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Ma che cosa ci fate ancora lì?

Posted on 20 Marzo 201420 Marzo 2014 By Paolo Maninchedda 8 commenti su Ma che cosa ci fate ancora lì?

quiIeri i parlamentari della Sardegna hanno avuto la dimostrazione di un fatto importante: si è tutti cittadini italiani quando si tratta di pagare tutti le stesse tasse, da Aosta a Pantelleria, ma non si è più tutti cittadini italiani quando si tratta di avere un collegio europeo coincidente con i propri confini in modo da potare un proprio rappresentante in Europa. Malta, con una popolazione pari a un terzo di quella sarda, ha 6 parlamentari europei.
Ieri i Parlamentari sardi hanno avuto la dimostrazione dell’indifferenza dell’Italia ai diritti di rappresentanza della Sardegna. Serve altro ancora per comprendere che non si può più militare nei partiti italiani? Serve altro ancora per comprendere che dobbiamo far nascere un grande partito della Sardegna, senza bandierine di primogenitura?
Speriamo non serva altro.
Noi del Partito dei Sardi, con i nostri alleati più stretti (Rossomori, Irs, Sel, Centro Democratico) dobbiamo innescare la nascita di questo soggetto nuovo. Il Pd, che va a congresso nei prossimi mesi, non può non vedere la fine dell’autonomismo. Il Pd troverà di fronte a sé l’opportunità di sviluppare un nuovo pensiero e una nuova azione politica intorno ai temi della sovranità, della libertà e dello sviluppo.

Politica

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Comments (8) on “Ma che cosa ci fate ancora lì?”

  1. Salvatore B ha detto:
    21 Marzo 2014 alle 12:59

    Ma in questa tornata elettorale la Sardegna aveva i suoi pochi rappresentanti… vedi Barracciu… Uggias… questi signori hanno sottoposto il caso alla commissione?

  2. Marcu ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 20:04

    Non andare a votare alle europee?
    Si potrebbe fare di più, evitare di allestire seggi e mobilitazione del personale addetto, nonché delle forze dell’ordine, con notevole risparmio di risorse e tempo per noi sudditi. Non cambierebbe assolutamente niente dal punto di vista del risultato degli eletti

  3. Cosimo ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 15:27

    Ho appena ascoltato il discorso di passaggio del testimone “come prassi richiede” del più anziano consigliere dell’aula… da vecchio saggio richiama ad una più consapevole coscienza sui temi del sovranismo: è proprio vero che il tempo è il miglior maestro… peccato che finita la lezione uccida tutti i suoi alunni.

  4. Cosimo ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 14:53

    Goccia dopo goccia si spacca anche la roccia… il pd non solo non può non vedere, potrebbe invece riascoltare le rimostranze dei deputati sardi appena ieri in aula parlamentare. Bisogna trovare il modo di diffondere queste dichiarazioni, siamo incapaci di unirci,ci rincorriamo senza comprenderci, quasi fosse un errore di chi ci ha creato.
    Vanno bene le posizioni dei nostri deputati , ma al saldo delle risposte ottenute, quali sono gli sviluppi? e sopratutto le azioni concrete? e allora basta con le teste di struzzo nascoste. Il popolo sardo ieri ha gioito nel sentirvi non asserviti al barone italico.
    Tutto questo resta incomprensibile se non seguiranno fatti, così… come un bacio dato a metà.

  5. Giovanni Piras ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 13:19

    Paolo, tu non sai quanto mi rattrista e mi addolora non poter annoverare con i più stretti alleati, il glorioso Partito Sardo d’Azione, intendo “dae sa carre via” de custu partitu.
    Forza paris

  6. Marras Raimondo ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 11:31

    2+2=4 In genere si dice, si tirano le somme poi si vedrà.Ecco questo è il momento di tirare fuori le così dette palle. Alle Europee nessuno deve andare a votare!!!!

  7. Marco ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 09:48

    …per non parlare di questo:
    http://www.unionesarda.it/articolo/politica_italiana/2014/03/19/alluvione_bocciati_2_emendamenti_alla_camera_da_roma_un_nuovo_schiaffo_per_la_sardegna-1-359243.html

  8. Marcu ha detto:
    20 Marzo 2014 alle 08:16

    L’orizzonte della nostra isola è troppo stretto per i seguaci sardi del pd, loro puntano a conquistare l’elettorato della penisola e da quí l’elettorato d’Europa e poi del mondo intero.
    Perché porsi dei limiti così angusti di fronte a un orizzonte potenzialmente illimitato?

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