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Sindaco: non è più un mestiere

Posted on 7 Aprile 202312 Febbraio 2024 By Paolo Maninchedda 8 commenti su Sindaco: non è più un mestiere

La Corte costituzionale ha bocciato, con una sentenza di 40 pagine, la legge regionale che prevedeva di permettere a un sindaco di un comune sotto i 3000 abitanti di candidarsi per ben quattro volte (anziché tre) come prevedeva e prevede la legge nazionale italiana, e per tre (anziché due) a quelli di paesi sopra i tremila abitanti.

Il bello è che una stupidaggine così grande era stata votata dal centrodestra con l’astensione del centrosinistra sardo. Insomma, si trattava di una legge del ‘mondo di mezzo’ di questa legislatura, fatto di soldi, incarichi, proroghe, amicizie, come tutti i mondi di mezzo.

Peccato che ancora non sia stato bocciato dal governo l’altro capolavoro di questo ‘mondo di mezzo’, cioè l’aumento privilegiato degli stipendi dei sindaci; la legge italiana lo ha adeguato per tutti, ma quella sarda ha pensato bene di aumentarli un po’ di più solo ai sindaci dei piccoli comuni. A ciò si aggiunga che i sindaci di Tempio, Lanusei-Tortolì, Sanluri ecc. percepiscono ora gli stipendi dei sindaci di capoluoghi di provincia.

Perché queste leggi? Perché chi va a svolgere ruoli politici senza avere un mestiere alle spalle tende a fare il nido, tende a fraintendersi come un alto funzionario pubblico e non come un temporaneo rappresentante del popolo (vero è che la legge italiana prevede tante di quelle incompatibilità che, spesso, chi fa il sindaco e poi torna alla sua impresa o al suo lavoro, non trova più niente. Forse, piuttosto che di stipendi i sindaci hanno bisogno di tutele previdenziali, che sarebbero giustissime) .
Agli stipendi si aggiungano le missioni in Regione (più pasti inclusi), alle assemblee dell’Anci (più pasti inclusi), ai gemellaggi (più pasti inclusi), ai Ministeri (più pasti inclusi) e si può capire che, sebbene il mestiere di sindaco sia oggettivamente faticoso e difficile, si possa essere legittimamente tentati di appuddarcivisi. La cosa tenta anche i liberi professionisti e gli imprenditori, i quali sanno bene che per poter disporre di 2000 euro netti al mese, bisogna produrne 4000 in questo disgraziato Paese, per cui alleggerire l’azienda o la professione di 50000 euro l’anno di costi non è considerata una cosa da poco.

Da tutte queste convenienze è nato un nuovo ceto signorile: un piccolo ceto professionale degli Enti Locali che vorrebbe essere stabilizzato come i precari della Regione o dei Comuni, che vorrebbe eternare per sempre censo e prestigio conquistati per una o più volte.

Perché accadono queste cose?
Perché la mentalità più diffusa in Sardegna è quella della spartizione della ricchezza disponibile, non quella della fatica per produrne di nuova.
Perché è ancora molto diffusa la mentalità feudale della conquista della rendita, non della fatica del lavoro.
C’è, sconosciuta, una forte relazione antropologica tra il giovane che fa le rapine – che tenta il ‘colpo’ della vita – per poi ‘sistemarsi’, come si dice, vuoi con un bar, vuoi con un’attività commerciale o produttiva, e il politico locale che cerca l’elezione che lo metta al sicuro dalla sua imperizia o dall’aver perso tempo nella vita.
Chi ha radicato nel costume sardo questo parassitismo aggressivo?
La storia lo dice con chiarezza: i baroni di campagna, che spesso erano provetti banditi con protezioni di città. Ovviamente il quadro è cambiato e non è minimamente mia intenzione affermare che un sindaco che faccia bene il proprio mestiere sia un barone-bandito. Intendo dire che il parassitismo signorile è un demone della politica sarda (e italiana) da cui bisogna sapersi difendere e che non bisogna assecondare. Invece, la leggina per il mandato eterno dei sindaci, nasceva proprio da un cedimento demoniaco e il mio unico dispiacere è che essa sia stata cassata dalla Consulta e non dal buon gusto dei Sardi.

Amministrazione, Vetrina

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Comments (8) on “Sindaco: non è più un mestiere”

  1. Irene Pani ha detto:
    8 Aprile 2023 alle 06:21

    Ne conosco parecchi …..da padre in figlio poi dopo anni da sindaco si va in regione

  2. Giancarlo ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 23:48

    Buonasera, seguo questo blog da un po’ di tempo. Nel passato non ho sempre compreso totalmente le sue scelte politiche. Tuttavia, oggi mi ritrovo a condividere molte delle sue analisi e delle sue riflessioni. Sono un funzionario pubblico da quasi 25 anni e conosco, per ovvia “partecipazione”, pregi e difetti di questo mondo (compresi i miei).
    Condivido pienamente che certe scelte politiche siano ormai scelte professionali (la tentazione di appurdarcivisi a me sembra assodata): ormai la candidatura politica è equiparata alla ricerca di un lavoro che possa assicurare un sereno e stabile futuro finanziario, con tutte le conseguenze che ne derivano in tema di qualità dell’impegno politico. A ciò si somma tutto quello che è collegato a questo mondo: incarichi, affidamenti, prebende varie a chi è contiguo, volontariamente o involontariamente, a questo sistema. Esiste solo un rimedio a questa situazione: il totale distacco (di relazioni affettive, politiche ed economiche) tra chi deve incaricare, tra chi deve affidare e chi deve ottenere incarichi ed affidamenti: è utopistico? Probabilmente. Ma non vedo soluzioni, se non l’emergere di persone oneste, competenti, di elevato livello culturale, che abbiano a cuore il bene comune e non gli interessi spiccioli (singoli o di categoria) di coloro che potrebbero riassicurare una futura e consolidata nel tempo rielezione.
    P.s. La ormai frequente declaratoria di illegittimità costituzionale di numerose leggi regionali qualifica la “qualità” di chi “pensa”e traduce in norme giuridiche queste decisioni.

  3. Paolo Maninchedda ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 21:09

    Egregio Pietro, non mi sono mai sottratto a discutere di indennità dei consiglieri regionali (che ho contribuito a dimezzare); sono sempre stato fautore di un limite ai mandati e io stesso, dopo il secondo, non mi sono ricandidato. Mai alimentato odio contro nessuno. Non sono d’accordo con chi fa il nido nelle istituzioni. Sulla previdenza pe ri sindaci, invece, sono d’accordissimo.

  4. Giovanni ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 20:59

    Sarebbe bello conoscere gli emolumenti del presidente dell’Anci, che se non erro non è più sindaco da qualche anno, ed è pure scaduto da un be direbbero dalle sue parti. Sarebbe giusto capire pure quando percepisce il Presidente di Egas. Oppure tanti del Cal, sempre pasti esclusi e viaggi. Magari fate una piccola indagine su che lavoro fanno, del tipo se hanno un mestiere o il loro mestiere è?.. Finisce che questi nuovi paladini ce li troviamo pure candidati al prossimo consiglio regionale. Bella fine sta facendo la nostra terra..

  5. Pietro ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 20:21

    Quando i giornali vogliono evitare di parlare seriamente allora scrivono queste infondatezze, chi non ha fatto il sindaco non può oggettivamente giudicare il ruolo del sindaco, sui mandati non capisco perché di regione e governo non si sia mai parlato di numero di mandati, non capisco perché di indennità di questi enti non si parli abbastanza, non capisco perché nessun giornale faccia una analisi perché in particolare i sindaci sono i più soggetti ad attentati, non capisco perché non si dica che la proposta dei 4 mandati è scaturita da un emendamento della sinistra, non capisco perché non deve essere l’elettorato a stabilire il numero dei mandati, concludo nel dire che ci sono tantissime cose da analizzare e invece si parla di queste cose senza senso, direi che è meglio finirla di alimentare odio contro i sindaci, chi non lo sa sono quelli più esposti di tutte le categorie di amministratori e sono quelli meno pagati perché l’indennità che viene pubblicata e lirda e senza nessuna contribuzione previdenziale, fare il sindaco è una grossa responsabilità e in qualsiasi momento viene sempre chiamato dai propri cittadini, se qualcuno pensi che amministrare sia come un comitato della festa del paese a sbagliato argomento.. buona serata

  6. Pietro Debidda ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 16:46

    Una certa alternanza ci deve essere anche in un piccolo Comune (sotto i 3000 abitanti)
    Gli eventuali 4 mandati previsti erano veramente troppi!

  7. Franco ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 11:05

    “C’è, sconosciuta, una forte relazione antropologica tra il giovane che fa le rapine – che tenta il ‘colpo’ della vita – per poi ‘sistemarsi’, come si dice, vuoi con un bar, vuoi con un’attività commerciale o produttiva, e il politico locale che cerca l’elezione che lo metta al sicuro dalla sua imperizia o dall’aver perso tempo nella vita”
    Dovrebbe essere scolpita all ingresso di ogni porto, aeroporto, città o paese
    Ritengo l argomento meriti, da solo, un consesso permanente all’ONU

  8. Mauro Vaiani ha detto:
    7 Aprile 2023 alle 08:28

    Mi pare un tema da affrontare in modo più articolato. Certo un territorio colonizzato, impoverito, spopolato non si rialza con dei piccoli podestà di professione, ma di certo gli amministratori di lungo corso non sono il “male”, anzi servono.

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