Non è difficile capire perché i quotidiani sardi non riescano a raccontare, in modo franco e diretto, la battaglia di potere che si è svolta avantieri e ieri intorno alla nomina dell’Amministratore unico di Abbanoa.
L’Unione è impegnata a apparire la paladina del popolo sardo (ma Mauro Pili, in una recente assemblea ad Orgosolo, ha parlato più che da redattore del giornale, da capopopolo candidabile alla Presidenza) e oggi pubblica due pagine illeggibili, fitte di inchiostro e di parole, che viaggeranno dritte dritte a su commodu; non pubblica le carte che ha in mano su una arcinota società di personaggi notissimi, ma fa due pagine per rispondere a un comunicato vecchissimo di Sardegna Futura e, ovviamente, mette nelle pagine interne il disastro della sanità, fa solo tagli bassi sull’angoscia che prova chiunque sia costretto a viaggiare (all’assessorato dei Trasporti stanno solo pensando a come fare gli ambiti del Trasporto Pubblico Locale in modo da consegnare anche la metropolitana di superficie di Cagliari al Ctm e condannare a morte l’Arst. Navi e aerei sono una preoccupazione marginale), né dice niente sulla serpeggiante idea di dare i collegamenti marittimi della Sardegna in mano a improbabili armatori greci (ma qualcuno ha mai viaggiato sulle chiatte greche?), e dunque mette la questione Abbanoa nelle pagine dell’economia. L’Unione sta raccontando se stessa, non la Sardegna.
La Nuova, dal canto suo, è rozzamente appiattita sugli interessi dei suoi azionisti De Pascale e Leonardis, è un giornale che ha giocato la carta terribile della Sardegna terra inquinata per giustificare la speculazione eolica, negandola, che lusinga Terna e Enel, che fa titoli cubitali su notizie inesistenti e rassicuranti, che copre con gli annunci programmatici della Giunta l’incapacità di governo. In mancanza di decisioni efficaci, La Nuova vende promesse salvifiche.
La Nuova è divenuta un giornale senza notizie.
C’è da dire che, tra le due cronache della battaglia di ieri, quella dell’Unione è più prossima alla verità di quella della Nuova. Ma vediamo come è andata realmente.
La Todde ha tentato, nella giornata precedente, di far passare la candidatura a amministratore unico del dott. Sardu (ma c’è chi dice che Sardu non sia mai stato nelle sue corde e che da subito la Todde abbia puntato sul dott. Camilleri, con cv incommensurabilmente più debole di Sardu), che, onestamente, era quello che aveva il curriculum migliore (ne abbiamo parlato ieri). Il Pd e i sindaci di Cagliari e di Sassari le hanno opposto un fermissimo diniego (sia che si sia trattato di Sardu o di Camilleri), rivendicando la carica per l’avv. Anna Maria Busia. Il braccio di ferro è andato per le lunghe e alla fine ha trovato una via d’uscita nella salomonica scelta di optare per il Consiglio di Amministrazione, opzione prevista dallo Statuto della società.
Questo primo punto non è irrilevante.
È una sconfitta della Todde su un tema sul quale poteva vantare ottimi argomenti (il cv di Sardu) a supporto della sua (tendenzialmente vuota e contraddittoria) retorica dell’innovazione e del cambiamento cui non ci abitueremo e rassegneremo mai, perché oggi più che mai la vediamo e scopriamo posticcia e falsa. Invece, una volta che poteva tenere il punto, la Todde ha rivelato la sua inesperienza ‘bellica’ e, al primo ostacolo, si è ritirata, abbandonando il buon candidato e iniziando la trattativa per la spartizione della torta: ha accettato il Consiglio di Amministrazione, come peraltro aveva previsto, in una conversazione privata, il vecchio Kim, l’accabbadore sardista Solinas, il quale dimostra di conoscere (per averlo alimentato quando era in soglio) il dark side del nuovo potere più di quanto noi possiamo immaginare.
Il Pd non si è scomposto, il Consiglio di Amministrazione stava e sta benissimo agli equilibri interni del concistoro rosso (sbiadito). Nel ‘partito dei partiti’, più poltrone ci sono in palio, più equilibri si possono garantire. Il Pd ha mantenuto la candidatura dell’avv. Busia, ma ha calato anche l’asso del dott. Michele Caria. E qui, bisogna riconoscerlo, entra in gioco un’intelligenza sopraffina che non è roba da ziteddi come dicono a La Maddalena.
Molti hanno pensato che a bloccare le nomine ieri sia stata la lettera dell’avv. De Angelis che diffidava i soci a nominare candidati con titoli difformi da quelli previsti nell’Avviso pubblicato dalla Commissione per il controllo analogo. In realtà, la lettera ha sortito solo l’effetto di rendere tutti più cauti, ma non ha dissuaso in nulla la determinazione delle parti a dare gambe all’accordo raggiunto. Solo che, mentre chi ha proposto Caria ha dimostrato di conoscere lo Statuto della società Abbanoa, chi ha proposto gli altri ha svelato di non averlo neanche letto.
Infatti, l’Avviso pubblicato dalla Commissione per il Controllo analogo aveva indicato i requisiti necessari per potersi candidare alla carica di amministratore di Abbanoa in termini diversi, in parte più ampi e in parte meno, rispetto a quanto previsto dallo Statuto.
Mettiamo a confronto i due testi.
Avviso: diploma di laurea magistrale/specialistica e/o diploma di laurea vecchio ordinamento; specifica e qualificata competenza (tecnica ed amministrativa), ed esperienza, accertata e documentata mediante specifico e idoneo curriculum vitae. In particolare, i candidati dovranno possedere un’esperienza almeno triennale maturata, attraverso l’esercizio di attività di gestione e/o di amministrazione, di attività di controllo, di compiti direttivi, di attività professionali e/o consulenziali, di funzioni amministrative o dirigenziali in enti pubblici o soggetti privati ovvero di attività manageriale in società/aziende pubbliche, private o presso enti dotati di strutture complesse.
Statuto: Il Presidente e gli Amministratori devono essere in possesso di una specifica competenza tecnica ed amministrativa per studi compiuti o per funzioni svolte prezzo Aziende pubbliche o private o presso Enti.
Premesso che quando lo Statuto parla di ‘specifica competenza tecnica’ c’è da dedurre che ciò riguardi l’acqua e non i deodoranti ascellari o le creme fungicide o le pratiche di eliminazione del tannino, cosa che dovrebbe restringere non poco la platea dei pretendenti, ma sorvoliamo e andiamo al dunque.
Come si può leggere, l’Avviso richiedeva la laurea, mentre lo Statuto non la annovera; l’Avviso richiedeva un’esperienza triennale, mentre lo Statuto non la annovera; l’Avviso richiedeva che le società nelle quali si è operato siano dotate di strutture complesse (cioè che non si sia stati direttori di se stessi o di due impiegati) ma anche su questo, sorvoliamo; il punto è che lo Statuto è tassativo nel richiedere che l’esperienza pregressa sia avvenuta o per studi o per funzioni svolte in Aziende pubbliche o private o presso Enti, l’Avviso invece è più lasco e ammette anche attività professionali e/o consulenziali.
E qui torniamo a chi studia e a chi no. Sembrerebbe che la Todde voglia candidare al Cda il dott. Cristiano Camilleri, che, alla luce del Cv, lavora nel settore della Formazione professionale e non dell’acqua (ecco perché la Todde si è affrettata a parlare della necessità, da parte di Abbanoa, di competenze orizzontali; siamo al solito uso della retorica à la page per mascherare l’antico Cencelli) né è comprensibile se la sua società abbia oppure no una struttura complessa.
Se le cose stanno così, l’unico su cui non si possono avere dubbi di perfetta congruenza del Cv con le previsioni sia dello Statuto che dell’Avviso è il dott. Caria; sugli altri le nubi del dubbio si addensano (e la diffida dell’avv. De Angelis diventa ficcante).
Qui stanno le vere ragioni del rinvio, le quali politicamente attengono a ciò che dicevamo ieri: c’è chi intende il mandato politico come occasione per far prevalere le ragioni della forza su ogni altra ragione, e chi invece cerca di stare al perimetro tracciato dalle leggi. Come si contrasta la presunta ragione della forza? Nel mondo moderno, con l’informazione, quella con cui la rozzezza dei comportamenti politici attuali non riesce a fare i conti.
Mitica quella dirigente regionale di Sassari (non facciamo nomi) a cui chiesero un parere su Abbanoa. Lei rispose:”portate i libri in tribunale!”
Analisi interessante.
C’è tuttavia questo passaggio: “Il Pd ha mantenuto la candidatura dell’avv. Busia, ma ha calato anche l’asso del dott. Michele Caria” – per cui c’è da chiedersi: perché soffermarsi solo ed esclusivamente su quanto propone il PD?
Come se fossero irrilevanti le esperienze professionali nello specifico settore del servizio idrico integrato presenti in altri c.v. (e non solo del dott. Sardu), come da Lei evidenziato nel “sondaggio popolare”. Infine, con riferimento all’inciso presente nell’avviso “ovvero di attività manageriale in strutture complesse” ad un esperto di filologia non dovrebbe sfuggire il significato della congiunzione “ovvero” (che non significa “anche”).
Grazie per alimentare, un filo di notizie, senza il quale il serbatoio della pubblica conoscenza sarebbe completamente secco.
E’ duro e faticoso, ma ti prego resisti e continua
Egregio, preso atto che l’Influencer Capo della Sardegna è Presidente quasi a sua insaputa non capendo una beata mazza di politica di livello esperto, mi chiedo se la magistratura starà osservando pronta ad “aprire un fascicolo” (non costa nulla, ben altra cosa è chiuderlo senza fare cazzate alla Beniamino Zuncheddu) o se sta sonnecchiando indifferente, come spesso le capita. Saluti.
La discussione di ieri riguardava la valutazione dei curricula e la loro adeguatezza agli obiettivi di Abba Noa !!!!
Si trattava di esprimerci non sulla qualità dei titoli dei candidati , ma sulla loro adeguatezza alle necessità amministrative dell’Ente regionale .Non si trattava pertanto di capire se tizio ,valentissimo cardiochirurgo , avesse le carte in regola e quindi potesse diventare amministratore unico di un’ente che tratta invasi,acquedotti,reti distributtive ed acqua in genere per usi umani,agricoli e industriali .
Oggi ci troviamo invece su un’altro binario , in cui dovremo esprimerci sull’appropriatezza di un vertice solitario o di un più complesso consiglio di amministrazione .
Quando la finalità reale è la condizione professionale , asettica non politicizzata ,entrambi i metodi sono validi ,se però all’interesse generale degli utenti si preferiscono gli interessi di bandiera ,la logica della torta è certamente quella più praticata ; alla faccia dei bisogni ,delle carenze strutturali del sistema da governare ,dei capricci climatici stagionali e di quant’altro debba essere realmente e professionalmente governato .
Le dispute di potere all’interno dell’aggregazione rosso/gialla punteggiata da schizzi pseudo progress/regionalistici ( non autonomisti,non federalisti ) prevalgono e , come sempre : “se non mi posso straffogare mangiando la torta,mi accontento di dividerla riservandomi , possibilmente una fetta determinante e qualificata “. Questo è successo : non una disamina reale e profonda delle professionalità adeguate ,ma la solita spartizione con eventuale accaparramento dei posti di potere deciso mediante “ braccio di ferro “ a cui siamo già stati abituati .Alla scelta di un consiglio in sostituzione dell’amministratore unico ,credo abbia contribuito,non poco, la tenuta posizione qualificata , paventata dall’avv.De Angelis .