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Rettore: le tesi non sono un segreto. Presidente: dica la verità anche in sardo

Posted on 29 Aprile 201929 Aprile 2019 By Paolo Maninchedda

Oggi i giornali continuano a denunciare che il Presidente della Regione non ha ancora composto la Giunta, ma lo fanno quasi imbarazzati, un po’ in punta di penna, drummidi, come dicono a Sassari.
A parte il fatto che personalmente non sono convinto – ma la mia opinione è quella di un esiliato volontario che tale vuole restare e quindi vale quel che vale – che si possano tenere così tanti interim per tanto tempo, mi pongo un altro problema.
Vi è una differenza schizoide tra la precipitosità con cui il Presidente della Regione ha di fatto distrutto la continuità territoriale aerea della Sardegna (col mostro bifronte Cagliari Alghero vs Olbia e il fugone di Air Italy) in nome di un potenziale danno erariale dai contorni fumettistici, e la flemma forlaniana nella formazione della Giunta, che intanto però governa, lanciando segnali molto chiari delle sue priorità.
Per esempio, la prima visita del neo assessore alla Sanità è stata al Mater Olbia; io sarei andato a vedere come funziona la Chirurgia d’urgenza del Brotzu oppure sarei andato a Ozieri o a La Maddalena. Invece no: tutte le strade portano a Doha.
Specularmente alla nonchalance presidenziale (che ricorda tanto la massima attribuita dalla vulgata storica a Mariolino Floris: “Se vuoi durare, non fare nulla”) abbiamo l’opposizione (si fa per dire) affidata al bradicardico Ganau, la cui massima espressione di dissenso produce l’inarcamento del sopracciglio.
In questo quadro di cerimonie in costume, imbarazzati silenzi e inattivismo congenito, ho scoperto che nell’ordinamento universitario esisterebbero le “tesi segretate”. Sembrerebbe – a leggere Il Fatto Quotidiano – che il Magnifico Rettore di Sassari abbia aderito alla ricostruzione del quadro giuridico relativo alla tutela dei diritti d’autore delle tesi di laurea fatta dall’avvocato del Presidente della Regione, secondo la quale il giusto diritto di considerare la tesi come prodotto dell’ingegno e tutelarla come se fosse un’opera già pubblicata (per evitare l’antico vezzo baronale di usare le tesi dei laureandi per le proprie pubblicazioni, senza citarle) si tradurrebbe in una segretazione della tesi.
Intanto le tesi, anche quella del Presidente Solinas, sono oggetto di un’esame pubblico e il loro principale e obbligatorio requisito è l’originalità.
In nome di quale diritto questa tesi oggetto di un esame pubblico deve essere inattingibile, non consultabile, non leggibile?
Perché chiunque non può chiedere a pagamento che gli venga inviato il pdf del testo come si fa con i servizi bibliotecari di tutto il mondo?
Mistero. Ma se è incomprensibile il comportamento reticente del Presidente, per il quale non cambierebbe nulla di istituzionale per l’avvenuta divulgazione della tesi, è completamente fuori dal codice etico non scritto, ma vigente da secoli nelle università europee, il comportamento del Rettore di Sassari che dovrebbe rendere completamente open e free l’accesso alle tesi. Tutto questo viene affermato nell’Università dove hanno insegnato Massimo Severo Giannini, Arturo Carlo Jemolo, Salvatore Satta, Paolo Sylos Labini, Gustavo Zagrebelsky?
Abbiamo dunque un inizio di legislatura segnato dagli omissis, dalle cortine fumogene burocratiche, dal folklore universitario e dagli accomodamenti tra maggioranza e opposizione affinché ciascuno abbia comunque il suo, ma in silenzio.

Politica, Trasparenza

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