Oggi i giornali cominciano a essere noiosi come lo diventano in campagna elettorale. Ho una certa saturazione di persone al di sotto delle loro ambizioni e di menzogne al di sopra dei fatti. Ho, poi, “la testa guasta”, come diceva una ragazza ‘segreta’ che mi volle bene (stava con un altro, io ero il giovanissimo diversivo spirito-carnale, diceva lei), cioè ho quella naturale tendenza a pensare il contrario di ciò che pensano tutti. Molti pensano alle elezioni, io ho in testa che nel 2024 ricorrono gli ottocento anni delle stimmate di san Francesco.
È guasta, irrimediabilmente guasta.
Se potessi, me la taglierei.
Capita, però, di imbattersi in piccole perle.
Alessandro Pirina, sulla Nuova, intervista uno degli attori a me più cari, Stefano Fresi.
Il padre era di Luogosanto e lui ha trascorso le estati della sua infanzia in quel magnifico paesello dove anch’io ho ricordi struggenti, pur non avendovi parenti (mio nonno vi portò la famiglia nel 1943, quando i militari ordinarono ai civili maddalenini di ‘sfollare’).
Gli lascio la parola:
Domanda: “Se parliamo di Sardegna?”
Risposta: “La Sardegna è la mia infanzia, le estati di felicità a casa di mio nonno a Luogosanto. Tanto che io e mio cugino Pierluigi abbiamo rilevato le quote degli altri e abbiamo avviato un’azienda agricola, Izzana. Abbiamo piantato la vigna e presto produrremo il nostro vino. Volevamo che quello che è stato il nostro giardino di infanzia diventasse il giardino dei nostri figli”.
Sarà un caso, ma tutte le persone sensibili e intelligenti (cioè destinate a ‘pestarsi’ interiormente come nessun altro) prima o poi cercano un pezzo di terra, vuoi una vigna, vuoi un oliveto, ma cercano terra. Noi sardi abbiamo un rapporto mistico con la terra, ne sentiamo la voce.
Siamo come i gatti che, quando stanno per morire, si scavano un buco e ci si mettono dentro.
Noi cerchiamo radici.
Fresi mi piace perché è intelligente, ironico, corpulento più di me, non figaccione, non slim, insomma troncotarchiato come siamo tanti, oggi tutti sotto processo perché abbiamo il bicipite pigro, ci piace il guanciale, la pasta, il formaggio buono, il vino, il sesso vero non da fitness, Dio.
Lo confondono con Battiston e lui che fa? Firma gli autografi anche a chi crede di trovarsi di fronte uno dei protagonisti di Perfetti sconosciuti.
Stupendo.
L’intervista si conclude con un bagliore abbacinante.
Domanda: “Il suo sogno da realizzare?”.
Risposta: “Il mio sogno era più piccolo di quello che ho già realizzato. Non prevedeva l’enormità di diventare padre. Se devo mettere in fila le cose della vita – la casa, il cinema, il successo, l’affetto del pubblico – niente è paragonabile all’essere padre di Lorenzo”.
Ecco, che dire?
C’è qualcosa di più profondo di dire che l’amore che si sperimenta facendo i padri (anche quelli non biologici; io sono padre di molte più persone delle sole mie figlie, e, forse, sono figlio di tanti miei amici del cui affetto non mi accorgo fino in fondo) diviene progressivamente l’unica immagine di sé che si riconosce e si abbraccia senza riserve? C’è nell’amare senza motivo, gratuitamente, qualcosa di abissale, di indicibile, di denso. San Francesco chiedeva a Dio “Chi sono io? Chi sei tu?” e neanche Dante riuscì pienamente a tradurre le risposte in parole (trasumanar significar per verba non si poria). Ma quando si è amati, si sente la risposta senza sentire il bisogno di scandirla verbalmente.
Nella vigna di Fresi, a Luogosanto, spira il nostro vento, quello di chi attende vivendo, di chi spera cercando il sapere e il piacere.
E nel frattempo, ama.
Tutto torna alla terra.
Dopo l’attimo di commozione che mi determina il tuo scritto mi scuoto e penso: ci sono studi seri sull’incidenza della attuale politica di merda sull’infimo valte immobiliare del quale siamo afflitti?
Tutto parte da tale valore, per tutto: ed un pensiero nazionalitario deve valutare anche questo aspetto.
Deve essere nostra Signora di Luogosanto e l’acqua della Filetta, se da quattro case di locu santu sono venuti fuori personaggi come fresi e pure Geppi Cucciari…..non solo di Macomer.