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Zone economiche speciali: una grande bugia di Solinas. E i giornali abboccano alla fanfara

Posted on 16 Marzo 202117 Marzo 2021 By Paolo Maninchedda 5 commenti su Zone economiche speciali: una grande bugia di Solinas. E i giornali abboccano alla fanfara

Se qualcuno volesse un’altra prova di quanto l’attuale Giunta regionale rientri perfettamente nella quarta categoria di soggetti individuata da Carlo Maria Cipolla, nel suo sempre verde libretto sulle leggi fondamentali della stupidità umana, può dare una lettura anche distratta alla Delibera relativa all’aggiornamento del Piano strategico della Zona Economica Speciale (ZES) della Sardegna (qui la delibera https://delibere.regione.sardegna.it/protected/54522/0/def/ref/DBR54516) e rapportarla alla fanfara istituzionale che sempre segue, senza averle neanche capite, le già deliranti approvazioni della Giunta (qui le dichiarazioni del Presidente https://www.regione.sardegna.it/j/v/2568?s=421140&v=2&c=152&t=1)

Cosa ci dice la Delibera?
Semplicemente che il Governo fece alcune osservazioni al Piano strategico presentato dalla Regione e che la Giunta sta rispondendo a queste.
Ma la cosa che emerge prepotentemente è il grado di efficienza di questa Giunta, le osservazioni del Governo sono del 1 ottobre 2019 (sì, del 2019) e la risposta della Giunta arriva il 12 marzo 2021 (sì, 2021).
Calendario alla mano sono passati 17 mesi e mezzo. Cosa è successo nel frattempo?
Ci sono voluti studi approfonditi e analisi sofisticate tali da  impegnare per quasi un anno mezzo qualche grosso esperto?
Anche qui ci viene in aiuto la delibera che ci spiega che in realtà occorreva chiarire che le Zone Economiche Speciali non sono Zone Franche Doganali. E qual è la risposta che la Delibera propone per risolvere questo problema? 
Molto semplice, dice che «le semplificazioni di carattere doganale connessi alla zona franca doganale non sono, pertanto, attribuibili tout court alle Zone Economiche Speciali».
Un anno e mezzo di tempo per elaborare questo colpo di genio; nel frattempo altre ZES di altre Regioni sono state approvate, lo Stato ha approvato un piano di risorse per grandi investimenti nelle ZES già approvate e la Sardegna arranca in una spaventosa debolezza istituzionale che ormai preoccupa anche le Amministrazioni centrali, perché va bene che lo Stato cerca sempre di prenderti da stupido, ma quando tu gli fai tutto il lavoro, neanche lui si diverte più.

 Di fronte a questo disastro, però, la cosa peggiore non è tanto il gravissimo danno derivante da questo ritardo, ma è l’assoluta e imbarazzante retorica di questa camarilla incompetente.

Si è capito bene che il chiarimento della delibera è che se si parla di ZES non si parla di Zona franca, non si parla cioè di nessun vantaggio fiscale  (a parte il credito di imposta, ma quello è una compensazione fiscale, altra cosa, lo scrivo giusto perché non si sa mai che qualcuno dei geni autori legga queste righe e magari abbia un rigurgito di consapevolezza). A fronte di questo, qual è la notizia che spara il Presidente? Dice testuale testuale: «Vogliamo assicurare al sistema produttivo sardo quella fiscalità agevolata attesa da decenni, e che può essere il vero motore della ripresa economica della nostra Isola».

Ma come? Hai appena portato una delibera che separa le ZES dalla Zona Franca (che comunque qualche vantaggio fiscale lo porterebbe) dicendo che le ZES non c’entrano nulla con la fiscalità di vantaggio e invece il messaggio sarebbe che c’entrano molto?

E qui torniamo a Carlo Maria Cipolla e alle sua legge, applicata all’Amministrazione suonerebbe così: un’Amministrazione è stupida quando causa danni agli altri senza recare nessun vantaggio a se stessa. Mi pare che calzi a pennello.

Ovviamente i giornalisti del giorno hanno inghiottito tutto: esca, amo, lenza, canna e mulinello.

Fisco, Politica

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Comments (5) on “Zone economiche speciali: una grande bugia di Solinas. E i giornali abboccano alla fanfara”

  1. Marco ha detto:
    16 Marzo 2021 alle 18:58

    Credo anch’io che ci sia una profonda incompetenza e superficialità nella classe dirigente regionale, oltre che in quella politica.

  2. Franco Sardi ha detto:
    16 Marzo 2021 alle 11:57

    Caro Paolo, una piccola riflessione. Da quanto tempo la Regione non cura l’aggiornamento del personale? Come sono reclutati dipendenti e dirigenti? Come sono valutati? Come si individuano e si approvano gli obiettivi?
    Un breve ricordo. Quando, molti anni fa e insieme ad altri sindacalisti, proponemmo di inserire nel rinnovo contrattuale del comparto dirigenza clausole di aggiornamento obbligatorio derivate dai contratti di quella sanitaria rischiammo quasi il linciaggio. E ti meravigli della qualità dei provvedimenti?
    Purtroppo non c’è solo la crisi della politica, bisogna ammettere che la crisi è sistemica e va affrontata come tale, in tutte le sue componenti

  3. Pietro ha detto:
    16 Marzo 2021 alle 10:44

    Una persona che ha una attività economica nel nord Italia ha di fronte a sé una delle aree più ricche al mondo (con tutte le conseguenze che non sto a citare)
    Prende il suo furgone e ,almeno teoricamente, si sposta nel mercato europeo….quello vero.

    Un imprenditore ( poi bisognerebbe discutere in quanti e quali casi si può parlare effettivamente di impresa… cosa è una impresa?…) sardo mi spiegate dove va quando prende il suo furgone… se non da un paesino all’altro per raggranellare qualche monetina…. ….eppure per l’uno è l’altro la tassazione è identica (..se non superiore per quest’ultimo).
    A chi vive in Sardegna ,quindi ….dopo la visita dei pubblicani quanto rimane per se?
    …e quello che resta, è sufficiente per gestire l’azienda e per accumulare un pochino di risparmio…e ricchezza?
    …in pochi casi si….nella maggioranza no!

    ….tirando avanti così….si va allo sfascio totale.
    Ma a questa immondizia che ci governa, visto quello che fa e come, nulla frega…

  4. Mar ha detto:
    16 Marzo 2021 alle 08:15

    @mario. Come non essere d’accordo? Le colpe dei giornalisti sono enormi.

  5. Mario ha detto:
    16 Marzo 2021 alle 08:09

    Sos giornalisti… (si no b’at agiornalistas e giornalistas) at a èssere chi a lèzere, ischire e cumprèndhere est tropu trobedhosu, imbusticau, difítzile, istentosu (e tocat a iscríere e ‘informare’ a tamburo battente!). Lampu chi a istudiare est arte mala! (e su chi contat est il potere, l’avere, il godere).
    O fossis si lassant pagare pro “applaudire”, pro tzocare sas manos a sos ‘atores’ de s’ispetàculu.
    E, si gli spettatori depent solu istare ispetendhe, ite àteru b’at de fàghere?!

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