida più a Sassari-Olbia e in Regione che non a Nuoro. A Sassari Mariotti ha preso lo svincolo del suo declino un po’ inglorioso e il Pd, invece, sta facendo pianificazione strategica come in nessuna altra parte della Sardegna. Carpinelli sta dentro questa intelligenza, indifferentemente ai suoi meriti e ai suoi difetti.
Il problema è che la nomina di Carpinelli ha attivato la sacchetta di stizza sublinguale di My Dear, che ha memoria abissale, come gli elefanti, e ha deciso di vendicarsi per un valore di maggiore entità, onde togliere il vizio ai piddini.
Solo che anche vendicarsi è un’arte.
Quando noi eravamo bambini e ascoltavamo qualche conversazione residua di un mondo che oggi non c’è più, e che già allora era sulla via del tramonto (per fortuna!), capitava di sentire dire che prima di vendicarsi, occorreva sapere cosa fare dopo essersi vendicati.
In primo luogo: si aveva la capacità di nascondere tutte le prove e gli indizi che potevano ricondurre a se stessi? Certo, ci si poteva vendicare a sa prubica come dicono a Orune, ma questo era suggerito solo quando l’onore fosse stato ferito di fronte a tutti e in modo sprezzante, cosicché l’inevitabile repressione giudiziaria potesse tener conto delle attenuanti della provocazione.
Diversamente, vi era la subordinata: farlo a sa prubica quanto al movente, in modo che tutti sapessero che si stava facendo giustizia, ma in modo sofisticato e senza lasciare tracce quanto alle modalità.
Insomma, la vendetta in piazza non era e non è proprio la strada più semplice per farsi giustizia, una volta che si fosse deciso di essere giudici di sé e degli altri (grandissima e solennissima minchiata!).
La vendetta lenta e occulta veniva e viene più frequentemente raccomandata. In questo caso bisogna soddisfare due condizioni: saper non lasciare tracce e avere comunque, in caso di errore, un luogo sicuro dove rifugiarsi. Per non lasciare tracce, si diceva, il modo migliore è il sicario, non necessariamente per un omicidio, ma anche per un danneggiamento. Molti tragici omicidi del secolo scorso stanno, purtroppo, dentro questo schema. Il luogo più sicuro per salvarsi era indicato invece nello Stato. Se arrestati, i più feroci malviventi si giocavano la carta delle preziose informazioni acquisite in decennali carriere criminali, per vuotare il sacco della memoria e della coscienza in cambio di protezione.
Ora, fatto questo sommario corso di recupero sulle strategie del male, veniamo alla tecnica e all’oggetto della vendetta della Todde. Essa è assimilabile al dispetto a sa prubica, al dito di saliva passato sul naso, e sarebbe pure la seconda volta, dopo i commissari Asl. Il problema è che non c’è stata provocazione e che il gesto è troppo piccolo per il potere che lo esercita (spero che i neuroni di Cinquecaschili riescano a seguirmi).
In fin dei conti, di che cosa accusare il Pd?
Ha accettato accucciato il ricatto dei Cinquetasche “O la Todde o non si fa l’alleanza”.
Ha accettato la nomina di esperti che esperti non erano e spesso erano transfughi di Solinas.
Ha seguito la Todde nello sfracello delle aree idonee.
Ha seguito la Todde nelle nomine di esterni non proprio capaci.
Ha seguito la Todde nel pasticcio inconcludente della sanità.
Ha seguito la Todde sul nulla in campo energetico.
Ha seguito la Todde nel sonno urbanistico.
Ha seguito la Todde nell’immobilismo nei Trasporti.
Insomma, se il Pd ogni tanto molla una zampata per piazzare uno dei suoi, fa anche ciò che gli compete.
Invece no.
La sacchetta della stizza si è gonfiata per lesa maestà, perché Meloni ha puntato i piedi e non tanto per la miserrima carica che ha portato a casa, ma solo perché ha puntato i piedi. È come se Meloni, entrato nella casa della Todde, avesse pensato, senza autorizzazione, di spostare un centrino posto su una mesa serrada e che la Todde, avvedutasene (come scriverebbe il maresciallo della stazione di Nuoro) gli avesse tagliato una mano. Troppo.
Ma tutto è troppo per chi non ha cultura del potere, per chi non sa quanto esso sia necessario e pericoloso, per chi non lo maneggi con cura.
E quindi adesso la regina ha messo l’augusto piedino sulla Sfirs.
Che inutile gesto a sa prubica!
L’unica speranza del PD di continuare ad avere uno straccio di elettorato è uscire al più presto da questo sciagurato esperimento del campo largo e abbandonare My Dear al suo destino
A Sassari si è liberato un posto da arcivescovo, chissà che qualcuno in cerca di un campo di atterraggio non prenda i voti…
Videolina la nostra Presidente dichiara ” contro di me c’è sciacallaggio ” mi meraviglio del PD , cosa aspetta Giuseppe Meloni a dimettersi e metterla in crisi ma la poltrona forse non la molla , Prof come dice lei Olbia è più strutturata di Nuoro poi non è detto che chi ci va ha lavorare scelga Olbia e non Nuoro o Siniscola
Buongiorno,
è veramente meschino assistere alle loro misere schermaglie di alcun interesse Regionale (mi ricordano le battaglie interne al governo nazionale tra FI e Lega), mentre Noi Cittadini abbiamo ben altri problemi quotidiani che, sempre loro, non si degnano di risolvere…non è ancora chiaro se per incapacità, per mancanza di tempo o per inconcludenza 🤔 Tutto questo senza nessuno scrupolo e con tanto mancato rispetto per Noi 😳
Bona Die e buon weekend
R.M.
… e Cucca a Nuoro che ride …già detto ?
Insomma Nuoro, anche questa volta, la prende nel c..o senza che nessuno emetta un fiato, nonostante l’enorme dibattito della campagna elettorale entrata nel vivo, con protagonisti, come non mai, consiglieri regionali e persino la presidente, nessuno ha mai fatto un minimo cenno allo scippo programmato per tempo del E.T.