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Gas in Sardegna: triste non capir niente

Posted on 5 Gennaio 20207 Gennaio 2020 By Paolo Maninchedda 3 commenti su Gas in Sardegna: triste non capir niente

Qualche giorno fa, la Giunta regionale e il suo quotidiano d’appoggio si sono stupiti (oh bella!) della posizione dell’Arera, l’ente nazionale regolatore del mercato dell’energia, sulla questione del gas in Sardegna e delle sue tariffe.

Solo a scopo didascalico torniamo sulla questione, perché è in realtà una questione dolorosa di ignoranza, subordinazione, manipolazione, piccoli affari collaterali che ci ferisce in profondità.

Bisognerebbe cominciare dall’ultima campagna elettorale, nella quale gli unici a affermare che il problema principale era la definizione della tariffa per la Sardegna e non l’infrastruttura per la Sardegna fummo noi. Ma la campagna elettorale è acqua passata. Cerchiamo giorni più vicini.

Andiamo alla conferenza stampa del Presidente della Regione e dell’assessore dell’Industria del 23 dicembre scorso, cioè di avantieri.

Faccio sintesi degli annunci natalizi commentata tra parentesi:
1) inizio dei lavori della dorsale sud nella primavera del 2020 (non so quanto sia vero, ma è certamente irrilevante sulla tariffa);
2) nonostante la posizione forte del governo italiano che cercava di sostituire la metanizzazione della Sardegna con il solo rafforzamento del cavo energetico attraverso una tripolare che andava dalla Sicilia alla Campania e poi alla Sardegna (l’elettrodotto siciliano) «è stata brava l’assessora dell’Industria, Anita Pili, che ha tenuto la barra dritta per conto della Giunta portando avanti il piano di metanizzazione che abbiamo sostenuto fin dall’inizio per raggiungere tutti i bacini di distribuzione» (il governo non ha cambiato ad oggi di una virgola il suo programma che punta appunto sull’elettrodotto siciliano);
3) la dorsale alimenterà tutta la rete (impossibile e non previsto neanche dai dorsalisti);
4) il prezzo sarà equiparato a quello italiano perché «si realizzerà una connessione virtuale al resto della rete nazionale attraverso una nave metaniera già in fase di realizzazione che collegherà i due terminali di Livorno e La Spezia con il punto di aggancio in uno dei depositi costieri in fase di realizzazione nell’Isola» (non c’è alcun documento governativo che renda credibile questo annuncio).

Dopo questa bella parata di fuochi di artificio, succedanea a due o tre interviste estive apparse a tutta pagina sul quotidiano d’appoggio esaltanti e esaltate per il tubone del gas, arriva, il 27 dicembre, questa delibera dell’Arera.
Le parti evidenziate spiegano bene ciò che l’Arera sta ripetendo da tempo ma provo a dirlo in italiano corrente.

Sostanzialmente Arera afferma che:
– non è suo compito stabilire meccanismi di perequazione nazionali italiani, ma che ciò dovrebbe essere fatto per via legislativa e comunque a valle di un analisi costi-benefici (il report dovrebbe essere pubblicato a marzo-aprile e ricorda, negli esiti preannunciati, l’analisi costi-benefici annunciata e realizzata da Toninelli sulla Tav. Tuttavia, è bene notare che Solinas ha già detto che i lavori per il tubone inizieranno comunque in primavera, senza bisogno di analisi costi-benefici. Il tubo ha le sue logiche);
– che mentre l’energia elettrica è un bene con “obbligo di universalità” per cui l “elettrificazione” deve essere perseguita “ad ogni costo”, cosi non è (eh già!) per il gas perché, secondo gli italiani, un consumatore può scegliere fra altri beni fungibili come il gasolio, l’aria propanata, l’olio combustibile, il carbone, i quali non necessitano di alcuna “sovvenzione” (perequazione) da parte del sistema nazionale. Dunque la possibilità di utilizzo del gas non deve poter avvenire “a ogni costo”.

L’Arera chiude con un “contentino” ovvero valutare per 3 anni una specifica componente tariffaria sui punti di riconsegna in Sardegna che non risolve nulla.

Il problema però è che in Sardegna non può arrivare un tubo con il gas (il progetto del Galsi è naufragato anni fa).

Come fa il costo del gas a essere dunque lo stesso della penisola italiana?

Per portare il gas in Sardegna bisogna (lasciando perdere dove lo si va a prendere, che non è cosa da poco):
– metterlo su una nave costruita a questo scopo;
– portarlo ad un terminal costiero in Sardegna costruito per questo servizio;
– stoccarlo lì;
– metterlo dentro un tubone per una parte della popolazione o, senza tubo, dentro autobotti che vanno a rifornire le reti territoriali;

In alternativa un sistema ancora più dispendioso:
– andare con un’autobotte a Livorno o a Barcellona.

Il problema dell’energia in Sardegna è un problema di poteri nella regolazione di un mercato isolato che viene inevitabilmente sperequato se non può darsi regole da sé, adatte ai propri interessi e ai propri obiettivi. Lo abbiamo sempre detto. Lo ripetiamo per dignità non per speranza persuasiva.

Ma vi è di più. E purtroppo ci sono zucche vuote che non lo vedono.

Il problema è che con la prevista uscita del carbone la produzione elettrica in Sardegna rimane senza alternative rispetto ai prodotti petroliferi. Quelli sì che in Sardegna sono in oligopolio, ma su questo Arera non indaga e la classe dirigente del Sud Sardegna, oggi egemone, fa orecchie da mercante.

Tranquilli, però, Terna ha già una soluzione: fare l’elettrodotto che collega la Sicilia alla Sardegna facendo spendere, qui sì a carico del sistema nazionale, ovvero di tutti gli utenti, 2,6 MILIARDI di euro.

Quindi il gas non può essere perequato, mentre l’energia elettrica viene perequata, senza analisi costi-benefici, dalla solita Terna con i soldi degli utenti, anche sardi.

Risultato:
– i siciliani potranno esportare tutta l’energia elettrica che ora non riescono a esportare;
– in Sardegna si spegneranno le centrali di Fiumesanto e del Sulcis a carbone, con altri 500 disoccupati e senza alternative di conversione;
– camperà benissimo l’oligopolio dei prodotti petroliferi dell’unica raffineria che c’è. Ma tutto questo le zucche vuote, piene di retorica, identità, dichiarazioni e fuochi d’artificio, non lo vedono.

Mappa: Il Sole 24 Ore
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Energia, Politica

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Comments (3) on “Gas in Sardegna: triste non capir niente”

  1. Franco Sardi ha detto:
    5 Gennaio 2020 alle 10:16

    Neanche il disastro libico e mediorientale li sveglia? È il sonno della ragione

  2. Francesco Nieddu ha detto:
    5 Gennaio 2020 alle 10:07

    Buongiorno
    Mi pare di aver capito che se si continua a spingere sulla dorsale sia in qualche modo agevolante per il mercato dell’energia elettrica esterno.
    Allora io mi domando :
    Perché non rafforzare gli investimenti sull’eolico?
    Io abito in un paesino vicino Olbia,il paese si chiama Alà dei Sardi dove è stato costruito un parco eolico(uno dei più grandi in Europa per estensione) quindi ho modo di sapere ,se pure a grandi linee, che la produzione di energia elettrica è abbastanza virtuosa per ogni singolo palo
    (In tutto il parco eolico sono stati installati 72 pali).
    La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e soprattutto non inquinanti dovrebbero essere sulla linea dell’attuale governo e quindi con un po’ di volontà da parte di tutti,amministratori locali compresi,si potrebbe arrivare ad una sintesi per tutte le parti.
    La ringrazio per l’attenzione
    Cordiali saluti
    Francesco Nieddu

  3. Giovanni ha detto:
    5 Gennaio 2020 alle 09:58

    Il problema è che abbiamo un Assesora che non brilla per competenza (e con qualche suggeritore ingombrante) che non capisce moltissimo di energia; un Dg che sa molto di alberi e disboscamento ecc ecc. In questa pochezza ovviamnete primeggia il suggeritore.. tutto qui….

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