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Carceri… che fare?

Posted on 21 Dicembre 201322 Dicembre 2013 By Paolo Maninchedda

Riceviamo e pubblichiamo.

Quando il direttore di un carcere dichiara di non conoscere la tipologia di pena di un detenuto al quale viene concesso un permesso premio… Beh, è come se io non sapessi che scuole hanno frequentato miei figli.
Bene, possiamo andare avanti tranquilli dando corso ad amnistia e indulto appena decisi dal Governo?
Provo a metter giù il mio pensiero che sicuramente sarà tacciato di utopia fantasiosa. Vabbè tanto i nostri politici nazionali non leggeranno sicuramente questo mio post.
Non sono sicuramente un esperto del settore, ma mi chiedo una cosa: perché ogni volta che si parla di problemi di sovraffollamento delle carceri la prima e unica soluzione che viene fuori dalle menti dei nostri governanti è quella di concedere amnistia e indulto? Possibile che ogni altra piccola idea alternativa debba fare manovra per uscire dai grandi… cervelli che ci amministrano?
Io non amministro, grazie a Dio, non ne sarei neanche capace, però una piccola idea la tiro fuori ugualmente, sicuro che tanto nessuno la metterà in pratica, però il gusto di scriverla me lo tolgo ugualmente.
Per risolvere il problema del sovraffollamento, banalmente, basterebbe costruire altre carceri che io però chiamerò “luoghi di detenzione”, mi piace di più.
Lo so, lo so, la risposta è altrettanto scontata: non si può, non ci sono soldi… la solita solfa.

E allora dico: cosa serve per costruire carceri? Risposta banale.
1) una o più imprese
2) la manodopera
3) il materiale
La manodopera l’abbiamo gratuita: sono i detenuti , almeno i più tranquilli, e ci sono, dobbiamo solo formarli. Sì, e chi lo fa? Cerchiamo imprenditori edili che hanno avuto problemi con le proprie aziende, o hanno subito fallimenti e diamogli l’occasione di riabilitarsi. Ecco bravi, formate nuovi operai edili.
Il materiale lo acquistiamo vendendo tutti o parte dei beni sequestrati a mafia, camorra etc.
Aggiungo inoltre che i luoghi di detenzione si potrebbero anche autofinanziare nella loro gestione. Ah si? E come?
La costruzione va fatta fuori dalle città, con ettari di terreno intorno da adibire a:
1) allevamenti di ovini, suini etc. ;
2) coltivazione di orto-frutta e agroalimentare in genere;
3) installazione di pannelli fotovoltaici e solari per la produzione di energia e acqua calda.

Ecco, in questo modo abbiamo l’occasione di costruire luoghi di detenzione più vivibili e dignitosi, diamo l’occasione a chi ha sbagliato di riabilitarsi imparando uno o più mestieri, e tutto questo a costo zero per il resto della comunità. Fatto questo, è più semplice accettare decisioni di amnistia e indulto. Utopia?
Giorgio

Politica

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