Skip to content
  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Cookie policy
  • Login
Sardegna e Libertà

Sardegna e Libertà

  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Lavoro e impresa
  • Cronaca
  • Salute
  • Ambiente
  • Stato sardo
  • Toggle search form

Il vento italiano non c’è più. È il tempo della nostra rivolta (legale)

Posted on 27 Dicembre 201827 Dicembre 2018 By Paolo Maninchedda

La Lega non cresce più. I Cinquestelle sono in discesa verticale.
Lo dico ai Sardi che si sono precipitati a porsi al servizio nordista.
Finito.
Il ciclo del successo effimero è più breve di prima.
Anche Renzi ha avuto la stessa evoluzione, solo un po’ più lunga.
Quando dicevo a Pigliaru che Renzi non aveva un pensiero, che avrebbe tradito la Sardegna, che in breve tempo si sarebbe consumato, mi diceva che ero un radicale. Radicalmente la storia mi ha dato ragione.
Non c’è verità dove c’è solo carriera e manipolazione. Oggi il Pd è fuori dai giochi per eccesso di ipocrisia e assenza di visione. Morto. Amen.
Oggi c’è un grande spazio politico e culturale per una profonda rivoluzione sarda.
Non serve un linguaggio e un atteggiamento riformista. Serve una convinzione rivoluzionaria e un’educazione pacifista. Ma una cosa deve essere chiara: bisogna prepararsi a grandi mobilitazioni se vogliamo che la storia della Sardegna cambi la sua direzione.
Il vento è per noi; noi possiamo solo sbagliare il modo di tirare su le vele. Ma il vento, oggi, è nostro, non italiano.
In Italia le rivoluzioni si fanno per cambiare chi governa, non per cambiare lo Stato. Noi Sardi, invece, sappiamo sempre più chiaramente che dobbiamo cambiare lo Stato; dobbiamo cambiare l’ordine dei poteri.
Le rivoluzioni italiane sono sempre state fondate sulla menzogna e sulla forza. E così è stato anche per quella leghista. Doveva essere il governo della diminuzione della pressione fiscale, e invece la prima manovra economica è diventata un campo minato di tasse e di persecuzioni del mondo del volontariato e delle imprese.
Doveva essere la legislatura della lotta alla lottizzazione renziana. Puntualmente tutto è stato spartito tra Lega e Cinquestelle e il merito se l’è presa in saccoccia, sovrastato dalla militanza e dalla fedeltà al capo.
Doveva essere la legislatura del nuovo corso nei rapporti con l’Europa e si è assistito al più clamoroso inchino mai fatto all’Unione Europea, generato dall’incompetenza e dalla superficialità delle posizioni iniziali.
Doveva essere la legislatura dell’Unità d’Italia, degli interessi condivisi e diffusi, e subito si è corsi a fare un favore al Veneto di 18,8 miliardi di euro l’anno.
Doveva essere la reazione al capitalismo salottiero di Renzi e si è trasformata nella legislatura del capitalismo asiatico di Putin e Erdogan.
Gli italiani hanno sempre vinto le elezioni con le bugie e governato favorendo il Nord e assistendo il Sud.
Le loro rivoluzioni sono finte.
Quella per l’Unità d’Italia venne fatta dall’esercito francese e dai radicali garibaldini italiani e finì per essere gestita per dieci lunghi anni dalla Destra piemontese che educò la Sinistra, che le succedette al governo, a fare la Destra dicendo di essere la Sinistra, così non cambiò nulla. Per la Sardegna cambiò solo l’aristocrazia integrata: ai baroni, conti e marchesi prima ispanici poi sabaudi, si sostituirono i deputati e i senatori, i prefetti e gli intendenti del Regno d’Italia. Il resto rimase uguale, al punto che Salvatore Cambosu scrisse che il Medioevo in Sardegna finì negli anni Cinquanta, con la sconfitta della malaria.
Poi arrivarono i fascisti, i primi a fare una rivoluzione fondata sulla propaganda, sulla comunicazione si direbbe oggi. Fu la rivoluzione più coerente col sistema educativo italiano, retorico e apparente, ostile a ogni profondità sostanziale, affascinato dalle apparenze e dall’apparire.
Si mascherarono di nero per sentirsi ed essere più feroci; diedero voce e sfogo al razzismo e all’odio antiebraico latente da secoli e da secoli alimentato da cattolici e protestanti con l’accusa di deicidio. Usarono il saluto e le parole d’ordine inventate da D’Annunzio. Uccisero, ma ci fu chi pensò di usarli e ne fu usato. L’unico esito fu il machismo, i fuciletti di legno in mano ai bambini, l’inevitabile guerra, le torture e i morti della guerra civile. Un mare di sangue generato da chi pensava soltanto di giocare con le parole per prendere il potere. Le parole fanno prigioniero chi le pronuncia, come il retino teneva un tempo la mortadella e il salame.
La rivoluzione leghista e pentastellata è già finita perché era troppo bugiarda, troppo retorica, troppo manipolatrice.
Lo spazio per noi Sardi c’è. Il Pd non esiste, è un condominio con i plinti di burro. Non è un problema, si sfarinerà da solo.
Il problema sono le nostre vele. Dobbiamo sapere bene come e quando tirarle su e la nave andrà.

Politica, Propaganda

Navigazione articoli

Previous Post: Il Natale della Nazione: essere intelligenti, essere intrepidi
Next Post: La Lega e le tasse: cosa succede agli insegnanti sardi?

Ti prometto che crescerai

Cagliari, 27-30 aprile 2025

Racconta una storia sarda

Racconta una storia sarda

Vent’anni di Sardegna e Libertà, Nuoro, 21 luglio, ore 18:30

Racconta una storia sarda

Ultimi commenti

  • Guido Trogu su Il bue dice cornuto all’asino
  • Sardinian Job su Il bue dice cornuto all’asino
  • Antonio su Il bue dice cornuto all’asino
  • Carla su Il bue dice cornuto all’asino
  • Francesco porcu su Il bue dice cornuto all’asino
  • Maria MA su Il bue dice cornuto all’asino
  • Stefano Locci su Il bue dice cornuto all’asino
  • Tappododici su Il bue dice cornuto all’asino
  • Alessandro su Il bue dice cornuto all’asino
  • Luigi su Il bue dice cornuto all’asino
  • Antonio su Il bue dice cornuto all’asino
  • A su Il bue dice cornuto all’asino
  • Mm su Il bue dice cornuto all’asino
  • Mario Pudhu su Il bue dice cornuto all’asino
  • Marco Casu su Il bue dice cornuto all’asino

Nuove province per nuovi disoccupati eccellenti

Nuove province per nuovi disoccupati

Sardegna e Libertà si ispira culturalmente ai valori di libertà, giustizia, sostenibilità, solidarietà e non violenza, così come essi sono maturati nella migliore tradizione politica europea.

Sardegna e Libertà – Quotidiano indipendente di informazione online

Registrato il 7 novembre 2011 presso il Tribunale di Cagliari. Num. R.G. 2320/2011 – Num. Reg Stampa 8
Direttore responsabile Paolo Maninchedda

Copyright © 2022 || Sardegna e Libertà ||

Powered by PressBook Blog WordPress theme

AUTORIZZAZIONE ALL'USO DEI COOKIE. La legislazione europea in materia di privacy e protezione dei dati personali richiede il tuo consenso per l'uso dei cookie. Acconsenti? Per ulteriori informazioni visualizza la Cookie Policy.