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Trump: Scuola di prepotenza in cinque mosse

Posted on 7 Marzo 20257 Marzo 2025 By Paolo Maninchedda 8 commenti su Trump: Scuola di prepotenza in cinque mosse

Il Sole 24 ore ha pubblicato un articolo, segnalatomi da una collega, che insegna il metodo di negoziazione di Trump, un metodo fondato su una tecnica win-lose, per cui in ogni accordo vi è necessariamente chi vince e chi perde.

Il metodo viene illustrato analizzando cinque momenti dell’incontro Trump e Zelensky:
1) Preparazione L’obiettivo è screditare e indebolire (leggete come);
2) Coreografia Ogni oggetto e ogni persona svolge una funzione per intimidire e indebolire l’interlocutore;
3) Gioco di ruolo Non conta che cosa si dice, conta far capire chi comanda;
4) Umiliazione pubblica  L’obiettivo è evitare che la debolezza ottenuta sia solo privata e non pubblica, cioè impedire che forze esterne osino aiutare l’interlocutore;
5) Condizioni per incontro successivo Ottenuto il risultato di depotenziare l’interlocutore, si impongono le condizioni per ‘salvarlo’.

Tirate le somme di questo breve corso al sopruso politico, si giunge a questo percorso:

1. Screditare la controparte

2. Preparare la trappola

3. Cambiare la narrativa stravolgendo i fatti

4. Umiliare pubblicamente

5. Imporre condizioni capestro solamente a favore di “A” senza alcuna garanzia per “B”.

Leggete, leggete perché dobbiamo prepararci a difenderci.

 

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Comments (8) on “Trump: Scuola di prepotenza in cinque mosse”

  1. Tatanu ha detto:
    9 Marzo 2025 alle 11:26

    Gentile Professore,
    a leggere questo suo scritto mi sono venuti alcuni cattivi pensieri (il carnevale è finito, siamo in quaresima e non sono cosa buona, quindi me ne confesserò).
    E’ che se prendo in considerazione i punti 1. (Screditare la controparte) e 3. (Cambiare la narrativa stravolgendo i fatti) e li sovrappongo alla vicenda della DMS (Decaduta Ma Salvata), li trovo irresistibilmente calzanti.
    Vabbe’, si tratta di cattivi pensieri, come ho detto…
    Cordiali Saluti

  2. Antonio ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 14:00

    in una trasmissione TV Andrea Romano del PD esperto di lingua Ucraina dice che Zelenski si è rivolto al vice di Trump con ” Suka Bliad ” che tradotto in italiano secondo Romando è offensivo non scrivo il significato, però dobbiamo dare atto a Trump di aver svegliato l’Unione Europea ricordiamo che gli Stati Uniti pur di raggiungere i suoi obiettivi bombardano senza se e senza ma stanno ancora cercando le armi di Saddam

  3. Vincenzo S. ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 11:15

    Se il popolo è babbeo e non sa discernere, qualsiasi sant’uomo pure dotato di grande volontà è destinato a fallire l’obiettivo di spiegare le verità apparenti e nascoste sia di un personaggio, di una politica, di una strategia.
    E il popolo è profondamente babbeo.
    Lo è quello europeo, lungi dall’avere il “senso comune” fra i propri valori almeno nella stragrande maggioranza dei cittadini, e più interessato al cortile di casa sua.
    Lo è quello italiano, che però ha la furbizia e la capacità di rivalersi in qualche modo su quelli più deboli anche fra i suoi territori.
    Del popolo sardo neanche vorrei parlare, perché quel seme ha germogliato in troppi indigeni: basta vedere cosa succede a ogni elezione.
    Purtroppo, la mutazione è avvenuta anche in America dove una democrazia capace di sacrificare molta parte di se stessa in due stupide guerre mondiali, oggi sfodera una potente quantità di egoismo e così tutti gli altri possono “catafottersi” (cit.). Conta unicamente il proprio benessere. Il che comunque svela una profonda stupidità latente, perché credo si possa escludere che fra le decine di migliaia di americani che hanno già perso il loro posto di lavoro a seguito delle purghe del biondo e del suo ricco amico, ci siano unicamente elettori democratici.
    Il popolo è babbeo. Con rare eccezioni.

  4. Lorenzo ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 10:30

    Scusate. Nella versione italiana il libro si intitola “Dal No al Si”, https://www.amazon.it/Dal-sì-strategie-negoziazione-efficace/dp/886552068X/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=12OD5YASIMW5R&dib=eyJ2IjoiMSJ9.mtfIIf30uEvbxzphbO718HSJaxbEAcoZKCqEHKiyexmeDVGh-XQwA_GL9WKMbnRJ5KqkZN-Xe_EP3vate4cziwFAzy0VPev1mtuO6SEME0zki62avJZQ__rXBiOqGykdS3LYQce9CyzKw7bzAyYtrFKe-d7WeyRDwtwVNUNNwLx9g4zvMH4i3WI7xdzHevjN4faZcI3P85a_s3fhgLlvayve3n8rBCFGD3rXs3ghkHbYJSfrvXIl4XRlZRxsgFQBdPkmeh9p3J9mM4tbqDhhtw.AZ1S-TJx42hM5LADyAUwGJv30WInd2hVzAhpNDk3nio&dib_tag=se&keywords=dal+no+al+si&qid=1741339069&sprefix=dal+no+al+si%2Caps%2C122&sr=8-1

  5. Lorenzo ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 10:27

    Le pessime scuole di management già sono avanti con il suggerire queste coglionerie.
    Fra le centinaia di pubblicazioni (alcune forse buone, altre totalmente sguaiate), ci sarebbe invece il seguente serio manualetto dell’arte della mediazione (questa sconosciuta) scritto da William Ury (Harvard’s Program on Negotiation) https://www.amazon.it/stores/author/B000AQ6KZ8/about .
    Danno quest’opera come applicabile ai vari casi di regolazione del conflitto, dai rapporti di Stato a quelli con la figlia adolescente stronza.
    Trovai a suo tempo la lettura gradevole.
    Ed infatti c’è solo da rifugiarsi nella lettura, perchè per il resto…….

  6. Eddie Irvine ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 09:33

    Il tema è decisamente più complesso e articolato di quanto l’opinione pubblica italiana, abitutata all’entertainment e non all’analisi, sia in grado di cogliere.

    Il punto non è il protocollo formale infranto dal registro comunicativo del vertice dell’Amministrazione USA (Trump e Vance).
    Se anche solo volessimo concentrarci su questo aspetto, bisognerebbe prendersi la briga di guardare tutti i 49 minuti della registrazione in lingua originale e non i 3 riportati dalla stampa italiana: l’approccio da tifoseria della curva sparirebbe molto facilmente (si spera).

    Il punto è che le due parti sono arrivate all’incontro senza uno straccio di convergenza su alcun elemento negoziale.
    Si è svolta a favore di telecamere una interlocuzione dialettica preliminare all’accordo, che per prassi deve tenersi a porte chiuse.
    Solo DOPO, e non prima, si convoca la stampa per annunciarne i contenuti.

    Quel che è accaduto la settimana scorsa è il fallimento delle diplomazie – soprattutto quella Ucraina, che ha letteralmente mandato allo sbaraglio un inadeguato Zelensky – che non ha preparato nei minimi dettagli il vertice, sia dal punto di visto degli accordi su cui far convergere la volontà politica dei due capi di Stato (su cui invece si è improvvisato il penoso teatrino andato in onda in mondovisione), sia per quanto attiene alla forma di questo incontro, anch’essa oggetto – tra chi lavora in questi campi – di minuziosa organizzazione, e non di estemporaneità.

    In questo vuoto diplomatico e organizzativo purtroppo si è inserita ed è emersa tutta l’impreparazione di Zelensky, che invece di limitarsi a dichiarazioni protocollari si è lanciato in considerazioni che di fatto mettevano in discussione l’azione negoziatrice degli USA (dando la responsabilità all’inaffidabilità della controparte russa, ma coinvolgendo di riflesso Trump) e, quindi, la stessa autorevolezza della presidenza USA.
    Il tutto a casa loro, davanti ai media, e soprattutto al proprio elettorato.
    Fino al battibecco con Vance (“ma di quale diplomazia stai parlando, JD?”) che ha portato Trump a intervenire – sicuramente in maniera scomposta e rude – per evitare che una personalità politica ospite e con forza negoziale nulla dileggiasse ulteriormente il proprio governo.
    Insomma, se non si è trattato di legittima difesa, poco ci è mancato.

    Nelle relazioni internazionali la forma è sostanza, e Trump è andato oltre.
    Ma di questi fatti colpisce l’assoluta inadeguatezza politica e diplomatica di Zelensky e del suo staff.

    Se proprio ci si vuole scandalizzare per quel che è successo la settimana scorsa, anziché guardare al dito dei tre minuti riportati dai TG, bisognerebbe volgere lo sguardo alla luna e analizzare l’accordo capestro sulle terre rare, e all’assenza di una prospettiva di lungo termine che permetta di garantire stabilità (molto difficilmente il ripristino dello status quo ante) al quadrante orientale.

  7. Mario Pudhu ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 09:22

    Totu sas artes e trassas de sa gherra sunt bonas pro fàghere gherras.
    In numen de sa paghe?
    In numen de sa gherra!!!
    Il “fine ultimo” de custa civiltade a economia Moloch de inciviles, bàrbaros, vàndalos, disumanos, antiumanos e assurdos e macos est cussu de bìnchere sos àteros (nemici e amici) a irrichimentu, a domìniu e impoverimentu de sos àteros e a distruimentu de benes.
    E sunt solu sa punta de su “iceberg” chi pagu cumprendhimus ma chi che ponet in mesu fintzas sos “pacifistas”.
    Su de cambiare est sa “prospetiva”: vida umana dignitosa solidale, prus coperante e cantu prus pagu ingiusta, sinono sighint a frabbicare armamentos pro fàghere… ammuntnare dinari e fàghere sas gherras ‘paghe’ de sos masellados mandhados e chentza mandhados a masellare.
    Cust’ispétzia de ONU própiu no est bonu, est teatru de cummediantes, si no própiu marionetas, e cheret cambiadu pro una prospetiva chi si potat nàrrere prus dignamente umana.

  8. Benedetto Sechi ha detto:
    7 Marzo 2025 alle 08:08

    Abbiamo conosciuto l’edonismo reganiano, adesso siamo alle prese con quello trumpiano. Vedo già tanti piccoli discepoli, a destra, ma anche a sinistra, che si esercitano malamente, a Roma come Cagliari.

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