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Spopolamento: e se non fosse così?

Posted on 5 Luglio 20255 Luglio 2025 By Paolo Maninchedda 10 commenti su Spopolamento: e se non fosse così?

Francesco Pigliaru è una persona con tante caratteristiche, come tutti, ma come politico e uomo di cultura ha una militanza specifica, ereditata dal padre: la lotta al provincialismo. Da uomo di scienza e da lettore accanito (uno dei pochi, a me noti, che abbia letto davvero Darwin e che sappia dei suoi tormenti in vecchiaia) giustamente sostiene che l’acqua bolle a 100 gradi al livello del mare in Sardegna come a Hong Kong e che da ciò si dovrebbe comprendere che anche la Sardegna deve essere compresa alla luce di ciò che capiamo in generale sull’universo, evitando di inventare, per pigrizia e comodità, una fisica della Sardegna calibrata più sul calcolo politico (più piccola è la pozza d’acqua in cui si nuota, più facile è stabilire gerarchie vantaggiose) che sulla realtà delle cose. Insomma, a Pigliaru stanno sul naso i “sardismi” quando sono maschere degli “ignorantismi”.

In queste settimane si fa un gran parlare del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne e delle strategie per frenare e invertire la crisi demografica, con non pochi uomini politici sardi recalcitranti a studiare prima di proporre.

Pigliaru, in questo contesto, è intervenuto sul suo Blog, riprendendo il testo elaborato per il Rapporto Crenos di quest’anno e riproponendo un modello interpretativo del fenomeno elaborato dal premio Nobel 2023 per l’economia Claudia Goldin.
Pigliaru fa questo ragionamento: il Tasso di Fecondità (numero di figli per donna) è in diminuzione, dagli anni Sessanta, in tutto il mondo, giacché è passato dal valore 3,4 del 1960 al valore attuale 2,1. Il fenomeno è dunque globale e richiede una spiegazione (cioè un modello interpretativo che leghi le cause agli effetti) di scala globale.
La facile equazione + miseria = – figli non si regge; infatti se si considerano due Paesi di cui uno non altamente sviluppato (la Sardegna) e l’altro nelle più alte posizioni del ranking dello sviluppo economico (la Corea del Sud) si scopre che il primo ha un tasso di fecondità (0,71) inferiore a quello sardo (0,91).

La Goldin prova a dare una spiegazione: il numero dei figli diminuisce nei paesi che hanno impattato con la modernità (in tutte le sue forme) in modo tumultuoso (cioè non mediato culturalmente) dopo il secondo conflitto mondiale, mentre si mantiene e cresce nei paesi a sviluppo costante in età pre e post bellica e ciò per una crisi dei ruoli familiari non adeguati, come avrebbero detto i vecchi marxisti, ai nuovi metodi della produzione.
In questo quadro (che vi invito a leggere senza fidarvi del mio sommarissimo riassunto) la Sardegna non farebbe più figli per non aver ben digerito la modernità, non averla saputa declinare nei rapporti familiari, non aver saputo accompagnare il processo di cambiamento sociale con nuove istituzioni e nuove politiche. Insomma, saremmo dentro una stasi per crisi di crescita.

Piaccia o non piaccia, la teoria della Goldin ha un suo fascino che risiede nella forza della sua semplicità, che però è anche il suo limite. A me pare che spiegare i comportamenti umani con i soli fattori parametrabili sia un grande errore; voglio dire che sulla scelta di una vita insieme e di una o più nuove vite mi pare incidano fattori di visione del mondo e della persona, fattori etici, estetici e simbolici, che lo schema asciutto della Goldin non considera.

Resta però un fatto: il modo con cui in Sardegna si parla di spopolamento è ammuffito. Bisogna spolverare e togliere le ragnatele.

Economia, Emigrazione, Politica, Vetrina

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Comments (10) on “Spopolamento: e se non fosse così?”

  1. Fabio Fois ha detto:
    7 Luglio 2025 alle 14:29

    Penso si tratti essenzialmente di soldi: le retribuzioni medie sfiorano il minimo vitale, ed anche il minimo imprevisto economico è in grado di mandare a rotoli una famiglia: quale futuro per dei figli, poi, per un paese sempre in bilico sull’ orlo dell’ abisso??………..

  2. Alessandra ha detto:
    6 Luglio 2025 alle 12:21

    Magari anche la fine di una certa società contadina? Mia madre erano 5 figli, mio padre 6, io ho solo un fratello e sono del 67. Ma il cervello lo sapete usare? Ma che cazzo c’è bisogno di fare e riportare studi inutili. A volte i soldi si buttano in inutili ricerche, ma sennò in occidente si rompono i coglioni, qualcosa devono fare…

  3. ginick ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 18:24

    Egr.Prof,
    Nei miei viaggi in Trentino -Alto Adige ho ammirato le bellezze delle dolomiti, delle valli, dei castelli, delle città ma ciò che mi ha maggiormente colpito sono i suoi abitanti. Talora gentili e sorridenti, altri freddi e distaccati, tutti laboriosi sia i cittadini che i rurali. Insomma una comunità ,quasi simile alla nostra! Eppure ho notato una sola enorme differenza: tanti, tantissimi bambini, tanti passeggini per le strade, trascinate da madri sorridenti, con sovente altri bimbi aggrappati alle vesti, mai un gesto di stizza nei loro confronti, neppure quando attraversando Moena sono stato… …investito da un bambino che sceso velocemente dalle scale di casa che si affacciavano sulla statale, mi ……tamponò all’altezza della fiancata della mia macchina che procedeva in coda a passo d’uomo e che, per fortuna, si concluse senza guai. La mamma , che aveva assistito alla scena dalla veranda di casa, scese di corsa e andò verso il figlio, visibilmente agitata, ed accertate le condizioni di salute lo abbraccio e se lo coccolò finche lui non smise di piangere. Non un urlo, nè un rimprovero verso quel bambino imprudente e ,tenendolo stretto in braccio mi guardo ,che immobile, sceso dalla macchina, avevo assistito alla scena, e mi disse: Grazie!! Allora mi invitò ad entrare in casa, con la mia famiglia, ci offrì dell’acqua e alcune caramelle alle mie due bambine. Arrivò il marito che lavorava nella stalla adiacente e di cui avevo sentito gli odori entrando in casa. Avute le notizie sull’accaduto: nessun rimprovero urlato , ma solo le raccomandazioni di fare attenzione e un richiamo a quante volte glielo avesse ripetuto. Poi arrivarono tre fratelli tutti più grandi ,che rivolti al fratellino gli chiesero cosa fosse accaduto. Alla fine fecero una risata di silenziosa complicità, ,abbracciandolo. Dopo tanti anni ricordo l’episodio perchè avevo capito cosa volesse dire essere famiglia, Tutti solidali anche in un episodio che avrebbe potuto essere tragico. Niente urla, Niente ceffoni, ma solo comprensione anche verso chi aveva sbagliato. La famiglia era un nido ,un luogo di affetti e solidarietà, un posto ove rifugiarsi in caso di necessità. Insomma, un TESORO. Come a quel ragazzo e ai suoi fratelli non far nascere il desiderio di crearsene una e al più presto? Ecco, temo che troppi abbiano perso questo concetto e che la famiglia sia un impegno che distrae da ben più importanti traguardi da raggiungere la carriera ,l’unione senza legami definiti che vincolano, che non consentono al proprio io di decollare. Insomma un problema!
    Chissà, tra le tante ragioni sulla denatalità , penso che quella da me accennata possa essere presa in considerazione come un possibile motivo del suo incremento!
    Buona domenica!

  4. Renato Orrù ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 15:55

    … mi piace Pigliaru …di default… e Lui lo sa . Mi ci ritrovo in genere nelle sue argomentazioni. Forse una delle poche volte che non mi sia entusiasmato è quando ha accettato di fare il Presidente al posto della Nota Esclusa causa forza maggiore vincitrice delle Primarie a cui il buon Francesco non aveva partecipato. Un figurone dentro il PD… Ma stavolta qualcosa non mi quadra. Io e la mia compagna abbiamo di concerto deciso di non avere figli …per un plus di motivi … Mi chiedo perché nessuno chieda a chi ha deciso di non averne come mai …posto che le idee per aumentare le nascite siano sempre di chi figli ne ha fatto per un plus di motivi. Tra cui la tradizione di famiglia e/o la buona disponibilità economica. A parte chi irresponsabilmente li mette al mondo senza coscienza. E senza pensare ai rischi di un parto o della possibilità di avere un figlio con disabilità in una società inadeguata in mano a politici disadattati . Che fare figli oggi necessita di forte responsabilità e tanto coraggio …. e invece sento discorsi sulle problematiche pensionistiche . Forse CHI non fa figli è solo un pò più responsabile e coerente con il fatto che su questa Terra ci sia già troppa gente … ma noto che nessuno tiene conto di ciò. Quindi forse sbagliamo ” NOI egoisti ”.

  5. Carla B. ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 15:51

    Gentilissimo professore, doversi confrontare con la demografia è cimento davvero difficile. Russi e cinesi, da qualche decennio, tentano di invertire i trend di decrescita con scarsissimi risultati. Capire perché Stati Uniti, Messico, Canada, Australia, aumentano le proprie popolazioni, così come la Francia, ed invece Italia, Germania, Spagna e Giappone, le diminuiscono è arduo anche per i più esperti demografi. Nella classifica delle nazioni per tasso di natalità, dominata dall’Africa, il primo paese ‘occidentale’ è Israele (ben oltre il 70esimo posto, su oltre 200), il primo europeo la Svezia (circa 120°) con l’Italia quart’ultima. Trovare ‘la’ causa, e quindi arrivare a ‘la’ soluzione non è solo presuntuoso ma pressoché impossibile. Diceva un saggio che si è nella più tragica delle situazioni, ovvero quella nella quale la risposta alla domanda ‘perché non ci sono giovani?’ è ‘perché non ci sono giovani’. La politica è lì, persa nelle sagre, nelle inaugurazioni di uffici inesistenti, nelle polemiche gender, nelle autocelebrazioni, nei buonismi di comodo, nelle vanità del palazzo. Nell’attesa che ci pensi qualcun altro. Si guarda all’Europa, quasi che esistesse. E si invecchia mentre Sagunto…

  6. P ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 11:07

    C’è un vecchio detto sardo che fa’ più o meno così a seconda delle latitudini: ” ci is procoso non morinti, su Landi ciai torrada” . Un modo molto rurale per significare che la popolazione animale aumenta all’aumentare delle risorse disponibili. È naturale che in questa tradizione culturale si declina una conseguenza molto “primaria”, ma a mio avviso, arricchendone e attualizzandone il significato, sarebbe una buona base di partenza per intravedere un qualche obiettivo concreto. A tal proposito, vorrei segnalare che la bilancia commerciale “zone in via di spopolamento” Vs altre zone, e radicalmente in disequilibrio, ed in questo ci sono fattori sia esogeni, che cioè non dipendono da scelte o comportamenti direttamente ascrivibili ai territori in debolezza, che fattori endogeni, laddove invece si sono fatti degli errori e pure si continuano a fare, con conseguenti perdite di “competitività” di quei territori, i nostri territori, rispetto a chi per quanto anch’essi in palese difficoltà, ne stanno tradendo un traballante vantaggio. È noto infatti che complessivamente il dato sardo nella sua interezza è tendenzialmente in difficoltà.

  7. Tatanu ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 09:54

    Egregio Professore,
    nel nostro caso è probabile che occorra marcare maggiormente la distinzione: c’è la denatalità incontestabile (e da noi più che altrove in italia), fenomeno che peraltro interessa l’europa e l’occidente nel suo complesso, e c’è anche lo spopolamento (da noi forse più marcato che altrove). Qualcuno disse, qualche anno fa, che stiamo assomigliando sempre più a una ciambella, vuota al centro e ingrossata ai bordi. E’ probabile che i due problemi – denatalità e spopolamento – siano collegati, ma ho la sensazione che più di qualcosa li distingua. In tal caso, affrontarli entrambi con la stessa strategia non risolverà il problema. E comunque tutte le analisi scientifico-sociologiche non possono continuare ad accontentarsi di impastare numeri con il frullatore della statistica e a eludere le questioni di fondo alle quali lei accennava: “che sulla scelta di una vita insieme e di una o più nuove vite mi pare incidano fattori di visione del mondo e della persona, fattori etici, estetici e simbolici”. Far finta che sia tutta una questione di reddito e servizi, di approccio alla modernità e di mancanza di istituzioni, può illudere (chiamare al gioco) ma, come per tutte le illusioni, prima o poi delude (si prende gioco di noi).

  8. Marco Casu ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 09:53

    Ho cancellato tre diversi commenti a questo articolo che dietro a una insolita apparenza di “neutralita’ scientifica” CELA gravi risvolti epocali .

    Lo ammetto con una significativa Vergogna. Ho provato un sentimento di sconfortante VIGLIACCHERIA!

  9. Alfio Uda ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 09:37

    Caro Paolo stavolta mi permetto di dissentire leggermente dal tuo ragionamento e del Prof. Pigliaru
    Ecco la classifica della natalità in Europa.,
    Top 5 paesi europei per natalità (2023-2024 dati Eurostat o ONU)
    Paese Tasso di natalità (circa) Note
    🇫🇷 Francia 11,0 ‰ Tradizionalmente alto grazie a politiche familiari favorevoli
    🇮🇪 Irlanda 10,9 ‰ Popolazione giovane e alta fertilità
    🇸🇪 Svezia 10,3 ‰ Forti supporti alla genitorialità
    🇳🇴 Norvegia 9,9 ‰ Servizi per l’infanzia molto sviluppati
    🇳🇱 Paesi Bassi 9,7 ‰ Politiche equilibrate tra lavoro e famiglia.
    l’Italia come indice è al 6,6% 😱
    Ho parenti in Francia che mi dicono che da loro non si paga l’asilo nido e ce ne sono tanti anche aziendali (come da noi Tiscali e Mediolanum)), tutto ciò che spendi (e documenti) per i figli fino alla maggiore età lo porti TOTALMENTE in detrazione dal reddito e tante altre misure incentivanti,
    Come può una coppia nostrana pensare di fare un figlio quando solo uno dei due ha un lavoro stabile, dove troverebbe il denaro per pagare anche un affitto o un mutuo? Nella concessione di un mutuo la presenza di un figlio diminuisce il reddito del 30%, è chiaro perché ci sono sempre più coppie senza figli o omogenitoriali?
    Come si può metter su casa e famiglia senza il denaro necessario?
    Solo un radicale ripensamento delle politiche incentivanti alla natalità può invertire questa triste tendenza ma in fondo basta copiare dai francesi un po’ come la loro continuità territoriale….

  10. Emilio Cossu ha detto:
    5 Luglio 2025 alle 08:41

    Ho sempre avuto il sospetto che economisti micro o macro che siano abbiano ormai l’abitudine nel mettere fatti culturali in una equazione, due assi cartesiani ed ecco la scientificità inoppugnabile. Magari fosse tutto così semplice!

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