Stasera, alle 18:30, incredibilmente nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari, l’Associazione “Riprendiamoci la Sardegna” ospiterà un convegno, inaugurato dalla prolusione di Filippo Martinez Zorro contro le necropale. Seguiranno gli interventi di Gianluigi Gessa, di Gianni Giugnini e di Ignazio Deligia.
Conosco Filippo Martinez: ogni tanto organizza raduni mondiali di Zorri per riprendere fiato. Ne sta organizzando una nuova in Sardegna.
E conosco Gianluigi Gessa.
Sono “Zorri” autentici, quindi, descrivendoli, possiamo capire che cosa significhi essere Zorro.
Filippo è uno che se provi anche solo vagamente a definire con una parola, una categoria, magari di uso comune, ti toglie il saluto.
Lui vuole essere presente e inafferabile.
Assediato interiormente dalla lotta contro la morte (ogni suo segno pittorico o grafico porta le stimmate del confine tra la vita e la morte, il segno della tragedia), Filippo è uno dei pochi reduci del titanismo europeo, cioè di coloro i quali affermano che la libertà o è un fatto individuale o non è. Il potere è sì utile per lui, ma deve stare al suo posto, in una posizione meramente servile rispetto all’Uomo, deve far funzionare i trasporti, deve pagare bene chi si mette lealmente al suo servizio, ma non deve dire a nessuno cosa fare, cosa dire, cosa pensare. Credo che Filippo non si sottrarrebbe, se ben pagato, a organizzare una festa adulatoria per il più grande dei tiranni, ma sarebbe capace di metterci dentro qualcosa che contemporaneamente lo ridicolizzasse, pretendendo pure di essere considerato nel giusto.
Quando, però, il potere si arrogantizza, Filippo apre l’armadio e si mette la maschera. Diventa Zorro.
Gianluigi Gessa è un’intelligenza superiore, consapevole di ogni nefandezza del cervello umano, scettico su ogni bontà, ridanciano di ogni gloria. Un giorno mi disse che, con la sostanza giusta e sollecitando una certa parte del cervello, lui sarebbe stato in grado di farmi vedere la Madonna.
Non crede in nulla, ma vuole scoprire e sapere tutto.
Il suo asset principale è l’immaginazione: lui, mentre parla, ha un’altra parte del cervello che sta modellizzando un problema, magari opposto a quello su cui sta argomentando. Stava sicuramente pensando a qualcosa, quando il vento si impadronì della sua tavola da surf e lo portò al largo del Golfo di Cagliari, costringendo una motovedetta della Capitaneria ad uscire per andare a recuperarlo.
È davvero uno, nessuno e centomila. È qualcosa di simile a una radiazione intelligente.
Gianluigi non tollera i prepotenti. Si oppone loro a modo suo, con una battuta, con uno sberleffo, con una sorda e dissimulata opposizione, come ha imparato a fare negli Stati Uniti, dove devi esser forte anche per fare l’opposizione. Però, anche lui, quando scorge il profilo del tiranno, dell’Orgoglioso della Landa, del sopruso, apre l’armadio e si mette la maschera, diventa Zorro.
Oggi Zorro è contro la speculazione eolica, ma è anche contro il potere regionale che esibisce i suoi pretesi quarti di nobiltà per non riconoscere dignità e ruolo politico al popolo che ha raccolto le firme.
Tra la polvere naturale e la ciprietta sulle gote con cui spesso (non sempre) il potere copre il suo sudore e il relativo odore, chi si sente Zorro sta sempre nella polvere, perché vede nella circostanza che provoca la ribellione, una replica dell’eterno scontro tra chi vuole il re nudo, cioè il potere per quello che è, e chi lo vuole a vergogne coperte e a santificazione crescente. La polvere è certamente disordine, ma è naturale, sfiata i suoi umori all’aperto, è salubre. La cipria copre, nasconde, fraintende, occulta.
Non si capisce Zorro senza capire che ci sono persone nate per una missione, come diceva Dumas (padre) e persone nate per un posto (My Dear ha aperto il palazzo ai postisti).
Zorro è l’eroe di quelli nati per una missione; gente strana, se si vuole, pericolosa da seguire, perché sono immancabilmente individualisti (non egoisti), ma gente capace di farsi uccidere per un’idea e di non sfiorare mai nessuno per imporre la propria. Gente che è meglio non amare, perché inevitabilmente deludono: sono inaccessibili nell’interiorità e promiscui nei rapporti affettivi. La loro curiosità sull’amore è inesauribile. Gente dominata da un demone che è la loro unica etica: compiere la missione. Gente sempre a rischio pazzia, oscillante tra Ulisse e l’abate Busoni, da un lato, e, dall’altro, l’isolamento, la grotta eremitica, l’erudizione come contrasto alla percezione del nulla, la battaglia nel deserto col diavolo che queste menti conoscono e sopportano ogni giorno.
Dio li conservi.
Buongiorno Paolo,
stamattina mi sono alzato prestissimo perché avevo da fare una visita ortopedica alle 8, però ero triste.
Dopo aver letto questo articolo mi sono fatto 4 risate, già sin dall’inizio, la tristezza mi è passata e sto bene…🤠
Grazie 🙏🏽🙂
Prof Gessa è stato consigliere regionale per una legislatura e un pomeriggio lo incontrai in via Roma: “Professore, come fa a passare ore in Consiglio Regionale a sentire una marea di str…e?” … E lui:”Sentire? … stacco i miei auricolari e leggo”.
io non potrò essere al convegno, però offro la disponibilità del Nuraghe di Santa Barbara di cui sono comproprietario (insieme a qualche miliardo di persone) per la formazione del cordone umano
Dopo avere subito il sergente Garcia alla presidenza, avere Zorro mi pare il minimo. L’alcalde attuale però non è proprio nella parte. Quello era antipatico, ma alla fine capitolava.
My Dear come la chiami tu, invece la assocerei di più alla matriarca dei Baxter in ‘Per un pugno di dollari” di Sergio Leone.
Fatto.
Non me ne voglia Professore ma leggendo la sua , così, ..EN passant, mi è balenato un “pensiero” (non voluto); un equivoco ecco, forse è meglio:
Trovo che Il povero Zorro offerto in questo modo alla comunicazione e dunque , ..sottratto al suo proprio immaginario, viene sdoganato o per farla capire ai poveri in spirito, irrimediabilmente Sputtanato.
No, Professo’ glielo scrivo non per capriccio ma perché Non è tempo che i De la Vega vengano ancora fuori visto che i Monastario sono Troppi , brutti e con una fame che non conosce limiti.
Buona giornata Professore