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Lo stupore fascista

Posted on 10 Ottobre 202111 Ottobre 2021 By Paolo Maninchedda 4 commenti su Lo stupore fascista

Oh bella, ma vuoi vedere che questi che ieri hanno occupato la sede della Cgil, picchiato mezzo mondo, contrastato la polizia, vuoi vedere che sono fascisti? Ma guarda tu, che stupore!

Dopo il putiferio di ieri la polizia ha arrestato quattro persone. Solo quattro persone. E non è stata fatta neppure una sola conferenza stampa, un solo tavolo con gagliardetti, bicipiti esibiti, divise lucidate, facce fintocontrite allo snocciolamento dei reati delle persone arrestate e già condannate agli occhi dell’opinione pubblica. Viceversa, quando in Sardegna un addetto di una prefettura venne accusato di una cosa ridicola sull’acquisto di alcuni condizionatori, sembrò che avessero arrestato un boss della mafia.

Il tema è sempre lo stesso: chi determina il monitoraggio dell’eversione in Italia? Tutti sappiamo, per esempio, che la penetrazione dei nostri servizi di sicurezza nel mondo dell’estremismo islamico è alta e efficiente e tutti ne siamo contenti.
Come pure sappiamo che è accurato il monitoraggio del mondo anarchico insurrezionalista, almeno a partire dai fatti del G8 di Genova. E va benissimo.
Come pure sappiamo, e ci dispiace moltissimo perché grave, ingiusto e infondato, che in Sardegna, dai tempi di Villasanta e delle dichiarazioni di De Mita su Mario Melis, uno dei compiti dei Servizi è infiltrare e disaggregare il mondo indipendentista e sardista, facendo di tutta un’erba un fascio. E quando i reati politici non si trovano, allora si setacciano quelli civili, penali e amminsitrativi, pur di dare un senso al proprio impegno e rovinare una ventina di famiglie ogni decennio. Una vigliaccata di Stato, crudele e malvagia, di cui la magistratura sarda, infiltrata anche nei bagni dagli apparati dello Stato, dovrebbe imparare a guardarsi, ma non lo fa.

Invece, quando si tratta di guardare dentro i Neri, dentro la galassia fascista, tutto si fa, nello Stato italiano, più indulgente, più fumoso, più occasionale.
Vogliamo ricordare che molti esponenti di Fratelli d’Italia per decenni hanno manifestato contro il 25 aprile? Anche recentemente una nipote di Mussolini ha pronunciato frasi significative contro la data della celebrazione della Liberazione.
Vogliamo ricordare che autorevoli esponenti delle istituzioni hanno negli anni partecipato a queste manifestazioni? Vogliamo ricordare a Sassari le esequie col saluto romano? E che cosa celebrano queste iniziative e questi simboli se non un regime, una visione, un percorso, che fa della violenza un modo di essere e di condurre la vita politica?
Vogliamo ricordare i profili dei candidati della Meloni a Ostia?
Vogliamo ricordare la intensa campagna di fiancheggiamento dei no vax della Meloni?
Il fascismo in Italia ha sempre avuto due facce. La Destra di governo, in Italia, la Destra liberale, non è la Meloni, è Draghi. Bisogna ficcarselo in testa. La Meloni non sa manco di striscio cosa sia il liberalismo. E se i violenti non stanno a casa sua, è pur certo che hanno respirato l’aria di famiglia e abitano nello stesso quartiere e si alimentano degli stessi ideologemi.

E allora la domanda è spontanea: perché gli apparati dello Stato, così feroci e creativi con le minacce inesistenti in Sardegna sono così inesistenti nel perseguire la minaccia fascista?
La risposta è semplice e l’ho capita dai tempi in cui ho iniziato a studiare il caso Moro. Il fumo negli occhi è prodotto dalla religione della bandiera, dall’orgoglio nazionale, dall’eroismo del sacrificio per la patria, tutte cose che si collocano nell’immaginario di chi serve lo Stato in divisa in un’area di contiguità emotiva che li porta a derubricare una minaccia reale a folklore, ad agitazione inconcludente.

Ecco, continuate così, stupitevi del fascismo, continuate a omaggiare i sindaci fascisti che fino a ieri manifestavano contro il 25 aprile, continuate così e poi non stupitevi se a difendere lo Stato debbano scendere in campo i sindacati, come ai tempi del terrorismo, perché gli apparati dello Stato e i magistrati sono confusi e distratti, presi dalla cattura dei sindaci e dei non violenti e non dei gerarchi.

Fascismo, Politica

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Comments (4) on “Lo stupore fascista”

  1. Renato Orrù ha detto:
    13 Ottobre 2021 alle 09:01

    ..un Paese Abortito che non ha potuto o voluto una Norimberga ItaGliana si trascinerà in eterno un fascismo a volte strisciante a volte emergente … senza poterne venire a capo posto che la cura ( sindacati, governo, cittadini ) al massimo è un brodo caldo con un aspirina . Non è cultura ne educazione civica a scuola come nelle famiglie. Uno Stato finto in una Nazione incompiuta : un Paese Abortito appunto …e prima ce ne liberiamo prima ci salviamo … e salveremo anche tanti italiani ( senza G : di buona volontà .

  2. Valeria ha detto:
    10 Ottobre 2021 alle 14:39

    Vogliamo ricordare il gemellaggio del partito della Meloni con i nostalgici franchisti di Vox? Il partito è permeato di fascismo

  3. Roberto Saba ha detto:
    10 Ottobre 2021 alle 11:42

    La storia si ripete, ciclicamente e sempre secondo uno schema che ammette poche varianti.

    Ogni volta che si affronta questo tema, mi torna alla mente il sonetto del Giusti “i più tirano i meno” che Emilio Lussu riportò in “Marcia su Roma e dintorni”. Lo trovo sempre molto attuale e utile nello spiegare ancora oggi quale è l’atteggiamento che consente al fascismo (di cui gli italiani non hanno mai realmente ripudiato l’esperienza e le atrocità, e di cui non si sono mai sentiti realmente colpevoli anche grazie all’esperienza dell’antifascismo e della lotta partigiana, molto utili a farci ritenere che, come popolo, ci fossero state perdonate le nostre colpe, collettivamente ritenute non comparabili a quelle naziste) di rialzare la testa e proliferare oggi, alla stessa stregua dell’antisemitismo: l’indifferenza, l’inerzia silente della maggioranza che fa si che una minoranza agguerrita e molto coesa sugli obiettivi abbia il sopravvento.
    In tutt’altro contesto il fenomeno è stato spiegato molto bene da Kissinger il quale ha scritto che “quelli che mettono in guardia per tempo contro il pericolo vengono considerati allarmisti; quelli che consigliano di adattarsi alle circostanze vengono considerati sani ed equilibrati […]. Ma è l’essenza del potere rivoluzionario [lui si riferiva all’affermarsi del radicalismo della presidenza Bush] possedere il coraggio delle proprie convinzioni, spingere, davvero con forza, i suoi principi alla loro conclusione ultima”.

    A fronte di un controllo e di un’opposizione effettiva inconsistente i gruppi radicali proliferano, riemergono, si ripuliscono ed indossano nuovi abiti che li fanno apparire diversi, ma se vai a scrostare la vernice sotto troverai la loro vera natura. Nel frattempo, come un virus, si diffondono e infettano la parte più debole della società.

    Ecco perché mi permetto di considerare i versi del Giusti ancora attuali:

    Che i più tirano i meno è verità,
    Posto che sia nei più senno e virtù;
    Ma i meno, caro mio, tirano i più,
    Se i più trattiene inerzia o asinità.

    Quando un intero popolo ti dà
    Sostegno di parole e nulla più,
    Non impedisce che ti butti giù
    Di pochi impronti la temerità.

    Fingi che quattro mi bastonin qui,
    E lì ci sien dugento a dire: ohibò!
    Senza scrollarsi o muoversi di lì;

    E poi sappimi dir come starò
    Con quattro indiavolati a far di sì
    Con dugento citrulli a dir di no.

  4. Alfio Uda ha detto:
    10 Ottobre 2021 alle 08:49

    Sante, dolorose parole.

Comments are closed.

Sardegna: la musica delle parole, Cagliari, 2 dicembre, h 17:15

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