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Non “È stata la mano di Dio”

Posted on 22 Dicembre 202123 Dicembre 2021 By Paolo Maninchedda 6 commenti su Non “È stata la mano di Dio”

Il film di Paolo Sorrentino è bello come lo sono le cose semplici, divertenti e profonde. Chiunque sia riuscito a conservare uno sguardo stupito sulla vita, chiunque non abbia ucciso la capacità simbolica dello sguardo dell’infanzia, rimane catturato da un film insieme antico e moderno. È la dimostrazione che ogni oggetto, anche il più domestico, galleggia dentro di noi in un universo parallelo, dove non vale per ciò che è ma per ciò che ha significato dentro quel maledetto reticolo mobile che è la nostra coscienza.
Accade così che il seno antico di Luisa Ranieri, il suo sguardo folle e disperato, divengano l’imprinting di una sessualità sempre di confine, sempre drammatica, come se un bacio, l’amore, la scoperta della possibilità che l’altra/o non sia un nemico ma che ti riveli a te stesso, si tingano sempre dei colori del superamento dei confini del reale per entrare in un universo senza tempo nel quale si vorrebbe stare e non si può.
E poi c’è Maradona. Sorrentino dice che Diego Armando non è andato a Napoli, vi è apparso.
Per i napoletani Maradona è stato come Riva per molti sardi.

Nella vita abbiamo bisogno di esempi, meglio se non verbali, meglio se ineffabili. Gli eroi non devono parlare (e infatti Maradona nel film non parla); gli eroi devono esistere, perché poi ognuno in qualche modo se li rinventa a modo suo, se li privatizza e li fa padroni dei propri sogni.

Io, per mille ragioni, non ho avuto eroi infantili, anche se quando andai a vedere Cagliari-Inter e vidi Domenghini scendere sulla destra con la maglietta fuori dai pantaloncini e i calzettoni scesi, mi tolsi anch’io la camicia dai pantaloni e tornai a casa così, immaginando di correre.

Ho avuto due eroi da adulto, che sono stati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quella maledetta estate del 1992 la ricordo benissimo, come se fosse oggi; mi ricordo che telefonai a un amico parlamentare, attonito, tutte e due le volte. Ricordo il dialogo a monosillabi e il baratro che da allora comincò a separarci. Lui consapevole della pericolosità dello Stato; io presuntuosamente convinto di poterlo cambiare. Siamo rimasti così: uno con la nave in porto, io sempre in canoa.
Ricordo che mi immaginai il diavolo del Faust di Thomas Mann, che ho visto mutare forma mille volte nella vita, sempre con la stessa eleganza e seduzione, seduto sulle macerie fumanti, sui brandelli umani. Fui allora che presi l’impegno con me stesso della lotta alla banalità e alla mondanità; fu allora che decisi che avrei sempre detto ciò che riuscivo a capire, di me stesso e della storia. Fu allora che mi separai in profondità dalla realtà che a tutti appare reale. Fu allora che trovai più vero Bonaventura da Bagnoregio di qualsiasi presuntuoso realista.

Qualche giorno fa Fiammetta Borsellino ha accusato il Csm di non aver voluto adeguatamente indagare sulla morte del padre. E ha ragione. Non è stata la mano di Dio a ucciderlo, ma vi hanno concorso grandi interessi, spiriti abietti e anche mani togate. Ma lo Stato non è in grado di sostenere lo specchio della verità, regge solo ‘una’ verità e, alla fine, può permettersi il trionfo della manipolazione perché alla gente di chi muore e di chi vive importa poco e se importa, importa per poco. La ‘gente’ regge grandi emozioni collettive solo per poco tempo, per attimi, per riti collettivi di un momento, il tempo di un urlo per un goal.

Il Csm, la zona franca dell’impegno normalizzatore di Mattarella, l’organo travolto dalla rogna e rimasto intonso nel potere e nella struttura, ieri ha vissuto un episodio da contrappasso infernale. Il Procuratore della repubblica di Firenze è stato condannato alla sospensione dallo stipendio di due mesi per aver molestato, secondo l’accusa, una collega. Il Procuratore ha commentato: «Si tratta di una sentenza ingiusta perché sono innocente, è una decisione conforme alla condanna mediatica che avevo già subito allo scoppiare della notizia».
Ma davvero?
Si scopre che esistono le condanne mediatiche, le più dure, quelle che portano le persone a desiderare di scomparire?
E chi sono i maestri dei linciaggi mediatici? Chi ha insegnato a Carabinieri e Guardia di Finanza a fare carriera con gli encomi da conferenze stampa?
Ma è possibile che il genere umano possa capire il male che fa solo quando gli si ritorce contro? Auguri Procuratore, non è stata la mano di Dio a condannarla, sono stati i vostri costumi e il vostro potere.
Sto da un’altra parte, sempre più lontana. Meglio sognare un altro mondo, che abbia la luminosità del Paradiso, il volto di brace di Luisa Ranieri e la bellezza accogliente del suo seno antico.

Cinema, Politica

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Comments (6) on “Non “È stata la mano di Dio””

  1. troglo ha detto:
    22 Dicembre 2021 alle 20:57

    bellissimo
    vedrò il film più presto possibile
    tra l’altro anche io apprezzo le antichità
    mi emozionano sempre

  2. Lorenzo Palermo ha detto:
    22 Dicembre 2021 alle 18:57

    Non eroismo, santità

  3. Franco ha detto:
    22 Dicembre 2021 alle 17:38

    Un po’ come al cinema….un cazzotto nello stomaco. Grazie Professore

  4. Cinzia Scanu ha detto:
    22 Dicembre 2021 alle 16:56

    Bello, bello,bello!

  5. Francesco ha detto:
    22 Dicembre 2021 alle 13:03

    Emozionante

  6. Tore Sanna ha detto:
    22 Dicembre 2021 alle 08:55

    Fantastico

Comments are closed.

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