Certe volte, anzi, il più delle volte, per spiegarsi occorre fare un esempio o indicare una persona esemplare.
Per esemplificare i nostri valori di libertà, uguaglianza di fronte alla legge, fraternità e impegno per gli altri e per la Terra, indipendenza e diritto allo sviluppo possibile della Sardegna, oggi voglio ricordare la carcerazione di padre Stan Swamy, gesuita, 84 anni appena compiuti, detenuto in carcere in India per aver difeso gli Adivasi, i discendenti delle antiche popolazioni dell’India, quelle non indoeuropee, dalla progressiva riduzione dei territori nei quali essi vivono ad opera di latifondisti e multinazionali.
Di che cosa è accusato padre Swamy dal regime ipernazionalista del premier indiano Modi?
Ma ovviamente di sovversione e terrorismo!
Sempre, chi pone un problema di libertà, di dignità, di fratellanza, è accusato di ciò che non è e di ciò che non fa. Anche la storia della Sardegna, passata e recente, è contrappuntata da uomini giusti, colpiti con la carcerazione perché irriducibilmente diversi da chi comanda. Piano piano ne racconteremo la storia giudiziaria e politica.
Padre Swamy non è un seguace tardivo dell’anticolonialismo. Padre Swamy dice la verità sul diritto degli Adivasi a non essere derubati, difende l’evidenza della dignità umana, l’evidenza del diritto a difendersi e a non soccombere.
Padre Swamy non gode dell’attenzione di tanta parte del mondo progressista italiano e europeo, perché il suo disarmato essere per la libertà e per la dignità altrui non è strumentalizzabile, non è funzionale ad alcun progetto politico europeo.
Anche noi vorremmo essere così: avere una perfetta coincidenza di gratuità tra militanza civile e progetto politico per la Sardegna. Vorremmo avere questa serenità e fermezza e anche questa estraneità alle praticate glorie mondane. Ci sentiamo nella cella di padre Swamy. Ci sentiamo nel cielo libero di padre Swamy.
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Ho la sensazione terribile che anche da noi in occidente gli interessi economici e finanziari stiano monetizzando i nostri diritti. Una frase di un comico italiano forse rende l’idea: ” noi occidentali siamo felici se riusciamo a mettere il ketchup sulle patatine”.
Siamo ormai diventati ciechi e sordi davanti a storie come questa. Ma la storia, anche se con sfumature diverse, si ripete e le vicende attuali, apparentemente lontane, dovrebbero essere un monito.
Grazie per avermi fatto conscere la storia di un uomo la cui esistenza è “vite che da frutti”, per rimanere in tema domenicale.
Dovrebbe essere un terrorista rosso assassino per avere l’attenzione ed essere difeso da certa gentaglia.
Totu s’istima nostra a padre Stan Swamy!
Ma mescamente méritat meda de prus: su matessi ideale e impegnu fitianu nostru!!!
O Sardigna donosa e galana,
pinzellada de manu divina,
a giardinu ti peses de istima
cun is pópulos totu in sa paghe,
chi si cumprat de s’Umanidade
cudh’ispera de méngius destinu
totu paris faendho camminu,
no prus gente cracada, oprimios!!!