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Bugie di Stato: si può sempre mentire, ma non mentire per sempre

Posted on 29 Ottobre 201929 Ottobre 2019 By Paolo Maninchedda

A leggere i commenti sulla sconfitta in Umbria del governo Conte e sui nuovi doveri del Governo italiano, sembra che da qui, in mezzo al mare, si vedano partite di calcio diverse.

La verità è che, per semplificare, la linea Franceschini-Gentiloni, cioè la linea opportunistica del Pd, quella dello stare al potere comunque, non rende più.

La seconda verità è che il Governo, non da oggi (come tante altre istituzioni dello Stato con bene altre conseguenze) mente e poi lavora a nascondere le sue menzogne.

Ma mentre si può sempre mentire, non si può mentire per sempre, specie quando arriva il momento nel quale la verità è accertata dialetticamente, in contraddittorio.

Per esempio: Conte ha sbagliato clamorosamente a giocare con i Servizi Segreti, materia delicatissima in Italia più che altrove; ma l’errore più grande è stato giocare con i Servizi con gli Americani, che non capiscono i complessi equilibri italiani intorno ai tanti segreti di Stato. Se un interesse americano è in gioco, loro, gli Americani, conoscono solo la logica della ruspa.

Come pure Conte ha sbagliato a entrare in politica da apprezzato docente universitario e professionista che ha collaborato con gli alambicchi storti della finanza vaticana. Nella Chiesa bisogna fare una scelta: o si sta nei piani bassi, bassissimi, e allora si sperimenta l’Eterno, oppure si sale nell’attico, dove spesso alloggia un tizio che ha la sola funzione di verificare la tenuta spirituale degli ospiti. Il più delle volte cedono tutti alle sue lusinghe. Solo che quell’attico è molto pericoloso. In Italia gronda di morti.

Sul peso delle menzogne di Stato, lasciamo per un giorno la cronaca giudiziaria, che ne abbonda tragicamente e in modo impunito, e prendiamo le politiche di contenimento del debito pubblico, cioè del macigno che rende immobile la Repubblica italiana.

Guardate questa tabella. A prima vista sembra innocente, ma non lo è
.

Partiamo dal 2011 e parliamo di debiti.

Berlusconi cacciato Il rapporto Debito pubblico/Pil era al 116,5%. Saliva dunque di 1,1%, rispetto al governo precedente, ma aumentava anche il Pil rispetto all’anno precedente, di circa 33 miliardi di euro, 2,05% percentuale irraggiungibile da anni. Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, cacciato da Palazzo Chigi all’urlo di bancarottiere di Stato, di causa della rovina dell’Italia, produttore del più alto Spread della storia. Era una bugia? Sì, era una colossale bugia targata Europa, apparati, banche ecc. ecc.

Monti sopravvalutato Subentra Mario Monti. Il suo anno è il 2012. Vediamo i numeri. PIL in diminuzione dell’1,48% (ma ovviamente a chi fu attribuita la colpa? Al Governo precedente, cioè a Berlusconi); l’incremento del debito pubblico, ovviamente, era in aumento: +4,84%. Rapporto Debito/Pil: 123,4%, cioè 7,1 punti in più rispetto all’anno precedente. Monti il Risanatore era una bugia. Una bugia di Stato.

Letta a debito Subentra il Governo Letta, dall’aprile 2013 al febbraio 2014. Prendiamo dunque a riferimento per Letta solo il 2013. Il Pil è praticamente fermo ma in diminuzione: – 0,54% rispetto all’anno precedente; l’incremento del Debito pubblico diminuisce di 0,80 rispetto all’anno precedente, ma il rapporto Debito/Pil schizza al 129%. Perché? Perché il governo continuò a spendere più del dovuto, anche se leggermente meno di ciò che aveva fatto il precedente. In sostanza aver frenato la discesa del Pil fu assunto a pretesto per continuare a spendere come prima. È questa la vulgata sul Governo Letta? No, la vulgata sul Governo Letta è che Letta è la povera vittima di Renzi.

Renzi: sviluppo e debito Veniamo a Renzi. È suo il triennio 2014-2016. IL Pil, nel triennio, quasi triplica l’incremento rispetto al Governo Letta e arriva a sfiorare il 2%, attestandosi alla fine sul +1,7. L’incremento del debito pubblico è pressoché dimezzato e si attesta al 2,12%, ma il rapporto Debito/Pil sale ancora al 132%.

Gentiloni calma piatta Arriva Gentiloni. È suo il 2017. Praticamente consolida i risultati di Renzi: il Pil continua a crescere +2,14, diminuisce l’incremento del Debito a 1,96% e diminuisce dello 0,2% il rapporto Debito/Pil, attestandosi allo 131,8%.

Berlusconi fatto grande dagli altri Il dato vero è che nel sessennio antiberlusconiano il rapporto Debito/Pil è aumentato di 15 punti percentuali e che ciò è potuto accadere perché a un certo punto a proteggere l’Italia (ma non solo) è scesa in campo la Banca europea. Questa è la verità, ma è troppo vera per essere accettata. Se poi si prendono i dati Eurostat, la situazione è ancora peggiore: il rapporto debito/Pil è al 134%.

Conte: debito, propaganda e tasse Ma veniamo a Conte. Suo è il 2018, con Salvini e Di Maio. Secondo l’Istat il Rapporto Debito/Pil è salito al 134,8%. Quota Cento, Reddito di cittadinanza ecc. sono state operazioni fatte sul debito. Arriva la manovra 2019 e parcellizza in tante tassette indirette l’aumento della pressione fiscale per non aumentare l’Iva.

Questa la verità. Ma vince la menzogna, sebbene sia una vittoria di Pirro, perché poi prevale la percezione del disagio e la gente vota contro chi governa e a favore di chi ha concorso a dire le bugie precedenti e non quelle attuali.

Le bugie galleggiano, prima o poi Servirà un altro giro di danza per svelare anche le bugie correnti, ma prima o poi la verità emerge e sconfessa i bugiardi. Si deve sperare che ciò avvenga con le vittime dei bugiardi ancora in vita, ma ce la si può fare.

Debito pubblico, Politica

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