Ieri ne ha detto un’altra delle sue: «Non confondiamo il burro con la ferrovia».
L’uomo è fatto così: caustico, intelligente, di buon senso, affabile.
Ieri, su La 7, lui sereno, Gramellini il solito Torquemada, con le domandine appuntite e il piglio del primo della classe senza i tempi del teatro, insomma, uno che rompe il ritmo della conversazione piuttosto che assecondarlo. È finita come sempre: Bersani che piace naturalmente e Gramellini che si sforza di piacere e al massimo riesce a farsi ascoltare.
L’occasione è stata il lancio del libro di Bersani, Chiedimi chi erano i Beatles, un libro che comprerò perché è come comprare intelligenza.
Inevitabilmente si è finiti a parlare di Pd e di Ulivo. Tesi di Bersani: il Pd ha bisogno come dell’aria di interpretare anche il mondo liberale, i cui leader attualmente non si fanno ingaggiare dalla politica. Corollario: se il Pd è solo movimentismo, fiancheggiamento della Cgil e politica gender, forse riesce a recuperare i centri sociali, ma perde i riformisti. Ci voleva lui a dirla così, papale papale.
Rapporto con i 5 Stelle. Conte recita la parte del centrista populista, peace, love and money. In tutto il mondo il Centro non governa. Se ne deduce che Conte è un’estremista in abiti da chierichetto, un disinvolto del potere che ha capito come profittare dei bugs della democrazia. Verissimo.
Immigrazione. La Destra italiana e internazionale non è ostile all’immigrazione clandestina, è ostile all’immigrazione tout court perché ha un’idea etnica della nazionalità. Parole sante.
Credo che tutti riescano a capire perché una persona così risulti più affidabile e credibile della Schlein, ormai presente ad ogni manifestazione di piazza, sempre urlante, sempre antifascista, sempre gender, sempre incline verso Putin, sempre incapace di distinguere Netanyhau dagli israeliani e Hamas da Gaza, sempre pronta a intercettare l’ultima moda ma indisponibile a costruire qualsias struttura e disciplina di pensiero.
Adesso vi sarà qualcuno che dirà che il mio è un apprezzamento senile verso un simpatico e arzillo vechietto.
Non è così.
Non ho debolezze verso Bersani, ne conosco anche l’eccessiva indulgenza verso i grandi apparati pubblici (mai gli perdonerò di aver consegnato le dighe sarde all’Enel), ma manifesto stima per un potenziale interlocutore dei senza patria (legale e politica) come me. I federalisti ostili a Salvini, con chi devono parlare? Quelli che pensano che in Italia vi siano più patrie, compresa la Sardegna, con chi devono parlare? I proporzionalisti e strenui difensori della democrazia rappresentativa, ostili alla democrazia diretta o alla tirannia dell’opinione pubblica, con chi devono parlare? Quelli come me che pensano che l’aristocrazia di merito (quella di sangue mi fa senso) sia la salvezza delle società, purché sia sempre contendibile e rinnovabile, con chi devono parlare? Quelli che pensano che il problema economico principale sia riportare il manifatturiero in Italia (e in Sardegna), con chi devono parlare? Ecco, Bersani, con tutte le sue furbizie, con la sua naturale vocazione a dirigere senza farsi notare, la naturale tendenza post-comunista a mascherare di realismo il cinismo, è comunque un interlocutore migliore del casinismo della Schlein o del narcisismo, ahimé, di Renzi.
Si professore, pero’ e’ quantomeno legittimo chiedersi dove fosse Bersani quando nel 2012 il governo Monti approvo’ la Riforma Fornero, oppure quando il governo Renzi approvo’ il Jobs Act o quando il governo Draghi allento’ ulteriormente i vincoli sui contratti a termine e si liberalizzavano appalti e servizi pubblici locali.
Poi ci sono i tagli. Questi sono fatto recenti ma lui c’era ancora nel 2022.
Dov’era quando il governo Monti ha ridotto drasticamente gli investimenti nella scuola pubblica, ha congelato il turn over e ha precarizzato migliaia di docenti.
E la sanità? Tagliati oltre 37 miliardi di euro tra il 2010 e il 2019. E in Sardegna ne sappiamo qualcosa. E non parliamo della scuola.
Non parliamo della scuola ormai fatta di test e performance.
Che poi Bersani sia meglio di questi attuali nessun dubbio. E magari leggendo il libro cambiero’ idea.
Penso pero’ sia legittimo storcere il naso sull’uso malinconico della metafora dei Beatles.
Quando sono stati commessi questi scempi lui ha avuto piu’ o meno il ruolo di John Lennon quando si sono sciolti.
Mi ricorda la Todde che rinnega il decreto Draghi sulle aree idonee.
No, la manifattura non tornerà né da noi né da Trump: https://francescopigliaru.substack.com/p/le-fantasie-di-trump-sui-dazi
.Quello che scrivi su Grammellini merita un invito a pranzo ….Perché passa la voglia di ascoltarlo oltre il tempo di un aperitivo.
…Quello che scrivi su Bersani merita un antiacido … Perché se a Sinistra è l’unico che pensa in maniera decente vuol dire che Quella Sinistra è alla frutta .
…Quello che scrivi di Elly merita un buon caffè.
A questo punto dato che Quello che scrivi mi trova concorde e mi conforta di non essere rimasto solo … e siccome NON mi piace mangiare da solo ma con più conviviali …. quando ci vediamo ? Ma soprattutto preferisci carne o pesce ?
Buona Domenica Paolo .
Simone, c’è anche chi sputa a prescindere, non credi?
Parole sante.
Bersani è l’unica persona di buon senso rimasta in quell’area.
Quando vengono messi da parte iniziano a sputare sul piatto dove hanno sempre mangiato
Come non consentire? Vi è intelligenza in Bersani: sarà pure anziano, ma l’intelligenza e il buon senso non sono la caratteristica della sola gioventù.
Chi fra i giovani politici ha questa curiosità di capire il moderno che è propria di Bersani?
Non dubito abbia fatto errori in tanti anni di politica. Tuttavia, quando parla, uno comprende il ragionamento, non ci getta addosso insulti, suoi pregiudizi…: il ragionamento e lì chiaro, anche quando usa metafore un po’ ad effetto (disorientano per un attimo anche l’amico!).
A Di martedì ed anche ieri sono restata ammirata e coinvolta dalla sua lezione sulla Storia della Chiesa e del Papato. Non so se sia ateo (niente come la religione è qualcosa di intimo e se non vuol fare dichiarazioni, lo capisco) ma è certo che ha un rispetto che molti praticanti non hanno per l’istituzione e per chi crede.