Oggi il risveglio è stato funestato da un’intervista del povero assessore all’agricoltura Satta e dalle gesta mediatiche e istituzionali dell’assessora del Lavoro, la nostra Desiré.
Perché parlarne? In fondo la parabola declinante dell’uno e dell’altra non è altro che la conferma che tutte le carriere politiche finiscono con un fallimento, come diceva Golda Meir (ma loro non sanno manco chi era la mitica Golda, nata in Ucraina…..). Tuttavia, non si assiste per caso alla storia, la si osserva per imparare, per simulare, per correggere e valutare, e i due danno ampia materia per chi voglia esercitarsi in queste importanti attività cognitive.
Iniziamo con Satta, intervistato da Lorenzo Piras sull’Unione.
Nei giorni scorsi Luciano Uras, leader morale ma non operativo (per sua scelta) dei Progressisti, aveva dichiarato urgente una verifica politica della Giunta e detto a chiare lettere che il suo partito non si sentiva rappresentato.
Satta ha sentito odore di sfratto e ha reagito.
Il contenuto più profondo del suo ragionamento è stato: “Mi dimetterò solo se me lo chiederà la Presidente Todde”.
Traduco: “Posto che non ho più un partito, perché il mio mi vuole sostituire e io sono così duttile e accorto che se i dirigenti lo faranno, io abbandonerò il partito, mi appello all’unica che può garantirmi di rimanere assessore pur privo di partito”.
Accipicchia che raffinata strategia! Siamo alla replica del copione più ripetuto della storia: dinanzi alla “morte” politica annunciata, si ricorre a una piagnucolosa richiesta di grazia alla regina e alla più miserevole delle minacce, quella di chi, già espulso, minaccia di andarsene.
Satta poi, veste i panni che risultano, a chi conosce i fatti un po’ ridicoli, del grande stratega che ha scelto il Campo Largo e non Soru e vi ha traghettato i Progressisti.
La verità è un’altra: Satta era tra quelli che sapevano che i suoi compagni, che parlavano e facevano le manifestazioni con Soru, erano pronti ad andare dall’altra parte in cambio della certezza della candidatura di Zedda a sindaco di Cagliari. E dunque, in quanto più informato del tradimento, oggi pretende di esserne il padre e rivendica anche la moralità del tradimento stesso, cioè la vittoria. Satta è di quelli che la fanno breve: “Abbiamo vinto e dunque avevamo ragione”.
Il guaio è che questo cinismo è ad uso promiscuo e i compagni di partito di Satta hanno buon gioco a usare lo stesso argomento contro di lui: “Noi vogliamo continuare a vincere e tu come assessore hai fallito, mettiti da parte”.
Se la vittoria è l’unica giustizia, bisogna vincere sempre, cosa difficilissima, specie se mancano i fondamentali. Satta non è mai entrato nel ruolo, non ha una visione dell’agricoltura sarda, per lui l’incarico di governo si è tradotto in un presenzialismo diffuso nelle sagre e nelle fiere. Per lui l’agricoltura è una sommatoria di pratiche da addomesticare al vantaggio elettorale. Inevitabilmente il giocattolo si è rotto.
Desiré, invece, non rischia il proprio posto, ma mette ogni giorno che passa a rischio quello della regina (che ha già i suoi bei pensieri decadenti). I fatti sono questi: Federalberghi chiede e ottiene un incontro in Assessorato con lei e lei, dinanzi alle consuete rimostranze sindacali, prende cappello e sbatte fuori i sindacalisti (“questa è casa mia”). Qui il problema non è il merito (uno dei tanti bandi fatti male e scritti peggio), qui il problema è il senso dello Stato. Un assessore che sbatte fuori un sindacato per una questione da niente, è già con un piede fuori dall’assessorato. La politica non tollera né l’ira né il cabaret.
Non è che si può fare al governo la gazzarra che si fa quando si è all’opposizione; o meglio, la si può fare, ma si paga il prezzo di diventare la macchietta del governo, la scheggia impazzita.
Già Desirè ha messo in imbarazzo la Todde con le visite agli ospedali e con le misure farraginose sugli OSS; già si è fatta prendere in giro dai grandi gruppi della GDO firmando accordi capestro per i dipendenti; già ha una certa difficoltà a tenersi i Direttori generali e i direttori di Servizio; già ha litigato pesantemente con i responsabili dei centri per l’impiego; già non è presente in nessuna seria strategia di promozione del lavoro, ma lei, indifferente a sé e agli altri, si permette comunque il lusso, in nome dell’adrenalinica affermazione di sé, di cacciare una parte sociale perché è se stessa, cioè perché è “di parte”, come lei stessa ha affermato.
Desiré è a digiuno del fatto che il suo ruolo consiste nel comporre, secondo il diritto, il naturale conflitto sociale degli interessi. Governare significa orientare una dialettica, non ucciderla, ma Desirè pensa che queste cose non interessino al popolo, che il popolo voglia da mangiare punto e basta e che lei è amica del popolo perché dà da mangiare. Povera Desirè, non sa che il popolo cambia i propri gusti rapidamente e che il piatto che più gradisce è il “potente decaduto flambé”. La storia è ricchissima di capipopolo cucinati dal popolo. Si accomodi Desirè, c’è posto, e ricordi che tutti i capipopolo sono stati traditi dai re e dalle regine sotto la cui protezione si erano posti. Mai diventare troppo pesanti, Desirè, perché le regine sono volubili, il mondo è crudele, le mode passano, le mamme invecchiano ecc. ecc.

Che la DECADENZA li abbia in dote e li riporti a allungare le liste pubblicate da ASPAL.
(Parte II) L’affermazione “questa è casa mia”, detta dalla Desirée, la trovo piuttosto grave. La signora dovrebbe tenere a mente che è ospite in quella Casa, semplicemente perché è stata messa lì dagli elettori; quella Casa è dei Sardi; è stata messa in quella Casa per risolvere i problemi dei Sardi; può fare quello che le pare e come meglio crede a casa sua ma non nella Casa dei Sardi! In ultimo dovrebbe ricordarsi che alla fine dei conti chi decide sarà l’elettore non lei. Ad maiora.
Rispondo al signor Ginick, per quanto concerne gli 8000 voti della Manca e i 2500 di Satta, da esperienza di uomo politico, gli dico solo che la politica ha molteplici facoltà e una di quelle più importanti sono quelle o di farti moltiplicare i voti in maniera esponenziale (in quanto hai cavalcato argomenti particolarmente a cuore al tuo elettorato) o dimezzarli per svariate ragioni. Non penso che questi due assessori abbiano la facoltà le prossime elezioni di attirare un numero di elettori come la scorsa tornata elettorale, ma credo che anche loro ne siano abbastanza congrui. Son finiti i tempi dell’onorevole Manca che gridava e sbraitava contro una classe politica poco attenta e interessata alla poltrona. Hanno 2 assessorati abbastanza importanti, lavoro e agricoltura che sino ad oggi lasciano molto a desiderare. Quindi ci si godano la famosa poltrona, perchè anche per loro a mio umile avviso il tempo sarà tiranno.
Parlare dei due mi sembra quasi una bestemmia perché così possono esistere….cone diceva Totò..a da a passa’ a nuttata…poi nulla erano e nulla ritornano ad essere …povera Sardegna
Grande, grandissima Donna. Il suo paese , gli sara” debitore , per sempre.
Della sua infanzia, c e’ un episodio rivelatore di cio’ che in futuro rappresentera’ la cifra sua propria personale , mentre il padre era affacendato a rinforzare la porta di casa con degli assi di legno perche’ si parlava di un imminente “pogrom”, Lei , Bambina, sbotto’. Infuriata : ” quest’uomo per difenderci non riesce a fare di meglio che rinforzare una porta con degli assi di legno”.
A Dayan , dopo lo Yom Kippur, gli disse: Moshe, vai a casa e riposa perche’ domani ti voglio in forma (a sud, gli Egiziani a Nord i Siriani)
Ah, Golda. Ecco la POLITICA.
Di cosa parlava Paolo? Ah, si, solo rumore.
Egr. Prof
la mia amata Sassar,i piena delle gioie goliardiche commiste alle tensioni degli studi universitari dei tempi giovanili, come ti sei ridotta!!. Culla di valenti professori e di cultura politica.:due Presidenti della Repubblica, i Berlinguer e tanti altri che non cito per brevità. ma son certo che non Le occorre il mio souvenir per portarglieli alla memoria. Ed oggi? Abbiamo la Desiré Manca 8000 e il Satta, 2500 preferenze, quali maggiori rappresentanti di una città che meriterebbe ben altro. Entrambi vessilliferii di una politica del dire, sovente urlare (vero Desiré?), mai del fare. Utopistico chiedere loro di fare bene. Vivacchiano nel palazzo, una aspirando ad altro, il secondo….salta salta (nomen omen?) partecipando a sagre paesane e simili, come Lei ben ricorda. La signora che si atteggia a padrona di casa, quando ben sa che il 24 settembre è assai prossimo e potrebbe con elevata possibilità lasciare il tutto a nuovi inquilini, insieme alla sua capa e a tutto il campo ,largo sì, ma pur sempre di …..bassa corte. Quanto al Satta lui afferma che è il nuovo che avanza e che la vecchia politica verrà cancellata benchè essere progressisti vuol dire parlare del meglio ma riuscire a fare il nulla! Mi scappava : di fare il peggio! Ma se uno non fa ,non fa e basta. Nè il meglio ,nè il peggio!
Siamo perciò,in fondo, in entrambi i casi, anche fortunati !! E a proposito di Corte ,a me non è rimasto che confidare, fra due mesi , in quella Alta: la Costituzionale!!!
Cordialmente.
Riguardo alla Todde non dimentichiamo i baci e gli abbracci a Desirée.
Già 8000 voti o quanti erano, fanno gola!
Ma chi si piglia…in genere si somiglia!
Ahahahah Professore.
Oggi con la parte finale del pezzo, sui ‘capipopolo’, si è superato.
Non so se ha visto il video della Desirè funesta che sbatte e urla contro di Lei chiamandola pseudogiornalista.
Non conosce neanche i suoi titoli.
E dietro il gregge belante che applaude la Guerriera.
Questo è il livello dell’ elettorato?
Masaniello è crisciuto e Masaniello è turnato
Je so’ pazzo
Je so’ pazzo
Nun ce scassate ‘o ca….
l’assessore Satta ha anche affermato che senza i progressisti Sassaresi il Campo Largo non avrebbe vinto e si è vantato di aver boicottato Soru e quindi lui dipende direttamente dalla Todde e non dal partito , per la Desirè Manca non ci sono parole forse si è convinta di essere intoccabile in quanto da come leggiamo sui giornali si interessa di tutto anche degli altri assessorati in particolare della Sanità però Todde non interviene come mai ???
(Parte I) Il buon risveglio adrenalinico è sempre presente all’appello, grazie Professore. Attualmente al governo della Sardegna ci sono diverse figure a me sconosciute.; una di queste è l’Assessorato all’agricoltura. Esso dovrebbe essere uno dei fondamentali del fare della Sardegna, essendo il reparto agricolo e zootecnico, in tutte le loro evoluzioni, un bene primario della nostra Regione. A dire il vero, a parte le elucubrazioni politiche non riesco ad inquadrare al meglio l’operato dell’assessorato in argomento ovvero mi chiedo se esiste e che caspio ha fatto finora al netto della presenzialità paeso-sagrali?
Scegliere assessori non è la cosa che riesce meglio a Uras, suggerirei.
Ecco qui Bruno, che per ragioni politiche nega pure l’evidenza, e cioè che l’Ucraina sia una regione storica, al di là delle istituzioni che l’hanno governata. Vergognati, Bruno, vergognati molto, perché anche la Sardegna ha avuto periodi limitati di statualità (come l’Ucraina) eppure a nessuno viene in mente di negarne l’esistenza.
Golda, nata in Russia magari…. (Kiev, impero zarista) – le Ukraine (terre di confine) non avevano statualità; non l’hanno mai avuta.
Queste analisi sono ossigeno mattutino.
Grazie Paolo, buona giornata.
A buon intenditore poche parole. Ottima analisi