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Una brutta storia algherese

Posted on 15 Maggio 202515 Maggio 2025 By Paolo Maninchedda 5 commenti su Una brutta storia algherese

Ciò che sto per raccontare dovrebbe essere già all’attenzione dell’autorità giudiziaria, che, però, evidentemente ha altro da fare.
Si tratta di una storia semplice di opportunità e di paura.

Nel novembre 2021 il Consiglio regionale della Sardegna ha stanziato la bellezza di 2 milioni e mezzo di euro per l’ampliamento del Museo Casa Manno di Alghero. La Soprintendenza si è pronunciata favorevolmente e la Fondazione Siotto di Cagliari  dichiarata disponibile a concorrere con il proprio materiale espositivo. L’ampliamento avrebbe dovuto essere realizzato su uno spazio demaniale attualmente all’aperto.

Passano gli anni e niente si muove.
Passano i sindaci, che ovviamente si dichiarano entusiasti, e niente si muove.
Alla fine, nel 2024, la Fondazione Siotto, esasperata dal muro di gomma, ha ritirato la propria disponibilità a fornire il materiale espositivo. I soldi sono ancora lì, ma l’opera non si fa.
Sono stato ad Alghero nei giorni scorsi, trovandola bellissima come sempre. Non ho visto niente che possa impedire la realizzazione dell’iniziativa. Però, due denunce pendono nei palazzi di giustizia e niente accade e nessuno ne parla.
Sembra di vivere dentro un romanzo di Sciascia.
Serve, per capire, uno squarcio di cronaca.

Bisogna ripartire da un’inchiesta pubblicata il 4 aprile scorso da Mauro Lissia su Il Fatto Quotidiano (i lettori sanno con quanta fatica io possa citare un giornale forcaiolo di tal fatta, ma tant’è, capita di leggerci cose interessanti e bisogna darne onestamente conto). Il titolo è eloquente: “Vendi o ti scaverai la fossa”. La camorra prende Alghero.

Un titolo non leggero, un titolo da scuotere procure e caserme, e invece è un titolo che, con l’intera pagina, magistrati e poliziotti si sono appesi nel gabinetto dell’orto.
Ma l’inchiesta diceva più del titolo, diceva che ad Alghero sono cambiati, negli ultimi anni, i proprietari di 52 locali commerciali e che nella celebre piazza civica gli esercizi commerciali sono ormai più di famiglie di Napoli e Torre del Greco che locali.
Non solo.
Lissia faceva parlare un imprenditore: «La tecnica è semplice – spiega un imprenditore turistico, anonimo perché teme ritorsioni – arriva una telefonata, a volte da prestanome di Alghero. L’offerta economica è generosa, segno che la disponibilità a monte è illimitata. In tempi di crisi c’è chi accetta, contando anche sull’assunzione di uno o più familiari nella nuova gestione dell’attività commerciale. Quando l’interlocutore incassa un “no” raramente finisce lì, le proposte continuano ad arrivare e il tono dei colloqui s’inasprisce». L’obiettivo del 2025 sono le concessioni balneari, i chioschi sulla spiaggia che legge alla mano dovrebbero tornare nel gioco delle gare pubbliche già quest’anno: «Offrono montagne di soldi anche per concessioni in scadenza – avverte l’imprenditore – segno che possono contare su corsie preferenziali».

Ecco, se si vuole capire perché non si realizza il Museo Casa Manno di Alghero, cui serve un’area demaniale sul cui uso il Comune è d’accordo, ma che evidentemente è usata da altri,  occorre forse capire questo drammatico contesto.
Ciò che non è riuscito ad Olbia e in Costa Smeralda (dove il riciclaggio è di casa, ma dove ancora il radicamento malavitoso e il presidio del territorio non si è realizzato) si sta concretizzando ad Alghero, con buona pace di una magistratura che inventa teoremi politici unidirezionali (mai verso gli amichetti izquierdiani), però non riesce a bloccare, prima che si consolidi, un massiccio progetto di penetrazione e militarizzazione malavitosa.

La politica?
Ciao ciao: un conto è fare campagna elettorale, un conto è avere il coraggio del senso dello Stato.
Quando lo Stato diviene troppo esigente o, se si vuole, quando lo Stato lascia da soli i sindaci, i sindaci se la fanno sotto. Legittimamente.

Cronaca, Politica, Vetrina

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Comments (5) on “Una brutta storia algherese”

  1. Mm ha detto:
    15 Maggio 2025 alle 12:51

    Temo che ‘Napoli’ stia portando tanti comportamenti errati. Condivido i giudizi espressi per aver osservato fatti simili.

  2. Antonio ha detto:
    15 Maggio 2025 alle 12:30

    prof. la Mafia in Sardegna c’è dagli anni 70-80 quando mandarono in confino i mafiosi, anche Cagliari è piena di commercianti Campani, Siciliani e Calabresi chissà se poi la Magistratura sta lavorando in silenzio, per Antonio ad Olbia c’era un villaggio Le Saline sotto sequestro perchè i proprietari erano sospettati di appartenere alla Mafia come è andata a finire non lo so anche perchè la struttura è sempre in attività

  3. Lucrimarta ha detto:
    15 Maggio 2025 alle 10:42

    La colpa è solo e sempre di noi sardi che abbiamo l’invidia nel DNA e godiamo a farci del male, a tutti i livelli e a partire dai sardi nelle Istituzioni più potenti, che , non solo non ci proteggono, ma ci osteggiano senza che nessuno abbia le palle per disprezzarli , anzi facciamo loro saltare le liste d’attesa ( in tutti i sensi).

  4. Marco Casu ha detto:
    15 Maggio 2025 alle 08:05

    E’ una situazione tristissima perche’ fenomeni di questo tipo dovrebbero essere posto in evidenza piu’ dalla Stampa Locale e non dai passaparola. E in merito a questo seppi della “condizione Alghero” da persone del luogo nel 2020 .
    Se posso dire , problemi del genere accadono la dove il tessuto di relazioni di “potere” Locale vengono sempre meno e lo scrivo perche’ anche in Gallura vi sono stati tentativi di quel genere ma il “Locale” (sia pure con quelle caratteristica) non lo ha permesso.

  5. Antonio ha detto:
    15 Maggio 2025 alle 08:04

    Olbia è come Alghero e invasa da napoletani che comprano di tutto da bar, ristoranti a ingrosso di bibite….per finire partecipano a tutte le aste giudiziarie di immobili di lusso che vengono a loro aggiudicate

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