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Vogliamo vivere, non sopravvivere

Posted on 2 Maggio 20184 Maggio 2018 By Paolo Maninchedda

Prima delle elezioni del 4 marzo dicemmo che se i sardi avessero votato tutti insieme uno stesso schieramento politico incardinato sugli interessi nazionali della Sardegna, essi sarebbero stati determinanti per la formazione del Governo italiano e finalmente incisivi per i propri interessi.
I fatti di oggi ci danno ragione. Se oggi la Sardegna avesse 16 deputati e 9 senatori sarebbe forza decisiva per formare il governo, anziché essere inesistente nell’agenda e nel pensiero politico.
La divisione dei sardi secondo i confini del sistema politico italiano impedisce la presa di coscienza dei nostri interessi. Ne è una ulteriore dimostrazione il fatto che l’alternanza tra Destra e Sinistra nei governi sardi non ha risolto neanche uno dei problemi nazionali della Sardegna, in testa la questione fiscale e quella dei trasporti.
Un buon pensiero è quello che ha chiara coscienza degli interessi nazionali della Sardegna.
Una chiara e buona politica è quella che sviluppa in modo sistematico la frontiera della loro difesa che avviene tenendo vivo e facendo avanzare il conflitto con lo Stato italiano. Se la politica sarda non si schiera sugli interessi nazionali dei sardi, essa determina la rottura dell’unità dei sardi che è indispensabile per cambiare la storia.
Impedire ai sardi di vedere i loro obiettivi comuni, significa continuare a tenerli divisi su contenuti minori e confliggenti all’interno del corpo sociale della Sardegna.
Faccio un esempio per capirci.
L’annunciata trattativa della Regione con l’Unione Europea sulla continuità territoriale della Sardegna parte zoppa. Per capirlo basta vedere come si sta svolgendo la ben più grande trattativa tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi su acciaio e alluminio.
Trump aveva annunciato come data ultima per riequilibrare l’interscambio commerciale a favore degli States  il 1 maggio. L’Unione Europea si è preparata a mettere dazi ritorsivi su diversi prodotti americani importati dall’Europa. Trump ha spostato la scadenza di un mese. Per trattare bisogna avere consapevolezza degli interessi altrui e disporre di strumenti per colpirli.
Adesso facciamoci una domanda: se l’Ue rimanesse sulle sue posizioni, cosa farà la Sardegna? Priva com’è di un pensiero politico nazionale sardo, l’attuale Giunta al massimo aprirà un contenzioso amministrativo, del quale l’Unione Europea si fa un grandissimo baffo. È la coscienza della necessità di un conflitto regolato con lo Stato italiano – che sta aumentando molto nella sinistra gallurese, meno in quella sarda – che fa la differenza.
Faccio una domanda: quali sono gli interessi nazionali italiani e europei che noi sardi potremmo colpire, in modo da avere strumenti ritorsivi rispetto a una politica dannosa per il nostro futuro?
Quale riflessione politica è in campo sugli strumenti e i metodi del conflitto con lo Stato italiano? Nessuna, perché l’utilità del conflitto è negata da molti e sostituita col conflitto interno.
Per questa rimozione e questo secolare allenamento a scannarci tra noi vediamo colpiti e affondati i nostri interessi.
Difendere gli interesis nazionali significa difendere l’unità della Sardegna e la sua possibilità di difendersi e tutelarsi nel complesso scenario politico euromediterraneo.
Faccio altri esempi.
Noi consideriamo un tradimento degli interessi nazionali dei sardi il silenzio del governo sardo sulla cessione di importanti asset della nostra economia agricola all’Associazione Italiana Allevatori.
Noi consideriamo un tradimento degli interessi nazionali dei sardi la mancata difesa dei diplomati magistrali e dei 70 insegnanti che dovrebebro andare a insegnare nella penisola per la follia della Buona scuola.
Noi consideriamo un tradimento degli interessi nazionali dei sardi considerare le politiche passive del lavoro una competenza primaria dello Stato e non della Regione, fino ad arrivare a chiedere in ginocchio l’autorizzazione al Minsitero del Lavoro per utilizzare risorse regionali.
Noi consideriamo altamente pericoloso fare spallucce sulla manifestazione di Ottana, perché o si rimedia subito alla difficoltà di vivere nei paesi e alla crisi dei redditi di determinati distretti o la prossima volta l’adunanza è convocata con obiettivi politici più esigenti sul quadro politico sardo.
Gli interessi nazionali dei sardi, altamnete minacciati d apolitiche italiane e europee, non consentono il tirare a campare. Non è possibile. Il galleggiamento storico divide e frantuma la Sardegna e consuma il nostro futuro.
Noi vogliamo navigare, non galleggiare.

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