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Sul rischio idrogeologico e sulle fogne selvagge servono strutture di missione e assunzioni temporanee

Posted on 8 Agosto 20158 Agosto 2015 By Paolo Maninchedda 2 commenti su Sul rischio idrogeologico e sulle fogne selvagge servono strutture di missione e assunzioni temporanee

tuttodipendedacomedi Paolo Maninchedda
Goletta Verde ci ricorda oggi che ancora  in troppi punti della Sardegna le fogne sversano a mare. Non si dica che è colpa di Abbanoa; la colpa è dei decenni passati che poco o nulla hanno fatto sul versante ambientale e idrogeologico e hanno consentito che paesini costieri di tremila anime passino d’estate a centomila. Cosa facciamo, adeguaiamo acquedotti e fogne ai picchi di due settimane? Chi ha fatto costruire case bruttissime anche sui tombini? chi ha reso irriconoscibili anche solo rispetto a vent’anni fa i paesi della costa? Chi ha questa malsana abitudine di volere le case a bocca d’acqua di mare per scagazzarci sopra? Non certo questi tempi. Sono abitudini della gloriosa epoca autonomistica, dei suoi padri e dei loro eredi. Noi ci vergogniamo che l’acqua che risciacqua i nostri bisognini sia potabile!  Cerchiamo soluzioni e non colpevoli, ma il vero sia detto.
Adesso dobbiamo trovare i soldi e realizzare i lavori.
Il luogo di questa nuova frontiera è naturalmente Egas, dove tutti i soggetti coinvolti sono presenti: Comuni, Regione, Autorità d’Ambito, Autorità di Bacino. In questi giorni si sta alacremente lavorando a sbloccare gli sbarramenti burocratici e a far partire i lavori. Il valore complessivo è impressionante: 155 cantieri per 173 milioni di euro. Impressionante. Questo è il risultato della guerra amministrativa che negli anni passati ha visto agire i nostri soggetti istituzionali e le cui tossine sono ancora in circolazione.
Nel frattempo abbiamo vinto un’importante battaglia a Roma per Olbia e per Cagliari. Sono arrivati 110 milioni di euro. Il Presidente della Regione si è complimentato con i miei funzionari e con me e questo basta e avanza. Adesso, anche in questi casi, bisogna fare bene e nel più breve tempo possibile. Per agire, ci serve mettere insieme ingegneri e esperti di appalti pubblici; occorrono le conferenze di servizio e occorrono procedure semplificate in campo autorizzativo. Servono strutture di missione.
Purtroppo la stagione delle piogge sta tornando e i mesi da settembre e febbraio saranno per tutti noi un incubo, sebbene non si abbiano  responsabilità dirette in campo di protezione civile.
In questo senso è stato molto utile il confronto con le Procure e le Prefetture. Ci si rivedrà a settembre, ma ho già detto al dott. Graziano Nudda, direttore della Protezione Civile della sardegna, che a mio avviso i Piani di protezione civile vanno sottoposti a stress test preventivi. La sensazione personale è che in qualche modo essi carichino di grandi responsabilità i Comuni che però non hanno i mezzi per far fronte ai compiti loro attribuiti, al punto che nella riunione dell’altro giorno, abbiamo detto che occorrerebbe pensare ad un utilizzo preventivo di carabinieri e esercito dinanzi agli allerta.
Sarà poi che una volta mi sono trovato in difficoltà in Gallura, ma il meccanismo della previsione meteorologica mi sembra suscettibile di essere valorizzato maggiormente. Tutto parte dal Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale e da quello regionale. Ovviamente per noi è essenziale organizzarci per tempo e infatti il bollettino nazionale viene emesso alle 15 del pomeriggio del giorno prima. I presidenti di Anci e Cal hanno detto chairamente che se loro dovessero mobilitarsi ogni volta che viene emesso un allerta arancione, dovrebbero bloccare tutto per diversi giorni all’anno e che comunque dinanzi a un’emergenza vera non riuscirebbero a fronteggiare adeguatamente il rischio, anche mobilitando tutto ciò che i piani prevedono che debba essere mobilitato. Forse allora è il caso di incontrasi e vedere nel dettaglio come possiamo colmare le falle. Io pensavo in questi giorni, da un lato a progetti di difesa del suolo, incardinati sul Fesr, che impieghino concretamente persone nella pulizia e nella vigilanza degli alvei e delle strade. Ne parlerò con l’assessore Paci. Pensavo inoltre a short list di persone che vengano pagate a giornata e che vengano disposte sul territorio, durante gli allerta, nei punti cruciali. Infine, occorre negoziare con esercito e carabinieri; loro sono essenziali prima e durante l’evento, non dopo. In sostanza, dobbiamo rendere più forte il grande risultato ottenuto realizzando il Centro Funzionale decentrato della Protezione Civile, che è un notevole successo dell’Assessore dell’Ambiente, in modo da aiutare i sindaci a non avere solo una responsabilità ma anche un vero presidio del territorio.
Pensiamoci.

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Comments (2) on “Sul rischio idrogeologico e sulle fogne selvagge servono strutture di missione e assunzioni temporanee”

  1. Marco M. Cocco ha detto:
    10 Agosto 2015 alle 11:37

    Negli ultimi 20 anni ho seguito e condotto personalmente circa 100 impianti di depurazione fognaria e 200 stazioni di sollevamento, constatando che effettivamente nel periodo estivo si presentano notevoli criticità gestionali di varia natura. Al fine di affrontare tali problemi è possibile implementare soluzioni tecniche sicure ed efficaci, previa conoscenza del numero di abitanti equivalenti propri del periodo di massimo carico.
    Auspico peraltro che questa Giunta voglia adoperarsi per favorire il riutilizzo delle acque reflue e dell’ammendante compostato misto.

  2. Ppaolo ha detto:
    8 Agosto 2015 alle 17:45

    Questo è un bell’argomento. A mio avviso visto che oltre ad avere un territorio a forte rischio idrogeologico e non di meno essere mal messi anche sul fronte degli incendi, bisognerebbe mettere ordine sulle tante “paesane” protezioni civili che si vedono in giro, spesso una invidiosa dell’altra in dipendenza dello scudetto che portano nelle uniformi d’ordinanza. Non ho mai capito come nascono questo tipo di gruppi di intervento, che certamente sono composti, non sempre, da persone piene di entusiasmo e di slancio civile, ma sembrerebbe, altrettanto disarmoniche e disarticolate. Sempre a mio avviso, con i fondi che si utilizzano per mantenere in piedi tali e tanti punti di protezione civile, si potrebbe mutuare l’esperienza di marines americani, per scopi socialmente e pacificamente validi s’intende, è cioè che 100 “soldati” ben addestrati, sono certamente più efficaci di mille senza una guida precisa. Ed un congruo numero di persone, anche cento, uomini i e donne di “pronto intervento”, dotate di tutto punto, nell’isola, ma non solo, sarebbero già una gran cosa. Naturalmente sarebbero anche certamente capaci di coordinare tutta quella buona volontà che interverrebbe in un secondo momento.

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