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Anas in Sardegna: sonno, soldi, feriti e morti

Posted on 14 Aprile 201814 Aprile 2018 By Paolo Maninchedda

Oggi sono a Sassari. Ho ripercorso per l’ennesima volta il tratto della SS 131 che attraversa il bellissimo altipiano di Campeda. Mi è venuto il malumore: ancora i mezzi per asfaltare parcheggiati di lato. Come pure mi è venuto il malumore qualche giorno fa e oggi, leggendo La Nuova che racconta un pezzo della storia di Ottana, la storia di ieri, e non racconta che una delle opere da me concordate con Anas, e adesso archiviate nel dimenticatoio, era proprio la sistemazione del pericolosissimo svincolo di Ottana sulla SS 131 DCN. La storia racconterà – se ne avrà voglia – quanto ha inciso sulle mie dimissioni del maggio 2017 la scelta sarda – cui ero e rimango contrarissimo – dei rapporti morbidi con l’Anas di Delrio (responsabile personalmente, perché avvertito e sensibilizzato da me, anche della disgrazia civile e burocratica che il MIT ha fatto abbattere sul Trenino Verde e sulle aziende che vi lavorano) e Armani.
Nei giorni scorsi mi sono confrontato sull’Anas con il prof. Mauro Coni, docente della facoltà di ingegneria dell’Università di Cagliari e indimenticato ed efficientissimo assessore alle infrastrutture del Comune di Cagliari. Ciò che segue è frutto di questa conversazione.
Sulle strade della Sardegna, dal 2001 al 2017,si sono registrati oltre 2300 morti e 110.000 feriti mentre, per lo stesso periodo, i costi sociali ammontano ad oltre 8,85 miliardi di euro!
La Regione Sardegna ha impegnato risorse importantissime per circa 4 miliardi per adeguare le reti stradali affidando all’ANAS le risorse per attuare gli interventi.
Eppure secondo i dati del sito ufficiale dell’ANAS l’unico appalto oggi in corso per un valore di 1.8 milioni riguarda: “Lavori di ripristino della viabilità nelle strade statali e provinciali della regione Sardegna interrotte o danneggiate dagli eventi alluvionali del mese di novembre 2013. strada provinciale Osidda – Buddusò ripristino scarpate strada Bitti – Buddusò”. A questo cui si aggiungono per un valore di circa 1.4 milioni lavori di segnaletica e manutenzione che riguardano tutti i 3000 km di rete statale sarda.
Sui 26 lavori in corso, che ammontano a 483.8 milioni, potrebbero essere scritti libri di storia. Su questi 26 lavori, appaltati ormai da anni o da decenni, registriamo inaccettabili ritardi, cronache quotidiane di disagi, ritardi e proteste. Per fare qualche esempio, la nuova S.S. 195 “Sulcitana” tratto Cagliari – Pula appaltata nel 2007, per un importo di 139.8 milioni e ancora oggi al 45% dell’esecuzione, la SS131 nel tratto di Villagreca o la SS125 a Tertenia.
E gli altri 3,5 miliardi di risorse regionali che abbiamo affidato all’ANAS per costruire strade che avrebbero dovuto essere realizzare con fondi Statali?
Il report 2018 dell’Ordine degli Ingegneri è ancora più impietoso.
Nel 2017 l’ANAS non ha appaltato nessun intervento che riguarda le strade della Sardegna.
ABBANOA ed ENAS mostrano la maggiore attività, avendo appaltato oltre il 25% degli interventi per la gestione e messa in sicurezza idraulica (sono circa 800 milioni le risorse destinate al settore idrico). Eppure il rischio idraulico produce morti, danni e costi circa 500 volte inferiori ai sinistri stradali!
Nel periodo 2001-2010 le vittime della strada nella nostra regione si erano ridotte del 50,0%, più della media nazionale (-42,0%), mentre nel periodo 2010-2016 non si registra alcuna variazione, contro il -20,2% in Italia.
Tra il 2010 e 2016 l’indice di mortalità sul territorio sardo è aumentato sensibilmente da 2,5 a 3,0 deceduti ogni 100 incidenti, mentre quello medio italiano è rimasto inalterato (1,9).
I costi sociali degli incidenti stradali quantificano gli oneri economici che, a diverso titolo, gravano sulla società a seguito delle conseguenze di un incidente stradale. Nel 2016 il costo dell’incidentalità con danni alle persone è stimato in oltre 17 miliardi di euro per l’intero territorio nazionale (286,8 euro pro capite) e in circa 417 milioni di euro (252,0 euro pro capite) in Sardegna.
Credo sia sufficiente per capire che sulle infrastrutture noi Sardi dobbiamo liberarci dall’occupazione del nostro territorio da parte di questo mostro di carte e inefficienza che è l’Anas.

Infrastrutture, Politica

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