Il caso è il seguente: la società Abbanoa è stata capitalizzata dalla Regione, con notifica all’UE, che ha approvato il progetto, il quale prevedeva l’affidamento in house alla società del Servizio idrico, affidamento che va a scadenza nel 2026.
I Cinquetasche hanno veicolato la falsa informazione secondo la quale svolgere la gara, concordata con l’Ue, significherebbe affidare il Servizio Idrico al privato.
La cosa non è vera.
Se Abbanoa si preparasse alla gara in modo ragionevole e disciplinato, potrebbe vincerla a mani basse.
Non solo: se fosse ben governata, cioè realisticamente e non ideologicamente governata, potrebbe trovare anche la strada, percorribile ancora oggi, di un nuovo affidamento in house.
Invece, anziché pensare alla buona amministrazione (gli indicatori leggibili della società suggeriscono un peggioramento della performance gestionale, ma il quadro sarà più limpido il prossimo anno), Abbanoa e la Giunta pensano a come evitare la gara.
Cercare in ogni modo di evitare la gara è legittimo?
È giusto chiederlo ai vertici della società che in queste settimane vanno dicendo, mai in modo formale e scritto, che l’affidamento a terzi del servizio di depurazione è stato un fatto illegittimo delle gestioni passate e usano questo argomento per giustificare la folle internalizzazione del servizio, con conseguente assunzione di circa 400 persone e sicuro aumento della tariffa.
Non è vero che l’affidamento a terzi del servizio di depurazione è illegittimo e quanto meno raro. Anzi, è diffuso.
Mentre non risponde certamente ad alcun quadro di legittimità il recente e strombazzato accordo tra il Comune di Capoterra e Abbanoa, per cui il Comune di Capoterra riparerebbe la rete di Abbanoa e poi girerebbe le fatture ad Abbanoa. E secondo quali prezzi? E affidando il servizio a quali ditte e secondo quali procedure? E chi sarà il dirigente comunale che pagherà la fattura coperta non da risorse comunali ma da pagherò informali di Abbanoa? E quale sarà il dirigente di Abbanoa che pagherà le fatture quietanzate dal Comune? Oppure il lavoro sarà affidato dal Comune e la fattura verrà emessa a carico di Abbanoa? Questo non è legittimità, questo è casino allo stato primitivo.
Ma torniamo alla gara ostacolata dalle scelte politiche della Regione e dagli auspici della società.
Come è noto, la società ha chiesto un parere legale che, con molte prudenze, ha detto che cosa accadrebbe se la gara non dovesse svolgersi.
Il parere si è guardato bene dal suggerire di svolgere azioni affinché la gara non si svolga, invece è esattamente quello che sta avvenendo.
La gara deve essere bandita dall’Egas, cioè dall’Autorità d’Ambito.
Gli uffici dell’Egas hanno predisposto tutti i documenti per bandire la gara, ma il Comitato Istituzionale d’Ambito, dove siedono i Sindaci e il Presidente della Regione, non procedono con le azioni per bandire la gara.
Accadrà così che la gara non sarà bandita, non per il venir meno delle ragioni e delle condizioni per bandirla, ma perché l’Organo politico dell’Egas non la bandirà. Come si chiama questa attività di ostacolo a una gara che sta dentro una procedura europea notificata e regolata da atti consolidati? Non si chiama turbativa d’asta? E allora, come si chiama?
C’è poi un effetto collaterale che si chiama danno erariale.
Qualora la gara non svenga svolta, Abbanoa dovrà restituire il capitale ricevuto alla Regione, maggiorato degli interessi, che, calcolati a spanne, ammonteranno a circa 30 milioni di euro.
Dovrà pagarli Abbanoa, per una scelta indotta sì dalla società, ma in modo informale e non latore di responsabilità, perché formalmente la mancata gara sarà una scelta del Comitato Istituzionale d’Ambito.
I revisori di Abbanoa non potranno che rilevare il danno che ne verrà alla società, che è a capitale interamente pubblico, quindi soggetta ai rilievi della Corte dei Conti.
A chi verranno addebitati i 30 milioni?
Ragionevolmente al Comitato d’Ambito che attualmente segue l’azione dilatoria della gara messa in atto dalla Regione.
Questo è il vomitevole percorso che si sta preparando, con costi enormi e prospettive cupe.
Io ricordo bene che un magistrato, quando la Giunta Pigliaru decise di dare corso agli atti notificati all’Unione Europea e dunque alla capitalizzazione della società, mi interrogò chiedendomi se intendevo buttare i soldi in un pozzo nero.
I bilanci successivi alla capitalizzazione diedero ragione a noi e la società uscì dalla procedura di fallimento chiesta dalla Procura di Nuoro.
Ora la magistratura non fa più domande? Non ha curiosità?
No, ma tutti abbiamo capito perché.
Sua Sentenza, riverisco: numquam tecum.

forse sbaglio un pò di colpe l’hanno anche i Sindaci sempre a lamentarsi di Abbanoa dimenticandosi che sono loro i soci , chissà come andrà a finire per quello che serve abbiamo fatto un referendum affinché l’acqua rimanesse in mano pubblica ma da quello che si legge non è cosi ,
Sì, ho visto però come è andato a finire Domusnovas.
i sardi devono per forza di cose delegare sempre qualcunaltro per far andare avanti la baracca, altrimenti l’acqua sarebbe rimasta ai comuni. Ma così non è stato. Ci sono ancora comuni che se la gestiscono da soli e fanno bene. Abbanoa non riesce a stare dietro a tutto. È incapace.
La leggo sempre con piacere ed attenzione, provando a cogliere il senso generale dei sui testi.
Se non ci si focalizza (ed acceca) su una singola parola/frase, magari si riesce a cogliere che, tutto sommato, non stiamo scrivendo cose troppo dissimili:
Ciò che Lei ha in ultimo indicato con: “…transizione che ha ferito e scontentato tanti e che forse sarebbe dovuta essere realizzata con più cura…”, io invece l’ho in precedenza espressa con: “…Con quali risultati sia stato poi messo a terra il CONTROLLO ANALOGO è storia nota a tutti…”.
Scritto ciò, Le rinnovo la mia personale stima e le auguro una buona giornata.
No, non concordiamo. La capitalizzazione era un atto dovuto sin dal principio e l’errore fu far partire Abbanoa non capitalizzandola e facendola sopravvivere solo col circolante. La vicenda di Abbanoa è stata avvelenata non dall’architettura societaria, ma dalla transizione dagli enti precedenti, Esaf compresa, al nuovo assetto, transizione che ha ferito e scontentato tanti e che forse sarebbe dovuta essere realizzata con più cura.
Se il termine “Prestito Ponte” non è di suo gradimento, possiamo chiamarlo “Piano di Salvataggio” oppure “Ricapitalizzazione della Società” o in tutti gli altri modi possibili (ed immaginabili) per esprimere lo stesso medesimo concetto: incremento di capitale per non portare i libri in tribunale!
https://www.regione.sardegna.it/documenti/1_73_20171103094357.pdf
Ne deduco che, per tutta la restante parte, concordiamo!
Egregi saluti
Egregio signore, non esiste alcun prestito ponte della Giunta Pigliaru. Bisogna finirla col dire stupidaggini.
Se Abbanoa è ben gestita, può anche ottenere nuovamente l’in house. Acciona non è un capolavoro di efficienza. Anche in gara può essere battuta.
Buongiorno Paolo.
Sei sicuro che Abbanoa abbia i numeri per vincere la gara a mani basse?
Acciona – Agua de Barcelona, pare il concorrente titolato per prendersi integralmente l’appalto per la conduzione e manutenzione di impianti e reti idriche. Vogliamo cedere anche questo asset?
Egregio Professore, se è concesso puntualizzare un passaggio, l’ affidamento in House non deriva dal (doveroso) prestito ponte concesso dalla Giunta Pigliaru per salvare capra & cavoli!
Era già in essere fin dal principio della nascita della Società (2005), quando questa si chiamava SIDRIS, e fondava sul presupposto che l’ affidatario del servizio (oggi EGAS) avrebbe posto in essere, sulla società affidataria, quello che al tempo veniva chiamato dalla UE “controllo analogo”.
Era chiaramente uno specchietto per le allodole ciò, che ha permesso, in sostanza, alla politica di allora di assecondare il favore della collettività per l’ acqua pubblica, a discapito, però, di una reale competizione sul mercato che avrebbe, forse, portato maggiori benefici quantomeno in termini di servizio reso.
Con quali risultati sia stato poi messo a terra il CONTROLLO ANALOGO è storia nota a tutti…