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Gesù e la politica

Posted on 1 Aprile 202312 Febbraio 2024 By Paolo Maninchedda 11 commenti su Gesù e la politica

Oggi, sabato precedente la Domenica delle Palme, mentre nelle chiese si leggerà il vangelo della Passione (uno dei più antichi nuclei narrativi, insieme a quello eucaristico, della vicenda storica di Gesù di Nazareth), i quotidiani si occupano anche del tema dell’impegno politico dei cattolici, con interventi e cronache.
È un argomento che non mi appassiona più come in passato, perché con molta fatica, nel tempo, non ho approfondito le ragioni dell’impegno politico, ma quelle della conoscenza di Dio.

Il primo punto è proprio questo: un credente, se si occupa di politica, dovrebbe partire non dalle encicliche, non dai filosofi, non dai moralisti, non dai sociologi, ma da Gesù di Nazareth, il quale guarda le cose di questo mondo, e la politica lo è, sempre in modo secondario.
Prima, prima di tutto, c’è l’annuncio che siamo amati senza gerarchie (cosa che non siamo più abituati a sentirci dire e che spaventa il mondo politico), che non siamo di questo mondo e che la via per l’altro, quello da cui veniamo, è Lui.
Piaccia o non piaccia, questo annuncio, così insopportabile per ogni potere e per ogni potente, reso credibile dalla resurrezione (altro tema scansato da molti politici e da tantissimi ecclesiastici, perché ritenuto impattante con la scienza e col buon senso, mentre a me pare, ma magari sto impazzendo, l’unico esito possibile di tanti pensieri di Einstein), per i cristiani, è il cuore della storia.
La conseguenza di tale consapevolezza è una sola: distacco.
Distacco dal reale come tirannide delle leggi della materia sullo spirito, dalla malattia (di cui nessuno parla più), dalla morte (ingiusta, insopportabile e irrazionale), ma anche dalla violenza, dalla sopraffazione, cioè dagli effetti dell’obbligatoria organizzazione sociale.
Un cristiano sta socialmente nella storia, ma con l’anima sta sempre altrove e diviene un mistero, a volte luminoso, per sé e per gli altri.
Un cristiano non è mai solo ciò che fa; è sempre qualcosa di altro da sé e da ciò che sembra nella storia.
Un cristiano capisce se stesso lentamente; si rivela a se stesso specchiandosi in un Altro; non si sente mai definito dal far parte di un’organizzazione.
Un cristiano non riconosce alcun potere se non temporaneamente e per necessità. Nessun potere è legittimamente fondato per un cristiano e tutti i poteri sono sempre tragicamente ridicoli.
Un cristiano può usare il potere, ma sempre odiandolo e intimamente disprezzandolo.
Un cristiano in politica è sempre una minaccia disarmata per qualsiasi potere perché afferma che la sua felicità e il suo destino non sono effetti di alcun ordine sociale.
Un cristiano ambisce a stare di fronte a qualsiasi potere, anche i più terribili, che sono quelli ecclesiastici, come Gesù di fronte al sinedrio: inerme, ma dritto; prigioniero, ma libero; lì ma mirabilmente altrove.

E dunque, posto che tutto questo è scomodo e inattuale ma è vero, perché non fare cose meno ipocrite?
Si parli pure di politica, e ben venga, ma senza alibi, senza evocare Chi è prima e oltre le nostre azioni, senza cornici nobili, rispettando verità e giustizia. ‘Cattolici e politica’ è un tema coerente, perché il cattolicesimo è un’ideologia cristiana (nel sardo antico era chiamato sa dottrina) fortemente intrisa di un ragionamento sul potere (come pure il protestantesimo e l’opzione per il potere della chiesa ortodossa); ‘cristiani e politica’ è tema diverso, è tema dilaniante, si va sul Golgota. Si ha realmente desiderio di affrontarlo?

Politica, Società, Vetrina

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Comments (11) on “Gesù e la politica”

  1. Mauro ha detto:
    2 Aprile 2023 alle 16:05

    Caro Professore,
    ho apprezzato molto queste sue parole, davvero rare e luminose, tanto più in tempi bui come quelli in cui ci troviamo a navigare.
    Il cristiano, se tale, è sempre uno scandalo sulla corsa del potere: una pietra tranquilla che il suo erpice non può dissodare.
    Tra i tanti condivisibili spunti, mi ha colpito particolarmente il suo riferimento allo “sguardo” del cristiano verso il potere come lo sguardo di chi trova le terrene potestà sempre “ridicole” (io aggiungerei anche “grottesche” tutte le volte in cui alla miseria morale del potere si somma l’uso della forza costituita), e sempre le “disprezza”, a prescindere (mi pare di capire) dalla loro legittimità formale.
    A Cesare, dunque (solo) ciò che è suo. E che se lo tenga stretto fin dentro il sepolcro.
    Il cattolicesimo come “ideologia cristiana” giustapposta al corpo mistico è un’altra perla di cui mi piacerebbe parlare con lei, se mai occorresse l’occasione di incontrarci, dissepolti dai ben miseri documenti che la sede petrina va ultimamente ingarbugliando nella trama mondana.
    Ma le sue sono posizioni piuttosto radicali, e mi chiedo (non posso farne a meno, in nome di quegli stessi principi e valori, di quello stesso ossequio alla sola Verità che lei riconosce al cristiano), quanto realmente in lei radicate.
    Quel potere per lei “ridicolo e disprezzabile” ai nostri occhi ha intrapreso negli ultimi tre anni una chiara deriva autoritaria che ha già visto (e rapidamente vedrà ancora, in misura sempre maggiore) portare a sistema, in adorazione idolatrica della tecnica, la profanazione dell’Uomo-effigie di Dio, dell’intimo ancestrale, della sovranità regale dell’individuo sulla propria coscienza: della Persona, insomma, e delle relazioni sacre che da tutto ciò diramano spontaneamente per costituire nell’incontro libero, nella famiglia e nella comunione quel Regno di Dio che (fu detto) non è vostro, ma “fra di voi”.
    E poiché nei palazzi del potere questa deriva è palesemente condivisa, con zelo quasi erotico, e nello stesso grado, dagli uscieri e dai presidenti, dai mazzieri e dalle corti, mi chiedo -senza malizia e senza polemica- se lei sia pronto, e fino a che punto, a rendere concrete le sue stesse parole.
    Se sia disposto.
    L’ora è buia, il velo del Tempio è lacero e abbiamo paura. Rinneghiamo in attesa dell’alba, o questa volta saliamo al Golgota a portare una fiamma?
    Con stima.
    M.

  2. Pabassina ha detto:
    2 Aprile 2023 alle 15:04

    Grazie per queste riflessioni.. penso spesso, quando leggo i suoi interventi su Cristo e sui Cristiani, che mi sarebbe piaciuto ascoltarla discutere con un mio amico .. un giovane e grande uomo di Dio che, proprio perché “ i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore” (Isaia 55,8) è già salito al Cielo. Buona Settimana Santa Professore .

  3. Franco Meloni ha detto:
    2 Aprile 2023 alle 13:15

    La Chiesa universale e le Chiese particolari sono da due anni impegnate nel Sinodo (o cammini sinodali), dove esercitare l’ascolto (dello Spirito e degli altri) e il discernimento (che fare dopo aver ascoltato e meditato). Le riflessioni di Paolo a mio parere dovrebbe esservi ricondotte. Sarebbe una ricchezza per tutti.

  4. Mariantonietta ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 21:48

    Nella serie dei profili del cristiano elencati nel testo mi pare di non trovare un riferimento importante, basilare: il cristiano agisce ‘ con spirito di servizio’, in qualsiasi contesto si trovi ad operare. Essere cristiani nella pratica è essere al SERVIZIO dell’altro.

  5. Ignazio s'Antigu ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 14:41

    UN BARLUME DI SPERANZA
    Egregio Paolo Maninchedda
    Quotidianamente, in questo libero spazio leggiamo quasi esclusivamente commenti circa fatti politici e loro protagonisti.
    Poche volte esempi di virtù.
    Per me è sempre svilente e mortificante apprendere che con costante costanza l’esercizio della politica è sempre indirizzato all’arricchimento personale.
    Potere, denaro, denaro, potere, potere, clientela, meretricio intellettuale, schiavismo, scoliosi cronica indotta da eccesso di genuflessionismo, esercizio del ventiunghianesimo (antica pratica consistente nel poggiare sul pavimento tutte le venti estremità delle gambe e delle braccia, ovvero tutte le venti unghie, da cui il noto aforisma sardo “postu a bint’ungas” per l’essere umano colto nell’esercizio della pratica).
    Il popolo bue segue il suo pascolamento come gli gnú della savana africana.
    Tutto pare immutabile.
    Dov’è la speranza?
    Poi, guardando con attenzione, scopri che questo mondo senza speranza ti offre dei piccoli pertugi dai quali puoi vedere tanto. Puoi vedere l’immensità della natura umana, talmente tanta da stentare ad esser contenuta da quel pertugio.
    Eppure così è.
    Mario gestisce la sua pizzeria in un quartiere difficile di Cagliari. È il quartiere in cui entrambi siamo cresciuti.
    E da Mario la pizza Margherita, la pizza più semplice, ha un prezzo sostenibile, basso e accessibile ai tanti pensionati, agli anziani e ai vecchi, alle famiglie numerose.
    Il rito della pizza nella cena del fine settimana è salvo.
    È un gesto d’amore immenso.
    È un autentico ossequio alla dignità degli individui.
    Nel luogo dove non abita il potere è Pasqua tutto l’anno.
    Saluti
    Ignazio s’Antigu

  6. Peppe ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 14:30

    Che tutto sia concesso! Di soltanto una parola e io sarò salvato. Avanti così, c’è posto per tutti.

  7. B ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 13:51

    Il problema del Dio cattolico è che perdona tutto, , ancora più perdona i comportamenti degli uomini di potere,

  8. G. ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 10:48

    Ritengo che l’impegno politico più importante di chi nutre con fatica il dono della fede in Cristo sia dare l’esempio con le proprie azioni quotidiane. I cattolici, quelli per convinzione (pochi), non i tanti che sventolano rosari e crocifissi per convenzione, saranno sempre più lontani dai centri di potere politico, salvo rare e importanti eccezioni.

  9. Mario ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 09:35

    “Sos mios no sunt
    sos pessamentos tuos.”
    – Sa Veridade! –
    narat su Segnore.
    E ischit cantu
    est bonu su dolore
    e marigosu malu
    su chi naro amore.
    Faghe, o Segnore,
    chi sa mente mia
    sempre prus pesset
    a manera tua!

    “Sos mios no sunt
    sos sentimentos tuos.”
    – Sa Veridade! –
    narat su Segnore.
    E in su coro sou
    est fizu e frade
    comente a mie
    su nemigu meu.
    Faghe, o Segnore,
    chi su coro meu
    istimet sempre prus
    comente a Tie!

    “Sos mios no sunt
    sos terighinos tuos.”
    – Sa Veridade! –
    narat su Segnore.
    Istradas in falada
    largas e isfaltadas
    parent prus bellas
    ma no leant a inie!
    Faghe, o Segnore,
    chi su pede meu
    caminet sempre prus
    abbia a Tie!

    “Sos mios no sunt
    sos afainos tuos.”
    – Sa Veridade! –
    narat su Segnore.
    Su Gòlgota est
    in artu e cumprit
    su miràculu de amore
    de su fizu ’e Deu.
    Faghe, o Segnore,
    chi sas manos mias
    sempre prus serbant
    cun s’òpera tua!

    Totu s’àteru est “insensatezza”, sa vida no est mancu “massa biológica”, est morte. E bastat a lèzere s’istória pro l’averguare.
    Problema:
    Tenimus bisonzu de DARE unu sensu (e cale) a sa vida
    o est chi sa vida TENET unu sensu (e cale)?
    E tocat a rispòndhere și no cherimus irbariare o cuare e sighire sas gherras!!!

  10. Antonella ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 09:13

    Da tempo ho scelto in Chi credere e,anche se non mi” serve “il buon esempio e la compagnia di nessuno , mi si scalda il cuore e mi sento meno sola quando incontro i miei pensieri e la mia lettura della realtà nei pensieri di qualcun altro. Caro professore la libertà di pensiero e il coraggio si pagano sempre cari ma è l’unico lusso a cui non voglio rinunciare.

  11. M ha detto:
    1 Aprile 2023 alle 08:32

    Un cristiano dice la verità scomoda e svela il marcio del potere. Un cristiano sa immaginare una società più giusta e guardare alla miseria di questo mondo per denunciarla. Perché sa che questo mondo non è fatto ad immagine del Dio in cui crede, ma anzi lo nega in ogni azione. Il cristiano riconosce il compito arduo di affermare ragioni più alte in un mondo che ad esse irride.

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