Gianfranco Congiu
Consigliere Regionale Partito dei Sardi
A prescindere dalle soluzioni che in concreto scaturiranno dal dibattito in quest’aula e dalle proposte che eventualmente verranno articolate dell’esecutivo, questa è una vicenda che, nelle sue innumerevoli pieghe, ci consegna uno scenario di sostanziale incapacità dello Stato italiano a rappresentare e sostenere adeguatamente le ragioni della Sardegna.
Dagli atti della Commisione europea che ha avviato il procedimento di infrazione comunitaria nei confronti dello Stato italiano a proposito degli incentivi riconosciuti alle imprese alberghiere della Sardegna ex legge regionale n. 9/1998, colgo un passaggio che non può lasciare indifferenti:
“…in via eccezionale gli aiuti di Stato possono essere concessi nelle regioni che beneficiano della in deroga di cui all’articolo 87 (oggi art. 107) paragrafo 3 lettera A – che è attualmente il caso della Sardegna – purché essi siano giustificati in funzione del loro contributo allo sviluppo regionale e della loro natura, e purché il loro livello sia proporzionale agli svantaggi che intendono compensare. Tuttavia in questa fase del procedimento le autorità italiane non hanno dimostrato l’esistenza di tali svantaggi né ne hanno quantificato l’importanza…”.
L’affermazione è lapidaria: la Sardegna avrebbe potuto (e potrebbe) compensare gli svantaggi competitivi derivanti dalla sua condizione di insularità se avesse avuto accesso a quel regime di deroghe agli aiuti di Stato, la cui concessione doveva (e deve) essere autorevolmente negoziata e rivendicata in sede europea.
Il Trattato in vigore prevede, infatti, come possono considerasi compatibili con il mercato interno: “… a) gli aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione, nonchè quello delle regioni di cui all’art. 349 (tra i quali Canarie, Azzorre e Madera), tenuto conto della loro situazione strutturale, economica e sociale…”
Nella procedura di infrazione sul caso alberghi la Commissione europea ha certificato l’incapacità dello Stato italiano di accertare e quantificare l’esistenza di quegli svantaggi competitivi che, ai sensi del Trattato istitutivo dell’Unione Europea (oggi TFUE), avrebbero consentito alla Sardegna di vedersi restituire una parte di quello svantaggio competitivo segnato dalla insularità.
L’Unione Europea certifica l’incapacità dello Stato italiano di rendere, in sede europea, giustizia alle ragioni della doppia insularità della Sardegna, che pongono questa regione in una situazione di svantaggio competitivo.
Il caso degli alberghi conferma la tendenza del Governo italiano ad essere incapace di rivendicare a livello europeo una differenziazione di posizioni tra la regione sarda e le altre regioni italiane.
Nel rimarcare questa situazione, il Partito dei Sardi pone prepotentemente il tema dei rapporti tra Sardegna e Stato italiano anche con in riferimento allo specifico tema delle deroghe sugli aiuti di stato, spettante alla nostra isola in quanto ambito territoriale nel quale si registra un peggioramento di tutti gli indicatori economici e sociali e un disallineamento rispetto ad altre zone omogenee dell’Europa.
Oggi la U.E. riconosce deroghe ad alcuni ambiti territoriali come le isole Canarie, le Azzorre e ad alcune regioni della Repubblica Federale Tedesca; penso sia giunto il momento di rivendicare la titolarità dei requisiti anche in capo alla nostra isola al fine di un riconoscimento di quei regimi di deroghe che servono alle nostre imprese, assessore Morandi, sia nel confronto con il mercato interno, che con quello esterno.