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Terna: chiudere Ottana e pagare in un giorno 8 volte in più rispetto al mercato.
Convincetevi: l’Italia è un avversario storico

Posted on 11 Marzo 201611 Marzo 2016 By Paolo Maninchedda 4 commenti su Terna: chiudere Ottana e pagare in un giorno 8 volte in più rispetto al mercato.
Convincetevi: l’Italia è un avversario storico

Ordine_di_meritodi Paolo Maninchedda
Il mio insistere non è un’ossessione, è un esercizio. Sto studiando tutte le situazioni sostenute da tariffa ( a breve comincerò a occuparmi di rifiuti, inceneritori, società comunali, pianificazioni presenti e assenti ecc.e cc.), perché l’immagine più nitida e sporca dello Stato italiano emerge lì, dove le modalità della formazione del prezzo sono definite non dal mercato ma dalle leggi italiane.
Ho continuato a monitorare il mercato elettrico della Sardegna per vedere a che prezzo Terna compre l’energia qui da noi.
Un amico ha controllato il mercato di un giorno: l’8 marzo appena trascorso.
Prima di dirvi come è andata ho bisogno di una storiella per far capire come funziona questo gran pasticcio che è il mercato elettrico.
Immaginiamo di vendere e comprare arance e immaginiamo anche che esista il proprietario del mercato.
Il mercato ortofrutticolo apre dalle 7 alle 12. Il prezzo del giorno delle arance è 1 euro al chilo. A mercato chiuso, dopo le 12, il proprietario si accorge di non avere più scorte per il giorno dopo e quindi è costretto a comprare al prezzo proposto da chi è disponibile per una fornitura rapida e notevole. Il proprietario del mercato compra comunque e compra al prezzo del venditore disponibile a vendere, per cui acquista a 7 euro al chilo.
Più o meno è accaduta la stessa cosa l’8 marzo 2016 (dov’è l’AEEGSI? Dov’è l’Autorità per la concorrenza e i mercati?).
Il Mercato del Giorno Prima fissa quel giorno il prezzo del Mwh a 37 euro. Ma Terna compra sul Mercato dei Servizi di Dispacciamento, il mercato in cui solo Terna è l’acquirente, 8Gwh al prezzo di 300 euro a Mwh. Perché?
Per due motivi: 1) il sistema non è in equilibrio e quindi Terna deve comprare comunque quei quantitativi da chi può produrli;
2) in Sardegna il mercato non è aperto ma oligopolistico e i pochi produttori la fanno da padroni.
Perché il sistema non è in equilibrio? Questo è uno smacco per Terna che ha sempre detto che la Sardegna lo sarebbe stata col solo cavo Sapei a pieno funzionamento, coadiuvato dal sistema di Codrongianos. I fatti dimostrano che questa era un pretesa ideologica, non una dimostrazione scientifica esatta.
Magari il sistema ritornerà in equilibrio quando la Sarlux della Saras riprenderà a produrre, ma anche in quel caso verrebbe dimostrato che il cavo non è la panacea tecnologica che è stata descritta. Nel frattempo saranno trascorsi i mesi necessari a far fare a Enel e Eph utili di tale portata da poter sopportare una seconda metà dell’anno a prezzi contenuti.
E dunque torniamo al giudizio di qualche giorno fa: la fine dell’essenzialità in Sardegna è stata motivata su presupposti tecnici poi clamorosamente smentiti dai fatti di questi mesi; non solo: è sempre più evidente che la revoca dell’essenzialità non è stata contestata dai grandi gruppi italiani perché in sede romana si era consapevoli che comunque Terna si sarebbe dovuta approvvigionare da loro in un mercato deformato come quello sardo. L’effetto è stato un privilegio per Enel e Eph e la chiusura per Ottana. L’obiettivo era colpire Ottana, questo è sempre più evidente anche al costo di milioni di euro spesi in più e pagati dalle bollette degli italiani.

Economia, Lavoro e impresa, Politica, Stato sardo

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Comments (4) on “Terna: chiudere Ottana e pagare in un giorno 8 volte in più rispetto al mercato.
Convincetevi: l’Italia è un avversario storico”

  1. Giuseppe grillo ha detto:
    14 Marzo 2016 alle 12:00

    A mio modesto avviso, la soluzione sabbe semplice: basta dare incentivi a chi realizza impianti fotovoltaici a proprio consumo (isola) con il minimo delle pastette burocratiche ed eliminarlo a coloro che fanno lo scambio sul posto. Pensate solo all’impatto ambientale: niente più cavi sopra la nostra testa. Quando poi la clientela scemera’, mentre la disponibilità’ di energia sarà alta, anche il prezzo farà la sua parte. Se teniamo conto che un’impianto a isola oggi costa meno di 10.000 €, l’incentivo una tantum non sarebbe eccessivo, ma il risultato renderebbe la Sardegna, almeno lì, indipendente

  2. Antonella Fiori ha detto:
    12 Marzo 2016 alle 13:56

    Signor Natale, propone alleanze particolari per ottenere il cambiamento?😊

  3. Antonello ledda ha detto:
    11 Marzo 2016 alle 19:40

    Una proposta dott. Maninchedda; a questo punto non sarebbe giusto affrontare tutti questi discorsi in una assemblea pubblica da fare a Ottana con lei l’Assessore Piras i lavoratori coinvolti e le amministrazioni locali?
    Almeno per buttare giù qualche idea o azione!

  4. Melis Natale Mariano ha detto:
    11 Marzo 2016 alle 17:02

    Adesso è tutto chiaro vogliono la Sardegna in ginocchio…si deve pur fare qualcosa,o continuiamo ad essere ostaggi di questa gentaglia senza scrupoli che pensa solo a lucrare sulla pelle dei sardi.

Comments are closed.

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